Stampa

Il doppio sguardo sul cinema di Roy Menarini

Roy Menarini al Seminario ''Leggere e scrivere il Cinema''

Critico e professore universitario: ''Per l'analisi di un film servono formazione continua e giudizi senza sovrastrutture''. di Riccardo Basile

È intervenuto alla prima giornata del Seminario: Leggere e scrivere il Cinema il docente universitario e critico cinematografico Roy Menarini. Il professore bolognese insegna 'Cinema e Industria culturale' all’Università di Bologna. Dirige la rivista Cinergie – Il cinema e le altre arti. Studia le trasformazioni della critica e della cultura cinematografica. Ha pubblicato numerosi volumi dedicati alla storia del cinema italiano e al cinema contemporaneo. Collabora con il Corriere della Sera e con la Cineteca di Bologna, in particolare per il festival Il Cinema ritrovato.

Roy Menarini al Seminario ''Leggere e scrivere il Cinema''

Menarini è tra i più seguiti critici cinematografici nazionali, ma è anche apprezzato per le sue ricerche in ambito universitario. È lui stesso che spiega questo doppio ruolo: “La possibilità di avere un doppio sguardo, da una parte faccio il critico cinematografico in una metà della mia vita e nell’altra metà il docente universitario che fa ricerca sui metodi della critica cinematografica. È una cosa che non si dovrebbe mai fare – continua – perché o sei uno o sei l’altro, in realtà lo sto facendo e sto cercando di capire come funziona la critica oggi e, grazie all'esperienza dentro l’editoria contemporanea, ne ho anche una testimonianza dall’interno”.
L’incontro del seminario si è svolto sabato 12 novembre, nella sala della Fondazione Sardegna a Cagliari. Davanti ad una platea di studenti e di attenti cinefili, il docente emiliano ha spiegato cosa sia la critica, dove si svolge e quali sono gli strumenti che deve avere un critico per svolgere il suo lavoro.

Quanto è importante avere un metodo per l’analisi di un film?
Non c’è un metodo critico oggettivo uguale per tutti, però non è neanche vero che c’è l’arbitrarietà assoluta. Non è semplicemente c’ho che io penso, ma c’ho che io penso secondo dei metodi che mi devo dare. Per un critico può essere più importante l’originalità del film rispetto ad altri film dello stesso tipo, invece per un altro è più importante la forza emotiva del film all’interno del nostro mondo contemporaneo, sorvolando sul fatto che sia o meno originale. Ognuno deve trovare il proprio metodo, seguirlo e possibilmente riuscire a trasmetterlo al lettore.

Può un critico cambiare la recensione di un film nell’arco del tempo?
Per il cinema contemporaneo può capitare. Scrivendo una scheda su un film questo può esserci sembrato un capolavoro, ma poi il peso che quell'opera ha nella cultura contemporanea col tempo può risultare molto meno rilevante. Alla lunga il film può non aver retto la memoria collettiva. Sui titoli del passato, invece, ci sono delle vere tradizioni culturali che cambiano. Un esempio concreto sono gli anni ’80. C’è una riconsiderazione molto positiva di quel periodo, basti pensare alle serie televisive come Stranger Things, che è stato un grande omaggio alla cultura americana di quel decennio. Anche dal punto di vista critico certi film vengono rivisti. Lo stesso per pellicole ancora più vecchie. Esce Freaks, di Tod Browning, ad esempio, e ha bisogno di essere storicizzato, per gli appassionati di Storia del Cinema è un film di culto, che stranamente Hollywood mise in cantiere all’inizio degli anni trenta, con dei veri freak come attori. Un unicum nella storia del Cinema che ebbe un immediato blocco nella distribuzione e venne riammesso solo negli anni ‘70 dalla cinefilia francese che lo riscoprì. Un film maledetto che oggi arriva in sala salvato dai critici e quindi riscoperto come capolavoro della Storia del Cinema. Per esprimere un giudizio completo, allora, bisogna rivedere Freaks oggi, dopo settant’anni.

Roy Menarini al Seminario ''Leggere e scrivere il Cinema''

Con l’avvento di Internet e il mondo del web, come è cambiata la figura del critico cinematografico?
Prima del web la critica era sempre più minoritaria, i critici dei quotidiani sempre più tradizionalisti e le riviste troppo paludate. Troppi per un giovane critico i limiti e pochi gli spazi. Quando si è sviluppato il web che aveva bisogno di contenuti si sono moltiplicati i luoghi dove si fa critica cinematografica. Si sono costituite testate, riviste, portali e la critica ha avuto un’esplosione, un Big Bang, un ipersviluppo incontrollato che ha portato all'apparizione di una grande quantità di recensioni che possono arrivare a centinaia per un singolo film.

Il titolo del seminario è Leggere e scrivere il Cinema. Che rapporto c’è tra la critica cinematografica e la letteratura?
La critica cinematografica è un genere dell’editoria, è una forma di giornalismo, ma anche di letteratura. Quando compriamo il libro intervista di Truffaut a Hitchcock, Il cinema secondo Hitchcock, compriamo un libro che, possiamo dirlo senza dubbi, è praticamente letteratura, tanto è appassionate da leggere, tanto è intelligente Truffaut, tanto geniale Hitchcock nelle risposte. il livello della scrittura è tale da poter dire che ci troviamo di fronte ad una forma di letteratura. lo stesso possiamo dire di alcune recensioni che ci appassionano e ci fanno capire meglio un film.

Che tipo di preparazione e conoscenze occorrono per intraprendere la professione del critico cinematografico?
Si può diventare critici anche solo aprendo un blog. Se si vuole trasformarla in professione è molto più difficile perché è una professione che va affiancata ad altre professioni legate all’industria culturale del cinema. Il critico solamente ormai non lo fa più nessuno. La formazione è necessaria e non stiamo dicendo una banalità perché molti pensano ancora il contrario. Questa formazione può essere universitaria, se si intraprendono i corsi universitari al Dams o Scienze della Comunicazione, e si ha, nel contempo, una formazione abbastanza ampia a cui probabilmente andrebbero affiancati seminari anche brevi, come questo di Cagliari e altri che ci sono in varie parti d’Italia, proprio sugli strumenti del critico. Oppure si può essere buoni critici pur se non ci si è formati direttamente sul cinema, ma si sono fatti studi di filosofia, di lettere, completati sempre con piccoli master di critica o di materie cinematografiche. Però, possiamo sicuramente affermare che in assenza di un’ottima conoscenza della Storia del Cinema e di una certa preparazione teorica sul Cinema contemporaneo e i suoi linguaggi non si è critici, ma si fanno dei diari personali su un blog.

16 novembre 2016