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Percorso

Nasce ‘’Cultura Identità’’: oltre il pensiero unico e il politically correct

Edoardo Sylos Labini (ph. Stefano Anedda Endrich)

Edoardo Sylos Labini, attore e direttore de Il Giornale OFF, lancia la sfida mettendo in rete i non allineati. di E. A. - Foto di Stefano Anedda Endrich

Domenica 20 novembre, dopo le lezioni di David Bruni e Elisabetta Randaccio, il seminario di cinema si è concluso con Edoardo Sylos Labini. L'artista, a Cagliari per una breve visita, si è affacciato timidamente all’entrata della bella sala dell’Uci, preannunciandosi con un sms: “sono arrivato”.

Vispi occhi azzurri, bel fisico d’attore, testa pelata e pizzetto nero, messa da parte la timidezza e indossati i panni dell’ospite, ha intrattenuto gli studenti con una simpatia spontanea e un entusiasmo autentico.

Edoardo Sylos Labini (fonte: web)

Attore, regista, autore, sceneggiatore, produttore, editore, è da tempo impegnato nella battaglia per la promozione della cultura e dell’arte; con la tipica vanità degli attori ha immediatamente chiarito “io non sono così: ho ancora i capelli, ma per impersonare D’Annunzio, sono anche dimagrito 6 kg," D'altronde spiega: “il bello dell’attore è proprio entrare nella vita e nelle sembianze degli altri". Sylos Labini vanta un lungo curriculum di lavori teatrali, televisivi e anche cinematografici nonché di progetti culturali, festival, mostre e iniziative di ogni tipo  
Soprattutto è fondatore de Il Giornale OFF, sottotitolo: “Gli artisti italiani che nessuno vi racconta” la pagina culturale del quotidiano Il Giornale e di una omonima rivista on line: sempre aggiornata e visitata quotidianamente da 10mila persone. “Sono tanti gli accessi -  precisa - ma pochi per avere un valore commerciale.

Edoardo Sylos Labini (ph Stefano Endrich Anedda)

La rivista si regge su qualche sponsor che ho procurato con fatica e sul mio sostegno economico. Quello che ho guadagnato in tv l'ho investito nei miei progetti. Per me è una missione”. Ne è orgogliosissimo: “tanta gente di ogni convinzione politica il sabato compra Il Giornale solo per la pagina culturale. Vogliamo promuovere e dare visibilità ai tanti artisti e iniziative, film, spettacoli dei quali si parla poco”.Durante l’incontro con i seminaristi e nel corso della successiva intervista rilasciata a Cinemecum ha parlato di teatro, la sua grande passione e dei tanti personaggi interpretati e ha sottolineato: "mi piacciono quelli colpiti dal pregiudizio, i maledetti come Nerone, Italo Balbo, Marinetti che però hanno dato un contributo alla diffusione della cultura”. In questi giorni ha rimesso per la seconda volta i panni di Gabriele D'annunzio in una rappresentazione scritta a due mani con Angelo Crespi, dal titolo “D’Annunzio segreto” che racconta gli ultimi vent’anni di vita del poeta, turbati da idee suicide espresse in alcune lettere inedite.

Sylos Labini è un fiume in piena, parla della mostra sulla rivista “Marc Aurelio” allestita a Roma, a seguito di un piccolo bando, con i bozzetti, dimenticati da anni nei cassetti, di grandi artisti come Fellini. Cinema ne ha fatto poco ma gli è sempre piaciuto e dell''ultimo film che ha visto, “Fai bei sogni” di Bellocchio, dice: "il regista è un grande maestro; un bel film: un classico, che emoziona”. Il mio vero amore però è il teatro, mi piace il contatto con il pubblico".

Edoardo Sylos Labini (ph Stefano Endrich Anedda)Tanto gli piace che finito il tempo del seminario non vuole lasciare la sala “rimarrei qua a rispondere alle vostre domande tutta la notte”. Ci tiene a parlare del mestiere di attore: “è artigianato”. Ci sono tanti artisti bravissimi in Italia. Tuttavia anni di brutta televisione e reality hanno fatto decadere il nostro lavoro. Dobbiamo riscoprire il mestiere. Anche se sei un talento devi nutrirlo, bisogna studiare. L'acting del teatro presuppone la scuola, se non parli italiano e non ti fai sentire in fondo alla sala è meglio che cambi lavoro. Non lo dico io ma David Manet l'autore de "I tre usi del coltello" del quale suggerisco la lettura.

 

I grandi attori vengono dal teatro, anche se con l’uso dei microfoni anche a teatro le due forme recitative stanno diventando simili. Aggiunge: “Purtroppo in Italia gli attori al cinema sono sempre gli stessi e io mi annoio. Colpa del Ministero che attribuisce punteggi ai progetti cinematografici che si avvalgono degli attori già famosi”.

Si capisce dunque che lui al “Grande fratello” non andrebbe mai (per fortuna), però in televisione ha lavorato molto in numerose fiction e soap opera come “Un posto al sole", “Don Matteo”, “Camici bianchi” e anche in tanta pubblicità.
Non si nasconde dietro un dito e spiega “le soap hanno un linguaggio particolare che sminuisce il mestiere dell'attore e sfido i 10 attori piu bravi a farle. Li a differenza del metodo Stanislavskij c'è il metodo ibam, pensi al bonifico" e da buon istrione strappa una risata dal pubblico.

