Percorso

Il ‘’Teorema’’ della critica

Online il periodico di cinema, realizzato in Sardegna, diretto da Bepi Vigna. di Elisabetta Randaccio

''Teorema''Un tempo non molto lontano (si noti l'incipit da fiaba), esisteva la critica cinematografica italiana, che aveva un suo posto speciale nell'informazione culturale. Era una rubrica considerata estremamente importante per un quotidiano o una rivista ed era, spesso, firmata oltre che da esperti studiosi, anche da scrittori e intellettuali desiderosi di cimentarsi, non necessariamente solo per denaro, con l'analisi di un film. In questo senso, sono divenuti recensori cinematografici Mario Soldati, Alberto Moravia, per fare un esempio.

La rilevanza non era, a volte, nei risultati, spesso discutibili, ma nel piacere di scrivere di cinema e, conseguentemente, di allargare il proprio ambito di lettori. Il giudizio del critico aveva visibilità, poteva anche appoggiare un'opera con poche chance di successo, come poteva mettere in crisi, a volte, un prodotto "potente", ma mediocre. A completare il quadro, esisteva pure una bizzarra figura: quella del "Vice", il quale, soprattutto d'estate, prendeva il posto del critico "ufficiale", che poteva evidentemente permettersi alcuni mesi di vacanze. Questo personaggio ha avuto il suo ritratto patetico nel bellissimo film di Scola, "C'eravamo tanto amati". Si può, poi, osservare come, tra gli anni cinquanta e gli ottanta, siano nati tanti giornali specializzati e gli spettatori avevano una variegata scelta dell'impostazione critica: da quella noiosissima di chi ancora raccontava la pellicola attraverso la trama, a chi ne faceva l'esegesi usando il paradigma politico, a chi riusciva, finalmente, a impostare un discorso completo e preciso sul linguaggio cinematografico e sul suo contenuto.

''C'eravamo tanto amati''Forse, a questo punto della "fiaba", bisognerebbe dire "bei tempi!", sospirando. Infatti, e non è esclusivamente un problema di risorse, che ha massacrato sicuramente l'informazione culturale in Italia, e neppure una conseguenza della rivoluzione tecnologica, la quale abbassa il livello qualitativo aumentando la possibilità di dare voce, a costo zero, agli incapaci.
La critica cinematografica, come qualunque tipo di rubrica di recensione, è diventata la cenerentola dell'informazione, molto spesso trasformandosi nella sintesi delle 'palle e delle stelle'. Pare non ci sia posto per riflettere, ma molto spazio per pettegolare. Recentemente, per fare un esempio emblematico, su un canale RAI importante, durante il Festival di Cannes, i due presunti critici (ovviamente il maschio era il cosiddetto esperto, la donna una bella signorina con funzione di "valletta", come in un modello iconico degli anni cinquanta) nominavano un film proiettato, ma il focus della discussione erano i vestiti delle star, le scarpe indossate e i tatuaggi, subito dopo due parole due sulla trama.

Molto triste. Ovviamente, chi nel cinema crede, chi lo considera quella fantastica e ibrida forma di arte e industria, capace anche di innervarsi con forza nella realtá sociale, continua, magari con grandi sforzi, a editare riviste specialistiche, periodici online come il nostro "Cinemecum", ovviamente. Il panorama, però, è inquietante, sembra come non solo vogliano imporci un gusto cinematografico unico con una gestione della distribuzione dei film folle, ma pure che non ci lascino lo spazio per discutere. In questo senso, si veda cosa sta succedendo con le nove associazioni di cultura cinematografica, letteralmente "assediate" dal ministero, il quale, con un colpo di mano, dovuto a decreti confusionari, potrebbe cancellarle dopo quasi settanta anni di storia importante per la formazione del pubblico.

Dunque, a questo punto, non possiamo che accogliere con positivitá la rinascita di un periodico di cinema, realizzato in Sardegna, che in passato (dal 2005 al 2009) è stato pubblicato cartaceo per otto numeri. Ora ritorna, grazie alla passione dei redattori (compresa la sottoscritta) in forma online (www.teoremacinema.com) cercando, nello stesso tempo, di focalizzarsi su approfondimenti riguardanti teoria, personaggi, eventi del cinema, senza necessariamente avere la ghigliottina dell'attualitá a tutti i costi e anche percorrere "territori contigui" alla settima arte, aprendosi, dunque, alla letteratura, alla linguistica, alle arti plastiche e via dicendo. Il direttore responsabile rimane Bepi Vigna e la redazione è composta anche da Antonello Zanda, Massimo Spiga e Elisabetta Randaccio.
Se i propositi riusciranno, ci sarebbe anche l'intenzione di editare, almeno ogni sei mesi, un cartaceo che approfondisca argomenti particolari o sia la summa degli articoli maggiormente interessanti dell'anno. Come poi è capitato per il cartaceo, dove esperti e critici assai importanti (vedi gli articoli di Morando Morandini, di Giovanni Spagnoletti, di Gianni Canova e persino, con la mediazione della cineteca di Bologna, di Martin Scorsese con il suo saggio su "Banditi a Orgosolo") hanno collaborato con grande generosità, anche in questa veste, si ospiteranno interventi specialistici di sicuro interesse. L'intento è anche la collaborazione con testate riguardanti il cinema per iniziative comuni, infatti solo lavorando insieme si può sperare di salvare lo spettacolo più bello del mondo, nel senso del divertimento e della riflessione.

20 luglio 2016

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