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''La stoffa dei sogni'' di Gianfranco Cabiddu

''La stoffa dei sogni''

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

Sarà stata veramente l'Asinara l'isola dove Shakespeare immaginò il suo capolavoro, "La tempesta"? Questa intrigante ipotesi l'ha affermata Gianfranco Cabiddu, ricordando la lavorazione del suo ultimo film, il più fascinoso della sua carriera, "La stoffa dei sogni". Certo, l'Asinara può ben raffigurare un territorio magico, al limitare tra Inferno e Paradiso (ma per Dante era il Purgatorio un'isola, quella che Ulisse riesce solo a vedere in lontananza durante il suo ultimo naufragio, come accade nella scena iniziale del film ai passeggeri della nave travolta dalle onde).

''La stoffa dei sogni''L'Asinara è una delle location più belle del mondo e chiunque si emoziona davanti al mare trasparente e cangiante, il territorio integro e selvaggio - perchè l'uomo l'ha abitata esclusivamente per costruivi un carcere -, gli animali allo stato brado, i cieli dove si possono vedere ancora migliaia di stelle. Dunque, fondamentale la scelta per "La stoffa dei sogni" di questa scenografia fantastica, nella quale ben si può ambientare un gioco intrigante di metateatralità, derivato da William Shakespeare contaminato con l'Eduardo De Filippo de "L'arte della commedia" (scrittura drammaturgica fortemente "pirandelliana" nel suo oscillare tra realtà e finzione, poco riconoscibili ambedue nel quotidiano) e la stessa traduzione che il grande attore napoletano fece della "Tempesta", un progetto a cui partecipò, all'epoca, lo stesso Gianfranco Cabiddu.

''La stoffa dei sogni''Il regista sardo ha sentito profondamente i tanti temi di queste opere e con sicura abilità (supportato dalla sceneggiatura scritta in collaborazione con Ugo Chiti e Salvatore De Mola) ha modellato una profonda riflessione sulla complessità della natura umana, sull'importanza della cultura, sul contesto che crea il discutibile contrasto tra bene e male, sulla identitá e sul desiderio di libertà. La realtà, così, può essere capovolta e nell'isola magica, dominata da una natura bizzarra e vagamente matrigna, c'è la possibilità che accadano strane situazioni. Per esempio, la messa in scena di una commedia da parte di una compagnia, apparentemente, di modesti guitti e, attraverso questo spettacolo, il direttore del carcere debba capire chi sono gli intrusi (pericolosi camorristi) tra i teatranti.

''La stoffa dei sogni''I personaggi si sdoppiano, qualche volta, si triplicano, visto che è presente pure una bellissima e giovane Miranda, come figlia del direttore della prigione, disposta a tutto, come vuole Shakespeare, per amore. E Prospero può ritrovare suo figlio, anche lui toccato da un tormentato sentimento filiale e non dal tornaconto. Per un attimo, poi, anche una ridicola bacchetta magica diventa un'arma potente, magari devastante, ma, anche in questo caso, nell'isola misteriosa, prevale, alla fine, l'emozione prevalente e necessaria: l'amore.
Cabiddu, dopo tanti lavori documentaristici e di fiction, firma il suo film più convincente, sincero, emozionante.

La presentazione a Cagliari del filmQuesto risultato è stato possibile grazie a un cast tecnico di notevole talento (tra gli altri il direttore della fotografia Vincenzo Carpineta, il montatore Alessio Doglione) e a un gruppo di attori (i quali non a caso hanno frequentato per anni il palcoscenico) motivati e che regalano agli spettatori il loro talento, la loro intelligenza e sensibilità nel segno di un omaggio sincero all'arte di Eduardo. Tra tutti, Sergio Rubini giganteggia con una performance perfetta; anche per lui il riferimento (pure fisico) è De Filippo, ma declina il suo guitto riassumendo nella sua interpretazione buona parte dei livelli recitativi di un secolo di arte attoriale italiana (il realismo, la buffoneria, l'ironia, il grottesco, l'istrionismo, la melanconia..), regalandoci una prova speciale.

D'altronde, si sa come soprattutto gli attori "sono fatti della materia di cui sono composti i sogni" ("La tempesta" atto quarto) e noi spettatori siamo pronti ad esserne incantati.

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