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Emiliano Morreale a Cagliari: “Non abbiate paura di dare un giudizio”

Emiliano Morreale - ph. Stefano Anedda Endrich

La lezione del critico cinematografico de L’Espresso e Repubblica e di numerose riviste internazionali chiude il seminario di Cinemecum. di Carlo Poddighe - PHOTOGALLERY (foto di S. Anedda, V. Bifulco, L. Crippa)

Non è semplice il “mestiere del critico”, tema dell’ultima lezione del seminario: “Leggere e scrivere il cinema”, che ha avuto come protagonista Emiliano Morreale. Trentanove anni, Laureato in Filosofia a Pisa con Remo Bodei, docente all’Università di Torino e critico cinematografico de L’Espresso, La Repubblica, Il Sole 24 Ore e di diverse riviste internazionali, nel suo intervento, dà subito il primo comandamento ai corsisti: “La critica è sempre al servizio del lettore, rispettate chi vi leggerà più del film di cui state parlando”.

Il pubblico all'incontro con Morreale - ph. Stefano Anedda EndrichPerché Morreale, qual è l’errore più grave che può fare un critico?
Innamorarsi di un film che ci fa dire cose intelligenti. Magari non è un capolavoro, manco ci piace, però ci fa scrivere. L’errore è proprio raccontare il film con altre parole rispetto a quelle corrette, non argomentando al meglio il proprio pensiero e non rendendo sempre ricavabile il giudizio di valore su ciò di cui si parla.

Allora partiamo dall’inizio. Quale deve essere la formazione per un critico?
Deve avere alla base sicuramente una conoscenza ampia della storia del cinema, cosa non così scontata. Ampia nel senso di non limitata solo al cinema americano, ma che comprenda il cinema italiano ed europeo e, soprattutto, il cinema del passato. Molto spesso la memoria degli appassionati di cinema si ferma addirittura agli anni ’90, pochi arrivano ai ’70 e pochissimi conoscono i film degli anni ’50, ’40, 30. Il muto, poi, è quasi sconosciuto. Un critico deve avere una formazione umanistica in senso lato, poi può essere più letteraria o filosofica. Diciamo più storia e meno metodologia del cinema.

Emiliano Morreale - ph. Stefano Anedda EndrichE le conoscenze tecniche?
In realtà non credo che servano tantissimo per fare il critico. Il cinema è un’arte collettiva, devi conoscere il risultato di quelle tecniche: piano sequenza, vari tipi di montaggio. Di sicuro, il critico deve conoscere la tecnica cinematografica, meno quella narrativa. Troppi ora puntano a essere esperti di sceneggiatura e questo fa più male che bene.

Bisogna restituire nei film “il primato alla visibilità rispetto alla narrazione” hai detto durante la tua lezione.
Per troppo tempo si è badato nella critica cinematografica italiana al contenuto, al tema del film. Bisognerebbe invece guardare al contenuto in un senso più ampio. Il contenuto va inteso come significato, senso del film, che poi è sempre un senso estetico. Il di più che può fare un critico e far notare come il contenuto del film passi attraverso la sua forma che è la vera stoffa, la materia del film. Nel cinema la forma, la messa in scena, è qualcosa di concreto e solo astraendola ne troviamo il contenuto.

Morreale legge le recensioni dei partecipanti A questo proposito, come vedi il successo delle serie Tv, dove la storia prevale sul resto, tanto che chi ne sia il regista è quasi un dettaglio fra tanti?
La passione per le serie Tv accentua questa grande attenzione alla narrazione che c’è oggi. Sono pura narrazione, d'altronde, puro racconto e si sta perdendo quel gusto per la messa in scena, per il movimento, per i suoni, per lo sguardo del regista.

Le stelline e le palline per valutare un film sono un limite o un’esigenza nell’era digitale del tutto e subito?
Io non sono così contrario alla fine alle stelline, perché un orientamento serve e soprattutto un’assunzione di responsabilità da parte del critico proprio nel momento della valutazione del film, che è quello più personale. Certo le stelline da sole non possono bastare. Oggi si sente proprio il bisogno di un’argomentazione sempre maggiore, di una capacità di fare ragionamento, di una pazienza e di un’attenzione che i film meritano nell’epoca dei social in cui spesso uno butta lì la prima cosa che viene in mente.

Morreale con il numero speciale cartaceo di CinemecumChi legge Morreale prima di andare al cinema?
Io leggo Paolo Meneghetti sul Corriere e Fabio Ferzetti sul Messaggero, poi Goffredo Fofi su L’Internazionale, che però scrive in maniera più saltuaria. Visito alcuni siti come Comingsoon, soprattutto quando scrivono Federico Gironi o Marianna Cappi, su Film Tv seguo un giovane critico molto bravo che è Giulio Sangiorgio e poi guardo su Cineforum dove ci sono un paio di critici che mi piacciono molto.

Invece, quali registi sardi conosci e apprezzi?
C’è almeno una mezza dozzina di registi molto bravi. A me piace moltissimo Mereu e mi è piaciuto molto anche Columbu. Direi che loro due, per ora, hanno ottenuto i risultati più alti.


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