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I Classici - C. Castaldi

“Che ora è?” di Ettore Scola (1989)


“Parlare di tutto per non parlare di niente”. di Claudio Castaldi.

''Che ora e'''In questo numero mensile è sembrato doveroso fare omaggio a un regista e sceneggiatore famosissimo nel panorama del cinema italiano che ci ha lasciato gli scorsi giorni, il Maestro Ettore Scola. Se ricordate, almeno per chi legge la mia rubrica, parlammo in passato di due capolavori di Ettore Scola: Una giornata particolare del 1977 con Marcello Mastroianni e Sofia Loren, dirimpettai nel grande caseggiato dei palazzi Federici del periodo fascista, quadrilatero in Via XXI aprile a Roma; Maccheroni del 1985 con Marcello Mastroianni e Jack Lemmon ambientato a Napoli.

Oggi invece vi presento Che ora è?, regia di Ettore Scola, anno 1989 cronologicamente successivo a Maccheroni.

''Che ora e'''Nel cast è presente Marcello Mastroianni nel ruolo di Marcello Ridolfi, avvocato Romano, sessantenne sposato con una Napoletana e due figli, Michele e Paoletta. Ha lo studio nel quartiere “Prati” in via Paolo Emilio 47 Interno 5- 6 con abitazione adiacente. E’ un uomo molto invasivo non curante dei rapporti con i figli, ma allo stesso tempo molto generoso Soffre di enfisema polmonare con attacchi di tosse secca, fuma molto e usa una sveglietta per ricordarsi le medicine da prendere.

Michele, Massimo Troisi, militare a Civitavecchia alla caserma Piave, laureato in lettere non ha idea chiara del suo futuro come neanche delle sue relazioni sentimentali. Come tutti ha, sarebbe un guaio se non fosse così, delle passioni: ama andare al bar del Sor Pietro per giocare schedina ed elaborare dati coni computer della caserma e usare macchina del caffè; andare in biblioteca e imparare opere a memoria in modo che se uno gli dice una frase celebre di un opera lui appia dire titolo, opera, data e tutti i dati più impensabili su di essa e viceversa.

''Che ora e'''Il film è ambientato a Civitavecchia. In molte scene si vedono le navi della Tirrenia. Tra i vari location che appaiono, possiamo ricordare: la caserma Piave (dove Michele fa servizio militare e viene inquadrata all’arrivo di Marcello sul taxi); il forte Michelangelo (scena in cui padre e figlio salgono le scale e il padre gli parla dei regali della macchina e dell’attico); la Galleria Garibaldi (nella scena dell’acquisto nel negozio di scarpe e del cinema); la scultura dei Vanvitelli (a pochi minuti dalla fine del film loro hanno un brutto litigio rievocando ricordi spiacevoli forse anche tradimenti e coreograficamente si lasciano vedendosi uno andare verso destra e uno a sinistra con Campo medio esterno e infine la trattoria del Gobbo ora diventata una banca dove è presente la scena del regalo dell’orologio del nono con la locomotiva, e la memorabile frase con litigio annesso di allucinante al massimo.

Molti di ni pensano che il rapporto tra padre e figlio sia sempre tutto tranquillo ma nella realtà, spesso, l’eccezione prevale sulla regola. Come dai precedenti articoli sul filone Ettore Scola, abbiamo capito che questo è il filo conduttore in tutti i suoi film che per rinfrescare la memoria sono principalmente due: il rapporto tra padre – figlio o più esteso all’ambiente familiare; l’esistenza di un qualcosa che discrimina una determina classe sociale, oppure particolari tendenze di Gender, ad esempio l’omosessualità o la donna priva di potere in casa, impotente nei confronti del coniuge e irrilevante nella vita politica come accede in una Una giornata particolare, 1977.
Il racconto filmico è collocato in una fascia oraria precisa. Il padre (Marcello Ridolfi) arriva a Civitavecchia in taxi verso le 12:00 A.m. e riparte alle 22:00 Pm in treno.

''Che ora e'''In questo arco di tempo il padre e il figlio si incontrano si dicono tante cose ma in concreto niente. Il padre gli racconta molto dei tempi della guerra, delle sirene. Vorrebbe che il figlio facesse lo stesso ma essendo carattere introverso non si sa cosa voglia fare della sua vita soprattutto una volta finito il servizio militare. Nelle poche ore a loro disposizione nel loro itinerare per le vie della città si accavallano momenti di gioia, di dialogo ma anche di scontri forti e accesi. Tra i tanti momenti uno particolarmente bello vorrei metterlo alla vostra attenzione. E’ ora di pranzo e si recano alla trattoria del Gobbo. Mentre Michele si assenta per lavarsi le mani, com’è buona usanza prima di sedersi a tavola, il padre mette un pacchettino sul piatto del figlio. Michele torna lo apre e vede con sua immensa gioia che era il vecchio orologio del nono con la locomotiva dietro che Michele da bambino adorava tenere in mano e chiedere sempre che ora è?.

Questa scena dà il titolo dee film e possiamo configurare i due personaggi come padre e figlio veri che si raccontano, che esprimono reciproche emozioni del presente e del passato. Proprio pochi secondi dopo litigano perché il padre dice la battuta “Allucinante al massimo” per dirvi come il rapporto e molto precario.
Rimane sempre però in tutto il film, l’incognita sul futuro di Michele da lui non espresso, il regista omette, non sono presenti istanze narranti diegetiche (interne al racconto filmico) e ci lascia con questa lacuna o suspanse per lo spettatore.

''Che ora e'''Altra scena a mio avviso molto divertente per farvi capire sempre i padri fin dove possono arrivare con le loro domande e indiscrezioni è quando Marcello e Michele si recano da Loredana. Il padre non solo alla presenza del figlio si mette a spiare agenda della fidanzata chiedendo spiegazioni, dando come scusante il voler conoscere carattere della ragazza, ma più clamoroso è questo fatto: mentre Michele va a comprare del caffè il padre le chiede com’erano a letto, insomma se nel sesso erano apposto.
La ragazza attacca a ridere, nello stesso tempo rientra Michele che sente battuta, ma non dice niente e come i due vanno via il figlio, dice a chiare lettere al padre di farsi i cxxxi suoi e se era la prima volta che un figlio parla così al padre, avevano fatto male a non dirglielo prima.
Elemento positivo del film è il lieto fine del film. I due si riappacificano seduti sulle poltrone del treno e giocando a che ora è? Mentre treno è in cammino scorrono i tioi di coda.

La colonna sonora è composta da strumenti a percussione, a fiato e a corda: Alto sax, basso, Flicorno, batteria e al piano il noto Armando Trovajoli.
Nel prossimo numero vi presento Splendor di Ettore Scola 1988.

10 febbraio 2016