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''Suburra'' di Stefano Sollima

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Suburra''Anche parte di Suburra è ambientata a Ostia, ma non è più la città mutante di Non essere cattivo di Caligari né quella borgatara dove è stato ucciso quaranta anni fa Pier Paolo Pasolini. Nell’appassionante film di Sollima, un gruppo di politici ingordi, collusi in un intricato gioco di ricatti e di crimine, con boss potenti e emergenti, vorrebbe fare di Ostia la Las Vegas italiana, pullulante di casinò, locali immensi e palazzi infiniti.

Questo progetto rientrerebbe in una presunta legge sulle periferie, apparentemente ideata per riscattare zone di emarginazione, nei fatti, pronta a diventare una grande bolla di profitto. E’ proprio il profitto senza nessuna limitazione etica, percorso da un cinismo spietato, quello che accomuna personaggi, teoricamente lontani per ambienti e classi sociali.

''Suburra''Come aveva previsto proprio Pasolini, i modelli culturali sono diventati orizzontali, la volgarità e la violenza sono interscambiabili, i ricchi borghesi hanno gli stessi obiettivi, desideri, vizi dei piccoli e grandi delinquenti. Ancora regge una patina di ributtante ipocrisia, niente più. I protagonisti di Suburra si presentano da soli; il montaggio efficace alterna e incrocia le storie, mentre il mondo, forse, va incontro ad una nuova apocalisse. Chissà, per ora piove in continuazione, i temporali bagnano una Roma dai monumenti belli e inquietanti, le ville esagerate e pacchiane delle nuove bande criminali, gli appartamenti di lusso, le macchine sportive, un’umanità divorata dalla superficialità e dall’inutilità, incarnate  in omicidi e crimini.

''Suburra''Stefano Sollima, che ha già firmato con le serie televisive Romanzo criminale e Gomorra un ritratto in nero dell’Italia contemporanea, riesce in Suburra a far convivere l’azione e la riflessione, puntando su una perfezione formale inattaccabile. Infatti, sceneggiatura, fotografia, scenografia, colore e interpretazione sono di ottimo livello. Qualcuno ha parlato di realismo, ma, a parte il sostrato teorico più veritiero della verità (vedi gli ultimi scandali di Mafia Capitale), il film è connotato da un aspetto onirico da non sottovalutare. Sullo schermo appaiono incubi, ansie, perversioni, sangue e carne degne di un’opera visionaria.

''Suburra''Ancora una parentesi sulla interpretazione del cast, perché piacevolmente assistiamo a performance più convincenti del previsto. Sicuramente Pier Francesco Favino e Elio Germano danno vita a personaggi su cui possono modulare i loro talenti, ma sorprendente è Claudio Amendola, perfetto in un ruolo che riesce a controllare, evitando macchiettismi, “romanismi” e mostrandolo come un medio e “pacato” professore del male.
Suburra è il modello filmico che vorremmo vedere produrre in Italia, nello stesso tempo, intelligente e appassionante, di ottima fattura e di sceneggiatura mai banale, adatto al pubblico nazionale e estero, senza complessi di inferiorità. I risultati commerciali ottenuti dal lungometraggio faranno ragionare meglio chi investe sul nostro cinema?

29 ottobre 2015

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