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Cento anni di Cenere

Eleonora Duse

Eleonora Duse girò un secolo fa il suo unico film, scegliendo come soggetto il testo di Grazia Deledda. di Marcello Atzeni

Novant’anni fa Grazia Deledda, che non ha voglia di protestare, va a Stoccolma e ritira il Nobel. In questo 2016 che sta scappando come faceva Coppi sulle Alpi, c’è anche un’altra ricorrenza. I cento anni di “Cenere”, film tratto da un libro deleddiano e che vide, per l’unica volta sullo schermo, Eleonora Duse, una delle più grandi attrici di teatro.

Grazia DeleddaDieci anni dopo “Cenere”, inteso come frammento della settima arte, la scrittrice nuorese vince il premio.  È l’ala femminile del verismo. L’ altra ala, batte tra lupini e pistacchi di Bronte. Secondo alcuni, dietro l’onorificenza alla sarda ci sarebbe stato il veto al Vate, da parte dell’accademia svedese. Il Nobel quell’anno “spettava” all’Italia, ma i vestiti d’orbace intrisi di latte di lupa, non permisero a D’Annunzio, di arrivare in vetta. Per alcuni, andò così. Curioso il fatto che la Duse fu amante dello scrittore. La Divina, dopo aver meravigliosamente calcato i palcoscenici, ha una voglia di “sfidare” una macchina da presa. Magari azionata da un grande regista. La chiama un “certo” Griffith, quello di “Nascita di una nazione”. Ma la donna di Vigevano, 57 anni, pur lusingata e attirata da un assegno di quelli pesanti, non se la sente di andare in America. Il viaggio è lungo e lei, malata, declina l’offerta.  Ripiega sulla proposta della Casa Ambrosio di Torino: non sarà solo attrice protagonista, ma potrà metter penna nel soggetto, nella sceneggiatura e nella messa in scena. Consiglia alla produzione di puntare su “Cenere”.

''Cenere''La trama: Rosalia Derios, ragazza madre in miseria, deve affidare il figlio Ananìa al padre naturale, regolarmente sposato. Ananìa, diventato adulto, vorrebbe ricongiungersi con la madre, ma la sua futura moglie non accetta. Rosalia muore in solitudine. 

La Duse non conosce la Sardegna e ancor meno la Deledda. Carteggi con lei e letture assortite, le chiariscono, in parte, le idee. Vorrebbe girare il film nell’isola, ma è il 1916, si è in guerra. L’eventuale nave in partenza dal continente potrebbe essere sventrata da un siluro austro-ungarico. Niente Gennargentu dunque, come recita la scritta. Gli esterni? I set trovano spazio in diverse località del Nord: siamo sulle Alpi, nella Valli di Lanzo. La base è ad Ala di Stura, sessanta chilometri da Torino. Altre scene vengono girate nelle Alpi Apuane, vicino Viareggio.

''Cenere''L’attrice su indicazione della Deledda, trova tre piccoli villaggi abitati da “gente di Sardegna” la loro casa per fedeltà e ricordo dei paesi d’origine, è fatta come in Sardegna. “Le scene, pur cariche di sardità, sono girate in Versilia, non in Barbagia. Interni negli stabilimenti Ambrosio di Torino. Il film non ebbe successo né di critica, né di pubblico. Passa alla storia come l’unico girato dalla Duse, quasi sempre ripresa in campo medio o lungo. Solo un primo piano.  La Divina ha già capito il cinema, adotta uno stile di recitazione totalmente diverso da quello in auge. È una rivoluzionaria, ma non piace il suo modo di porsi davanti alla macchina da presa.  La delusione è così cocente, che dopo una sola apparizione, torna all’amore di sempre, il palcoscenico.

Muore durante una tournée in America, nel 1924. Otto anni dopo aver rinunciato alla proposta di Griffith. Ma davvero la sua fu solo la paura di affrontare un lungo viaggio?

mercoledì 21 dicembre 2016