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Film Consiglio

''Il caso Spotlight'' di Thomas McCarthy

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Il caso Spotlight''Presentato alla ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, Il caso Spotlight, complessivamente, ha avuto, in quell'occasione, un’accoglienza freddina, come spesso accade con certa critica frettolosa, nei giorni convulsi del Festival. In queste settimane, invece, il film è in corsa, addirittura, per il premio Oscar, ha avuto un buon successo di pubblico in patria, dimostrando la sua buona qualità.

Ad una prima osservazione, Il caso Spotlight, ci ricorda certi film degli anni della New Hollywood anni settanta, quelli basati sulle denunce di una società in crisi, dove la controinformazione giornalistica era di fondamentale importanza per i mutamenti culturali e di costume del paese.

''Il caso Spotlight''I tre giorni del condor (S. Pollack, 1975) e Tutti gli uomini del presidente (A. J. Pakula, 1976) sul caso Watergate, ne sono un esempio. In questo senso, il film di McCarthy è strutturato come un “classico” del genere “giornalismo civile di investigazione” (ricordate Humphrey Bogart e le sue celebri parole urlate al telefono a conclusione de L'ultima minaccia, 1952, di Richard Brooks: “È la stampa bellezza e non ci puoi fare nulla”. Oppure Robert Redford, nel già citato Tre giorni del Condor, che, rivolgendosi all'uomo della CIA, affermava, sempre nel finale della vicenda, “Uscirà il giornale, uscirà”). 

''Il caso Spotlight''Così, ne Il Caso Spotlight, ci troviamo di fronte alla redazione affiatata del Boston Globe nei primi anni duemila, formata da reporter appassionati del loro mestiere. Non hanno l'afflato degli eroi, ma lavorano alacremente al giornalismo investigativo; a questa squadra, il nuovo direttore Marty Baron (il convincente Liv Schreiber) chiede di lavorare su una storia scottante: gli abusi presenti e pregressi che la chiesa cattolica ha coperto per anni, a Boston, con bugie, mazzette, ricatti. Il “caso” (un surplus al titolo originale Spotlight) viene approfondito e, pur con moltissime difficoltà, comprese le dinamiche psicologiche contraddittorie delle vittime, i drammatici fatti vengono ricostruiti, divenendo uno scandalo non solo cittadino, ma nazionale.

''Il caso Spotlight''L'inchiesta costringerà il Vaticano a fare ammenda (morale ed economica) e, per certi versi, a intraprendere la “pulizia” nell’ambito dei sacerdoti colpevoli. Tutti ricordiamo come, a cercare di arginare un tale torrente giudiziario, fu chiamato Joseph Ratzinger, futuro papa emerito. Sappiamo anche che il problema non è certo stato risolto, non solo negli Stati Uniti, mentre un punto di forza del programma Bergoglio sia quello di lavare i panni sporchi in pubblico, denunciando gli appartenenti al clero, rei degli abusi sessuali.
Nel film, organizzato nella sceneggiatura in maniera incalzante, non manca l’elemento di denuncia della superficialità di quei reporter, appartenenti alla squadra del Boston Globe, che non ritennero, nel passato, importanti le notizie sul caso, accumulando omertà e rimozione degli eventi.

Il caso Spotlight ha sicuramente, poi, un punto di forza nel gruppo degli interpreti, rigorosamente da “sentire” in lingua originale: un cast convincente, dal ritrovato Michael Keaton a Mark Ruffalo, senza dimenticare l’ironia (già conosciuta dagli spettatori del serial Mad men) di John Slattery.

24 febbraio 2016