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Pitzianti: "Il regista oggi? Deve sapere fare anche il ragioniere..."

In attesa di vedere a gennaio il suo "Tutto torna", Pitzianti è ancora sul set per le ultime riprese. E, tra un ciak e l'altro, si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe... di Arianna Salaris

Cinemecum.PitziantiL'ultima volta, ad aprile, avevamo sorpreso Enrico Pitzianti sul set di "Tutto torna". Ci era apparso esausto, emozionato e ancora teso per la concentrazione dell'ultimo ciak. Pochi mesi dopo lo incontriamo, in forma smagliante, comodamente seduto in un caffè di piazza Yenne, e gli rubiamo le ultimissime sul suo film.

A che punto è arrivata la lavorazione di "Tutto  torna"? Quando potremmo vederlo nelle sale?
A gennaio, al più tardi a febbraio. Da agosto ad oggi, da quando, cioè, si è avviata la delicata fase del montaggio, la situazione è decisamente più chiara: siamo soddisfatti del  materiale girato, tuttavia a settembre ci saranno dei recuperi, in gergo cinematografico fegatelli, per curare con maggiore precisione alcuni dettagli, insomma piccole cose. Dato che sono particolarmente pignolo tornerò volentieri a girare. Del resto, nel piano era previsto anche questo.

Durante la lavorazione del film che cosa l'ha gratificata maggiormente?
Non ho dubbi: la partecipazione dei cagliaritani. Il loro coinvolgimento durante le riprese del nostro film è stato l'aspetto più gratificante di questa esperienza. Moltissime persone, infatti, rimanevano ore e ore a seguire, instancabilmente, quanto avveniva sul set, osservando tutte le fasi del lavoro. Qualcuno stava appollaiato al balcone, altri stazionavano per la strada ma, in generale, ci siamo sempre sentiti come  accompagnati e sostenuti dal calore e dalla curiosità. In parecchi si sono perfino proposti spontaneamente di fare le comparse. Forse non tutti immaginano quanto possa essere faticoso fare la comparsa: certe scene possono essere ripetute più e più volte, e bisogna rimanere a disposizione sul set, a volte per ore. Ciononostante tutti hanno sempre dimostrato una straordinaria disponibilità, tanta pazienza e, soprattutto, grande entusiasmo. Non lo dimenticherò mai.

Il suo film è girato a Cagliari. In che modo la città è protagonista di questo film?
Quella che vedrete, certamente non sarà solo una Cagliari da cartolina. Infatti, la storia che si racconta nel film potrebbe essere ambientata anche in un'altra città. In questo caso il set è Cagliari ma è intesa come città con caratteristiche metropolitane, luogo pulsante di vita spiccatamente mediterraneo, e crogiuolo multietnico di razze, colori e profumi diversi.
 
Penso sia molto importante che i giovani autori sardi raccontino storie di valenza assoluta, indipendentemente dal set dove vengono girate. Solo così il cinema sardo può arrivare a farsi conoscere: cercando di toccare la sensibilità delle persone anche distanti dalla nostra realtà locale.
 
Personalmente intendo muovermi in questa direzione: portare sullo schermo delle storie che possano avere un interesse generale. Infatti, proprio per questa mia scelta, alla fine del 2006, è stato finanziato un altro mio progetto col fondo di sviluppo media dell'Unione Europea per le sceneggiature. Titolo del film? "Casamatta". Anche questa storia è ambientata a Cagliari, negli anni '70. La vicenda ruota attorno al tema della malattia mentale, in particolare alle tematiche sollevate in quell'epoca dalla legge Basaglia che, come è noto, aveva portato alla chiusura delle strutture manicomiali. In Italia siamo stati all'avanguardia in quest' ambito: siamo il primo paese dove sono stati chiusi i manicomi. In questo caso, dunque, l'Italia può diventare modello positivo per le altre nazioni. Ritengo, pertanto, che questa storia possa contribuire alla sensibilizzazione delle persone e delle coscienze su tematiche di interesse generale, come appunto il disagio mentale.

Come è riuscito ad accedere ai finanziamenti europei?

Ho dovuto affrontare un mare di carte (in lingua inglese, naturalmente) e, certamente, non è stata una passeggiata.  I requisiti  base per riuscire ad accedere ai finanziamenti sono  rigorosi: innanzitutto bisogna proporre una storia che abbia una valenza internazionale. In secondo luogo devi dimostrare di aver realizzato un film che sia uscito nei circuiti internazionali nei 18 mesi antecedenti alla richiesta di finanziamento. Nel caso si tratti di un opera prima è, invece, sufficiente avere avuto almeno una distribuzione nazionale.
 
Insomma, i criteri di selezione sono davvero severi, ma, fortunatamente, i lettori, cioè coloro che selezionano le opere che accederanno ai finanziamenti, sono davvero competenti ed imparziali nella loro valutazione.
 
