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Percorso

È in Sardegna il Black Mirror di Gemma Lynch

Gemma Lynch

La giovane artista britannica ha scelto l’Isola e Cagliari come set dei suoi corti. Intervista di Valentina Bifulco

Da 6 mesi la Sardegna è diventata la base di Gemma Lynch, giovane regista britannica che ha vinto con due sue lavori il Bando Heros 20.20.20 della Sardegna Film Commission.  Il primo, The colour of Energy è un cortometraggio a tematica ambientale dedicato ai bambini. Attraverso un codice narrativo semplice ed efficace si comunica l’impatto ambientale in maniera immediata e inequivocabile.

Immagini del backstageDiverso è City of Eden, il pilot di una web serie con evidenti richiami a Black Mirror di Charlie Brooker. In una società distopica l’energia elettrica è gestita centralmente. 

Oggi Gemma collabora con realtà locali e produzioni internazionali, destreggiandosi tra diversi ruoli sempre legati al mondo dell’audiovisivo e più in particolare dell’immagine. Perché è l’immagine il punto di partenza del lavoro di Gemma.

In The colour of Energy hai trovato livello di narrazione che è diretto soprattutto ai bambini, come hai sviluppato l’idea?
Il mio obiettivo era riuscire a comunicare ai bambini l’impatto ambientale senza confonderli con gli aspetti scientifici del problema. Ho capito subito che doveva essere qualcosa di visivo, di immediato, che non potesse lasciare spazio a dubbi. All’inizio ho pensato che le persone potessero vedere il loro impatto ambientale attraverso delle tracce fluorescenti, ma a livello di effetti speciali era troppo complicato; allora ho pensato a delle orme di vernice sotto le scarpe, ma così sporcavo la città. Alla fine i palloncini sono risultati essere la scelta migliore, sia per la comprensione immediata che hanno, verde comportamento ecologico/ nero inquinante, sia a livello di produzione. Per il personaggio principale mi sono ispirata a Wes Anderson, amo moltissimo il suo Moonrise Kingdom, e poi mi sono lasciata conquistare dal piccolo guerriero che difende l’ambiente.

Immagini del backstageIn City of Eden l’atmosfera cambia completamente…
Deriva dalla mia passione per la fantascienza e le società distopiche, d’altronde sono inglese! Questa cosa di concentrare sulla malinconia le sfumature più cupe, come per esempio la tristezza, credo derivi dal mio essere inglese, o più in particolare del nord Europa. Per noi è facile descrivere la tristezza attraverso le luci e le atmosfere. I progetti italiani e spagnoli hanno una luce diversa, ed è stato complicato rendere la malinconia del nord nel calore del sud. Quello che volevo era che il pubblico non riuscisse ad identificare il posto, il mio lavoro è ambientato in una città X del futuro. Anche scegliere il futuro per un lavoro da girare in Sardegna è stata una scelta azzardata: l’Italia trasuda passato, non solo qui si vive nella storia ma fisicamente sei circondato dal passato, per esempio a livello architettonico. E’ stata una bella sfida e spero che questo progetto continui, in una web serie il pilot serve solamente per introdurre la storia, i personaggi e le tematiche vengono fuori negli episodi successivi, per cui mi auguro di avere la possibilità di continuare a raccontarvi questa storia.

Immagini del backstageCome è lavorare nel mondo del cinema in Sardegna?
In Sardegna ho trovato un modo di lavorare che non mi aspettavo, c’è una grande professionalità e talento, e c’è moltissima gente che ha scelto di rimanere qua, per far crescere l’isola. Tantissimi colleghi hanno capito la potenzialità del cinema per la promozione della Sardegna. A livello critico e creativo davvero sono rimasta colpita dalle persone che ho conosciuto.

Progetti futuri?
Tornerò alla mia passione che è il documentario, ho in cantiere tre lavori di cui due da girare in Sardegna.

21 dicembre 2016

 

 

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