Edoardo Sylos Labini (ph Stefano Endrich Anedda)

Per la critica è convinto che quella teatrale oramai conti poco perché il pubblico si fa le idee sulla rete; confessa che ogni artista ama leggere una persona preparata che lo giudica ed è ovvio che quelli cinematografici devono conoscere come si fa un film e cosa si fa sul set. Sostiene però, precisando che è una sua idea, frutto della esperienza, che la critica, soprattutto in passato, procede per interessi di lobby, per un rapporto particolare con il regista, e sbotta mostrando un gran coraggio e sfidando il politically correct: "Siamo il paese della politica, anche i premi spesso sono spartizioni fra amici.In Italia nel campo dello spettacolo se non sei legato a qualcuno non vai da nessuna parte e al 90 per cento, se non sei legato a sinistra, come artista difficilmente riesci ad avere dei finanziamenti. Un artista, invece, deve essere libero, qualunque idea politica abbia deve essere giudicato per quello che produce. C’è un problema politico nel nostro paese. Dal dopoguerra in poi la destra se ne è fregata del settore cultura, la sinistra l'ha occupata in cambio di militanza politica.

La politica, invece, deve stare fuori da questo settore. Manca un progetto complessivo, siamo all'ultimo posto in Europa come finanziamenti alla cultura per l'arte e la cultura”. Concetti noti che tutti sanno, ma che pochi ancora hanno il coraggio di ammettere, soprattutto in pubblico. Si lascia trasportare Edoardo Sylos Labini e spiega come intende la cultura: "Dobbiamo essere di larghe vedute, bisogna eliminare il pregiudizio che apre le porte al qualunquismo militante. Il pregiudizio è nemico della creatività, il confronto in ogni campo è fondamentale sotto tutti i punti di vista”.

 

Edoardo Sylos LabiniInsomma, parla di tutto liberamente, della Sardegna dice: "non conoscevo il sud dove ho scoperto una grande ricchezza culturale (come Gianni Morandi che è rimasto colpito in particolare dalle bellezze naturali del Sulcis e dalla grande umanità n.d.r); Cagliari è cresciuta molto ed è vista come una città con un grande fermento culturale; avete però bisogno di maggiore visibilità per farvi conoscere". Ed ecco l'occasione per tornare sul tema a lui più caro con l'annuncio del suo nuovo progetto: “Cultura identità" , un aggregatore culturale, appena decollato anche con una pagina Facebook e la caccia ai “Like”: ”siete invitati tutti ad unirvi, voi sardi, Cinemecum in primis che è già partner, dovete usarla come ponte per la penisola; è una rete che vuole aggregare le piccole realtà per dare visibilità a tutti, per unire un mondo che si oppone al pensiero unico e alla globalizzazione, una sfida al politically correct, che apre la strada a tante iniziative”.

È ben consapevole di partire da un giornale di destra, mal visto nell’ambiente, che però gli ha offerto una grande possibilità per realizzare quella che lui chiama la sua linea editoriale, per la quale sostiene di aver versato un prezzo salato in termini di ostracismo: “Io ci credo, abbiamo bisogno di cultura e di una classe dirigente per il futuro che abbia sensibilità artistica perché siamo l'Italia, il 70 per cento del patrimonio culturale del mondo. Tutti ci invidiano per la nostra identità culturale.

''Cultura e identità''Da questa dobbiamo ripartire per rilanciare l'immagine e l'economia del nostro paese. Dovremmo vivere solo di questo e dobbiamo insegnare ai nostri figli. Oggi anche la critica ha spazi risicati, noi con la nostra rivista cerchiamo di scoprire film che hanno una distribuzione limitata, per dare visibilità e non farli scomparire dalle sale.  La maggior parte degli artisti, il 95 per cento, non hanno voce nei media. Bisogna ripartire dal settore culturale, oggi sostanzialmente abbandonato, che produce, nonostante la crisi, 83 miliardi di Pil, senza contare l'effetto moltiplicatore. Lancia così agli studenti l’ultima sfida: “Su Il Giornale OFF scrivono grandi intellettuali; per il cinema il critico Boris Sollazzo. Vi invito a fare proposte e a scrivere per noi, usate il nostro giornale come trampolino di lancio per le recensioni”.

Cinemecum ha aderito al progetto perché da sempre crediamo nella collaborazione anche al di là del mare e delle inutili e anacronistiche barriere ideologiche, ma alle parole cultura e identità ne avremmo aggiunta un'altra altrettanto importante: la bellezza. Siamo poi da sempre convinti che il male dei nostri tempi sia la politicizzazione di tutto, compresa l’arte, che è slancio verso l’infinito e se messa al servizio della fazione “si svilisce e si umilia, se, rinunziando alla sua splendida autonomia, si fa strumento, ancella, di classi o di partiti” (cit. E.E Arte e Artisti).

La sala dell'UCI, durante il seminario ''Leggere e scrivere il cinema''Ci piace, anche per il cinema come forma d’arte, ricordare quanto scrisse, il pittore anarchico, Maurice Vlamink: “La pittura non ha niente a che fare con la politica. Non c’è pittura di sinistra o di destra. Un artista detto di destra può fare una pittura rivoluzionaria come un artista classificato di sinistra può fare una pittura degna del Prix de Rome”. Questo vale per tutti, anche per gli studiosi e gli esperti che collaborano con noi: ci vediamo, dunque, anche con chi desideri ancora iscriversi, domenica prossima per la terza giornata del seminario del cinema con Sergio Naitza, Anna Piras e Gianni Olla, e sabato 3 dicembre con Emiliano Morreale, critico de La Repubblica.

23 novembre 2016

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