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''Uno sguardo alla terra'' di Peter Marcias

''L'ultimo pugno di terra''

Il regista cagliaritano presenta il suo progetto di doc sul ''film maledetto'' di Fiorenzo Serra. Intervista di Elisabetta Randaccio

Nel 2014, la Societá Umanitaria-Cineteca Sarda ha curato la pubblicazione di un confanetto contenente un libro e un prezioso Dvd su L'ultimo pugno di terra di Fiorenzo Serra (1921-2005), il regista sardo che con i suoi documentari ha raccontato i cambiamenti, spesso epocali, della nostra isola tra gli anni cinquanta e i settanta.

Fiorenzo SerraNel volume si possono leggere i travagli della produzione del lungometraggio che, voluto fortemente dalla Regione Sardegna per esplicitare il progetto di "Rinascita" dell'isola, divenne una sorta di film "maledetto" e segnò pesantemente la carriera di Serra. Non amato dai committenti perché troppo critico nei confronti della realtá di presunta modernizzazione della Sardegna, addirittura fu spezzettato in vari cortometraggi e ci vollero decenni perché L'ultimo pugno di terra venisse proiettato di nuovo nella sua integritá. Si tratta di un'opera fondamentale per la nostra isola sia dal punto di vista cinematografico sia da quello antropologico e sociale, sicuramente la vetta piú alta del talento del regista sassarese, che, ancora oggi, colpisce per la bellezza delle immagini, per l'impostazione critica, testimonianza viva di un mondo il quale, seppure fortemente mutato, ha lasciato conseguenze culturali ancora ravvisabili.

''L'ultimo pugno di terra''Su questa avventurosa e mitica pellicola, Peter Marcias ha, con il supporto della "Capetown", in collaborazione con la Societá Umanitaria-Cineteca Sarda, presentato un progetto di documentario che analizzi L'ultimo pugno di terra, soprattutto attraverso le testimonianze di registi, non solo italiani, i quali di quel film si sono innamorati o hanno subito delle influenze dirette o inconsce per la loro arte. Durante la conferenza stampa, a presentazione del progetto, Uno sguardo alla terraPeter Marcias ha raccontato come già, una decina d'anni fa, propose proprio a Fiorenzo Serra la realizzazione di un documentario sulla sua opera, ma lui rifiutò. Gli chiediamo quali differenze si potrebbero evidenziare tra l'idea cinematografica d'allora e quello che si appresta a girare.

''L'ultimo pugno di terra''"Il progetto pensato in quegli anni era totalmente diverso, perché io stesso ero agli inizi del mio mestiere, non avevo girato granchè, a parte alcuni cortometraggi; mi ricordo come sarebbe dovuto essere un documentario in cui intervistavo Fiorenzo e mi ero abbastanza puntato sul fatto che lui mi dovesse raccontare come lavorava, in che modo ideava e organizzava i suoi film. Per certi versi, sarebbe stato un documentario piú didascalico. Adesso, dopo tanti anni, possiedo un'altra consapevolezza, anche professionale, e ho immaginato un impianto narrativo completamente differente. Forse, allora, Serra rifiutò la mia proposta perché non desiderava un omaggio di quel genere, in cui mi avrebbe dovuto raccontare la sua carriera. Sicuramente voleva un'analisi piú ricercata, meglio articolata sulle sue opere, ma che non dovesse scaturire dalle sue parole.

Infatti, in Uno sguardo alla terra ho immaginato una formula simile a quella di Tutte le storie di Piera, dove grandi figure del cinema si soffermano sul mondo di Fiorenzo, registi che hanno visto e amato L'ultimo pugno di terra e, di riflesso, parlano anche del loro cinema e,in qualche modo, inconsciamente, viene fuori la loro personalitá, la loro estetica, i loro gusti filmici. Mi piaceva evidenziare questa sorta di narrazione parallela del lungometraggio di Fiorenzo e di alcuni maestri del cinema, che ancora, peró, non posso rivelare."

