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Percorso

''Mr. Holmes e il mistero del caso irrisolto'' di BIll Condon

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Mr. Holmes''Le variazioni letterarie e cinematografiche sul personaggio di Sherlock Holmes, che il suo autore, Arthur Conan Doyle, fa apparire, per la prima volta, nel 1886, quando fu pubblicato Uno studio in rosso, sono numerose e, spesso, intriganti.

Il personaggio del detective inglese è straordinario nel disegno della sua personalità, é divenuto incarnazione del passaggio epocale dalla cultura dell’ottocento a quella del novecento,senza le sdolcinature dell’eroe, ma di potente empatia. Nonostante Doyle avrebbe preferito la fama dai suoi stucchevoli libri storici, Holmes può essere adeguato a qualunque tempo, può far scaturire dagli autori più diversi sequel, reboot nei romanzi, a teatro, al cinema. Proprio in quest’ultimo media, dall'epoca del muto, ha avuto decine di trascrizioni fino ad arrivare ad un revival inaspettato negli ultimi anni.

''Mr. Holmes''Infatti, nel giro di un lustro, abbiamo imparato a conoscere lo Holmes dinamico, sorta di supereroe d'azione di Robert Downey jr, diretto brillantemente (almeno nella prima avventura) da Guy Ritchie, il perfetto detective degli anni duemila, dove computer e smartphone si uniscono alle solite doti di deduzione del nostro eroe, nella serie televisiva inglese "Sherlock" con il fantastico Benedict Cumberbatch, fino ad arrivare all’investigatore ex tossico (d’altronde la soluzione sette per cento non conteneva cocaina e morfina? Vedi il primo paragrafo de Il segno dei quattro: “Fissò l’ago nel punto desiderato, prmette il piccolo pistone e finalmente si lasciò andare nella poltrona di velluto, traendo un lungo sospiro soddisfatto”) reduce dalla riabilitazione, nei piacevoli telefilm "Elementary", dove, peraltro, Holmes vive le sue avventure a New York e Watson è una donna, Joan.

''Mr. Holmes''Dunque, "Mr. Holmes. Il mistero del caso irrisolto" non scandalizza nessun fan mostrandoci il nostro eroe tra i settanta e i novanta anni, tra la fine della prima guerra mondiale e il 1947, un uomo che lotta contro la memoria (suo punto di forza nelle indagini giovanili) che sta svanendo, mentre il fisico cede e i rimorsi e i rimpianti catturano il cuore di un uomo, in passato, difficilmente cedevole alle emozioni. L’indagine evocata, non risolta, è soprattutto incentrata da una parte su ricordi oscuri o rimossi, dall’altra su nuove riflessioni riguardo la necessità di ricercare la verità, anche quando quest’ultima può essere maggiormente devastante di una pietosa menzogna. La sceneggiatura tratta dal libro omonimo di Mitch Cullin, in realtà, focalizza l’interesse sui contorti passaggi di tempo della senilità, in questo senso in funzione della tipica, ottima performance di Ian McKellen, che si identifica, anche con un pizzico di ironia, nell’anziano detective.

''Mr. Holmes''Insomma Sherlock Holmes è solo un pretesto per raccontarci le tirannie della vecchiaia, ma anche la possibilità di rivedere, comunque, la propria vita in funzione di una nuova e ultimativa filosofia.
Mr. Holmes risente di un eccesso di flashback, che, soprattutto nella prima parte, non consentono un chiaro disegno dei fatti e dei personaggi. Rimane, però, un film godibile, risolto con buona professionalità dal regista Bill Condon, il quale riprende, per certi versi, alcune tematiche del suo ottimo Demoni e dei, interpretato anche in questo caso da Ian Mc Kellen. In quel film, la vecchiaia del creatore cinematografico di Frankenstein si snodava su un percorso drammatico, in cui un fatale peso aveva l'omossessualità non dichiarata di James Whale, il primo a portare al successo la Creatura shelleyana.

''Mr. Holmes''Probabilmente questo lato rimosso della personalità di quest'ultimo personaggio avrebbe potuto essere sovrapposta al celebre detective, che in Mr. Holmes viene, in qualche modo, alluso, per esempio, nella sua scelta (devastante) di abbracciare la solitudine e nel riuscire a dialogare con un bambino piuttosto che con le donne, riprendendo, tra l'altro, una teoria esegetica di vari critici, non solo di estrazione psicoanalitica. Condon sceglie l'allusione, spiega poco del personaggio perché il pubblico lo conosce almeno attraverso gli stereotipi collettivi, se non nella affascinante lettura o visione. Il regista mette in scena un mito, che non voleva esserlo, un uomo che si é lasciato mortificare dalle narrazioni dell'amico novelliere ed ora vorrebbe solo riconciliarsi con il passato, perchè i ricordi ormai evaporano e, dunque, si puó anche credere di non aver sprecato la vita.

2 dicembre 2015

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