Percorso

''Macbeth'' di Justin Kurzel

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Macbeth''La pubblicità invita a andare a vedere “Macbeth ai tempi del Trono di spade”. Come spesso accade nelle reclame, la frase non vuol dire niente se non associare un film al successo di una serie televisiva, vagamente ambientata nello stesso periodo.

Si può notare, poi, come il trailer, assai bello, della versione della tragedia shakespeariana diretta da Justin Kurzel, tenda a evidenziare i momenti cruenti delle battaglie, i primi piani sofferti del protagonista Michael Fassbender, i paesaggi fantastici delle Highlands, dove il film è stato girato. Semmai, il ragionamento della pubblicità è da ribaltare: quanto George Martin - l'autore dei romanzi da cui sono tratti gli episodi del Trono di spade - per il suo popolarissimo fantasy, abbia pensato alle tragedie grondanti sangue, orrore, eros del vecchio William? Se, poi, nel mondo della serialità televisiva, attualmente, dovessimo ricercare un Macbeth e una Lady Macbeth perfetti, ci indirizzeremo sicuramente alla coppia protagonista di House of Cards, politici americani disposti a tutto, persino all'omicidio, pur di ottenere il potere.

''Macbeth''Kurzel ha scelto un impianto drammatico essenziale, un interferire continuo tra onirico e iperrealismo. Per le scene dell'uccisione del re non c'è bisogno di un castello, ma delle capanne del piccolo villaggio dove vive Macbeth, in maniera tale che la polverosità di certi palcoscenici ottocenteschi si allontana, facendo prevalere il mondo quasi selvaggio dove si decide l'omicidio e il tradimento. Oniriche e inquietanti sono, poi, le streghe, le quali non hanno necessità di rovistare nel calderone per proferire le parole misteriose della profezia iniziale, mentre l'incipit originale vede il funerale del figlio di Macbeth, un lutto traumatico che sembra inficiare le conseguenze psicologiche della storia.

''Macbeth''Certo, qualche taglio nelle battute complica la chiarezza della vicenda per chi non è adepto del dramma shakespeariano, già trascritto tante volte per lo schermo (a noi piace ricordare la versione “cubista” di Orson Welles del 1948). Ma il finale è geniale con il bambino che corre con la spada verso il rosso fuoco dell'incendio, il quale ha sostituito i soldati coperti di foglie facenti muovere, secondo l'oracolo delle streghe, la foresta di Birnam verso il castello di Dunsinane.
Kurzel alterna strepitosi campi lunghissimi caratterizzati dalla cupezza dei cieli, delle montagne e delle acque delle Highlands (luogo deputato, d'altronde per una tragedia ambientata in Scozia) a primi e primissimi piani dei suoi personaggi, un salto continuo di punto di vista per precipitare lo spettatore nel disagio mentale dei protagonisti, animati da coacervi di pensieri tormentosi più che da un'ambizione ben consapevole.

''Macbeth''Il film è supportato da due interpreti molto bravi: Michel Fassbender, fisicamente perfetto nella sua aitanza di guerriero e nella sua debolezza di pensiero, e Marion Cotillard, Lady Macbeth senza stereotipi; la sua malvagità sembra nascere dalla mancanza di una discendenza, dalla unica capacità di poter dominare esclusivamente il suo uomo. Niente smorfie, niente deliri eccessivi, la Cotillard lavora di sottrazione e di emozione. Come affermava Harold Bloom, i protagonisti ci superano in energia e angoscia “ma allo stesso tempo ci rappresentano e più scaviamo in profondità più li scopriamo dentro di noi”.

13 gennaio 2016

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