In che modo i contenuti di "Tutto Torna" possono essere di interesse generale?
Come dicevo, è una storia attuale che potrebbe essere ambientata in qualsiasi citta: si parla di immigrazione, emigrazione, ed è  molto presente anche la tematica ambientale, legata al riciclaggio dei materiali. Lo stesso titolo vi fa riferimento in diversi modi: "Tutto Torna" può essere letto, ad esempio, come un ciclo di vita, che finisce e che ricomincia da capo. 
La chiave narrativa del film è, soprattutto, riuscire a sposare e integrare un certo neorealismo con anche i toni della commedia, tipici di certa cinematografia ispanica o latinoamericana, dove è fortemente presente l'elemento grottesco, la visionarietà e gusto per il paradosso.
 
Come è arrivato, attraverso il linguaggio cinematografico, ad una resa ottimale del doppio registro ironico-drammatico?
Abbiamo lavorato su due distinti livelli: in primo luogo il livello narrativo, attraverso la storia, la trama e, dunque, la sceneggiatura e l’ interpretazione degli attori; in secondo luogo a livello registico, naturalmente. Se parliamo di tecniche di ripresa, ad esempio, possiamo dire che dal momento che il personaggio principale è un sognatore che vive in un mondo tutto suo, per riuscire a rendere questa atmosfera ho utilizzato dei movimenti di macchina molto fluidi e lenti, carrelli, in particolare. Differente è invece l'uso della macchina da presa nei momenti in cui il personaggio si scontra bruscamente con la  cruda e impoetica realtà. In quel caso si è usata molto la macchina a spalla, rendendo così, attraverso determinati movimenti e particolari inquadrature, il senso dell'agitazione del protagonista.

In verità, nulla è stato lasciato al caso: nel piano di lavorazione le inquadrature di base, ad esempio, sono state studiate accuratamente in anticipo e in modo estremamente dettagliato, per andare sul set senza incertezze, senza sprecare tempo inutilmente. Non a caso, soltanto lo studio
delle inquadrature ha richiesto una decina di giorni di lavoro. Tutto ciò non ha escluso, ovviamente, la possibilità di seguire delle intuizioni che sono nate sul momento, come è accaduto per alcune inquadrature, non previste in anticipo.

Cinemecum.Pitzianti Durante la lavorazione del film vi siete avvalsi anche del sostegno della Film Commission. Come valuta il loro operato?
Il discorso sulla Film Commission è molto ampio e occorre fare alcune distinzioni per evitare che si faccia di tutta l'erba un fascio'. Alcuni funzionari, tra cui Mimmo Melis, sono stati gentili, attivi ed efficienti: nei limiti delle loro competenze, ci hanno aiutato concretamente, dandosi da fare per ottenere rapidamente i permessi per poter girare determinate in certe location.  Se, invece, devo valutare i servizi alla produzione, la mia opinione è ben diversa: il supporto ricevuto è stato nullo. Non voglio assolutamente entrare nell'annosa polemica sulla questione dell'appalto ma intendo far presente che quando, durante la lavorazione del film, abbiamo fatto determinate richieste ad Arte Video, non hanno risposto minimamente alle nostre esigenze. L'unica cosa che abbiamo ottenuto è stata una fotocopiatrice portatile, che tra l'altro si è rotta dopo tre giorni. Questo è stato il sostegno alla produzione!

La loro negligenza è una violazione evidente dei compiti para-istituzionali derivanti dalla convenzione. Il fatto che, per giunta, questo film sia co-prodotto dalla Regione rende questa inefficienza scandalosa. La sensazione è che intorno a chi gestisce i servizi per conto della film commission si stia creando una micro lobby composta da alcuni soggetti operanti nel territorio, che puntano ad avere una sorta di esclusiva e chi non sta con loro viene escluso. Si dimentica invece che la film commission non è altro che un broker istituzionale avente ad oggetto la facilitazione dei servizi alle produzioni dislocati sul territorio regionale. Spero che il nuovo assessore alla cultura ponga presto rimedio.

Un ultimo aspetto deludente dell'esperienza con la Film Commisson, che meriterebbe una rapida soluzione, riguarda, infine, gli stagisti.
Esistono dei fondi destinati a loro, in modo che i nostri giovani possano fare esperienza formativa su un set reale senza rimetterci di tasca propria. Purtroppo però le clausole burocratiche rendono impraticabile questa opportunità a causa di vincoli di assunzione che, in sostanza, impediscono di prendere per due mesi uno stagista.
Abbiamo dovuto rinunciare. I soldi stanziati dalla regione per gli stagisti sono rimasti chiusi nelle casse e, sul set, sono venuti solo i volontari. Non è giusto.

Bisogna fare chiarezza sulla gestione della Film Commission. Occorrerà poi trovare un direttore veramente competente in materia, che abbia una assoluta esperienza e sia fuori dai giochi localistici che creano soltanto danni e non portano sviluppo e vantaggi al settore, se non per chi li gestisce. Tuttavia, sono convinto che la vera battaglia sarà quella sui decreti attuativi: bisognerà lottare con determinazione per ottenerli.

Sono appena stati nominati i componenti delle due commissioni previste dalla legge sul cinema. Che ne pensa?
Mi sembrano una commissione e una consulta assolutamente competenti e qualificate. In attesa che la legge diventi operativa.

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