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Percorso

Maria Loi: la farfalla del Tirso

Maria Loi

Intervista con l’attrice di Bellas Mariposas, tra cinema, teatro e canto. di Marcello Atzeni

Maria Loi l’artista va in giro munita di una borsa capiente, come quella di Mary Poppins dove convivono tutti assieme appassionatamente, canzoni, testi teatrali e copioni cinematografici. È probabile che il suo percorso professionale variegato sia dovuto ai diversi paesi nei quali ha abitato.

Maria Loi ''Bellas Mariposas''Entrambi i genitori erano di Ula Tirso, paese del Barigadu che sente l’umidità costante del secondo fiume della Sardegna. Da quelle sponde che sfiorano il corpo fanciulletto, Maria, assieme a tutta la famiglia, si sposta in Alta Marmilla, a Morgongiori, dove il padre esercita la professione di medico.  Mragaxiori, paese sotto il Monte Arci e a un “sorso di vita”, da Is Benas, ovvero le vene, intese come sorgenti d’acqua. Località amena, nella quale l’infante Maria, poteva rinfrescare i suoi sogni. Tra lecci, corbezzoli e ciclamini, qui ha formato il suo carattere. “Ho frequentato le elementari a Morgongiori -racconta l’attrice- e ogni giorno aspettavo l’ultima mezz’ora di lezione. Maestro Giovanni ci coccolava con le letture. Ricordo che apriva il libro di Pinocchio e con la sua bellissima voce, ci regalava le sue avventure”. Dalla Marmilla rimbalza a Oristano: scuola media e quattro anni allo scientifico. La maturità, intesa come scolastica e anagrafica, arriva a Cagliari. 

Maria LoiE dopo? “Sarei voluta andare a Roma, per studiare all’Accademia, ma troppi se e troppi ma. Sono rimasta in città, dove mi sono iscritta in Lettere moderne”. Ma la passione della ragazza del Barigadu, non era certo l’ateneo cagliaritano. Certo i trenta e lode non sono mai mancati sul libretto blu, ma il suo pensiero era volto alla recitazione e al canto. Guadagna un barattolino di soldi e con quelli si paga le prime lezioni: dizione. “Al di là dei visi e delle sceneggiature - spiega- quando guardavo i film in tivù, ero affascinata dalle voci”. La voce dentro Maria, le dice che deve applicarsi nello studio. Ha un’estensione vocale naturale di quasi due ottave che merita di essere valorizzata. Dalla dizione alla recitazione, passando per il canto e allenando il corpo con la danza e lo sport, arti marziali comprese. Albertazzi, Fo, Kemp, Quartucci, Muscato sono solo alcuni dei suoi insegnanti. Un iter formativo possente.

Maria LoiSa pizzinna de Ula, calca i palcoscenici di mezza Sardegna. Da Aristofane a Seneca, da Cocteau alla Yourcenar, alla Kristof, quest’ultima la manda in estasi. Ha uno sguardo che trafora le Alpi, caldo come il Mediterraneo. Il palco polveroso ingloba risate, pianti, sudore e applausi. Ma la farfalla del Tirso, non può svolazzare solo di sipario in sipario. Un corto di Alessio Cocco, Cnvdmoi, le fa “esplodere” l’apertura alare. Salvatore Mereu da Dorgali, rapito, la rapisce. È lei la mamma delle Bellas Mariposas, film che nel 2011, sbarca alla 69esima edizione del Festival di Venezia. Lodi per tutti. Una serata particolare: dieci minuti di applausi. Un noto critico vede un dettaglio che rimanda alla Magnani. E guarda caso la Magnani, assieme a Bette Davis, Cary Grant, Marcello Mastroianni e Gian Maria Volontè, fa parte della sua raccolta di star d’annata. Quelle di oggi si chiamano Meryl Streep, Juliette Binoche ed Edward Norton. Poi di nuovo teatro, il suo grande amore.

Maria LoiQuindi una piccola parte in Finalmente la felicità di Pieraccioni.  La mariposa manna, presta volto, corpo e battito alare, placido e sensuale, in molti corti d’autore: La lettera di Enrico Pau; Cicatrici di Peter Marcias; Il barbiere della Marina di Marco Antonio Pani. Recita in Angeli nella tempesta di Catta.  Nel 2013, con Carlo Delle Piane e Lia Careddu, appare in Culurzones. Meraviglioso corto, dovuto alla penna del compianto Federico Lubino, sassarese sfortunato. Nel 2015 partecipa in Sinuaria di Roberto Carta, che sfiorò in David di Donatello. Un paio di settimane fa è uscito Gli amici di Freddy.  Oggi lavora alacremente al Moby Dick: ha in testa una trasposizione teatrale rivoluzionaria e aspetta un segno, più che del destino, di un produttore illuminato. Affascinante come il sole che tramonta dietro una cascata floreale. Intanto Maria dai larghi occhi, sogna: vorrebbe mandare avanti un progetto permanente di teatro sperimentale nel carcere di Uta, e comprare una barca a vela.

Il suo amico carissimo? Il vento, che accarezza le ali da farfalla, i capelli da pizzinna e le vele di uno scafo, col quale prima o poi, andrà in giro per il mondo. A respirare aria di mare. Quella che già respira nella sua casa. A un’ondata dal Margine Rosso.

20 luglio 2016

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