''L'ultimo pugno di terra''Perché focalizzarsi esclusivamente sull'Ultimo pugno di terra e non sull'intera vicenda cinematografica di Fiorenzo Serra, molto interessante e esemplare su come si formava, operava, girava nel periodo d'oro del documentarismo italiano?
"Prima di tutto perché questi grandi registi, molti dei quali stranieri, non conoscono adeguatamente l'intera opera di Serra. D'altronde, non potevo chiedere loro di andare a visionare più di 70 film. Ciò non toglie come nel mio documentario si tratterá anche di altri lavori di Fiorenzo. Mi sembra, poi, che vari autori, per esempio quelli del cosiddetto cinema del reale, abbiano ereditato tanto dall'opera del regista sassarese, così come in passato ne siano stati influenzati altri, per esempio Nino Russo o Francesco Maselli. Insomma, Serra può essere ritenuto una sorta di padre dei documentaristi del presente."

Nel film partecipano esclusivamente autori cinematografici o anche altre personalità, che collaborarono alla realizzazione di L'ultimo pugno di terra?
"Per la maggior parte interverrano figure rilevanti legate al cinema. Con qualche eccezione, per esempio intervisterò Manlio Brigaglia, il quale partecipò al lungometraggio. Sicuramente, vorrei scaturisse pure l'analisi di una Sardegna, ormai, lontana e così diversa dai nostri giorni."

''L'ultimo pugno di terra''Come descriveresti a chi non lo conoscesse L'ultimo pugno di terra?
"L'ho visto recentemente per l'ennesima volta e l'ho trovato un film pieno di humor, molto ironico con una straordinaria empatia per l'essere umano e una condivisione di volti, di voci, di situazioni riguardanti una societá, ma pure un modo di fare cinema, che non esiste più. É un film potentissimo con una struttura di una modernitá incredibile. É evidente quanto lavoro ci sia dietro alla sua realizzazione, quale grande forza cinematografica contenga. Dispiace che Serra abbia portato a termine un solo lungometraggio, tra i tanti suoi corti, perché veramente si avvicina nel contenuto e nella tecnica ai documentaristi del presente. Io stesso, d'altronde, mi sono formato sulle sue opere. A 20 anni in Cineteca, vidi tutti i suoi film. E prima di andare ad incontrarlo, rimasi giorni a osservare e a studiare i suoi cortometraggi. Sono cresciuto con quelle pellicole, diventate importantissime per la mia formazione."

''L'ultimo pugno di terra''Anche tu ami la scena citata da Zavattini, la "danza degli agnelli", e la trovi poetica e non solo antropologicamente interessante?
"Veramente, mi sono concentrato soprattutto sulla parte dedicata alle faide, composta da scene indimenticabili, per quanto raccontino un lato drammatico della nostra terra. Di quella sezione del lungometraggio, mi é piaciuta sempre la messinscena, mi ha evocato certo cinema di Rosi, ma anche di Minervini, di Pietro Marcello. Fiorenzo Serra é stato un vero apripista di un modo speciale di concepire il documentario. Credo poi, anche se non sono un esperto di cinema regionale, non ci sia stato un Fiorenzo Serra nelle altre parti d'Italia. La nostra situazione é stata una eccezionalità culturale e cinematografica. Lui faceva, per certi versi, recitare i suoi protagonisti, seppure all'interno di un documentario, genere cosi diverso dalla fiction."

Sappiamo che deve uscire, a breve, il tuo "Silenzi e parole". Hai altri progetti giá in fase di realizzazione?
"Sto lavorando sul film d'animazione tratto dallo Stato delle anime di Giorgio Todde. Ma sto soprattutto concludendo il mixaggio di Silenzi e parole, la cui uscita dovrebbe avvenire dopo l'estate, sperando che, magari, sia inserito in un festival rilevante."

1 giugno 2016