Musica per immagini: l’arte di Fabrizio Campanelli
Comporre per il cinema e non solo. I segreti di chi ha messo le note alle gambe di Jiulia Roberts nell’intervista di Anna Brotzu
Il fascino delle note per un racconto per immagini: il musicista e compositore Fabrizio Campanelli - autore delle musiche di Nemiche per la pelle e Solo un padre - ha scritto la colonna sonora della nuova commedia di Luca Lucini, Come diventare grandi nonostante i genitori (Trailer) - prodotta da da Piero Crispino per 3ZERO2 e The Walt Disney Company Italia.
Un film sul tema delicato e complesso dell'adolescenza – e su “the dark side”, il lato oscuro della mente e dell'animo umano – che mette in risalto conflitti generazionali e inevitabili incomprensioni tra genitori e figli, privilegiando il punto di vista e la sensibilità dei giovani protagonisti.
Un nuovo capitolo del felice sodalizio tra il regista e il compositore (dopo il successo di “Solo un padre”, candidato al David di Donatello per la canzone “Per Fare a Meno di Te” interpretata da Giorgia e ai Nastri d'Argento e al Golden Graal e l'originale e divertente “Nemiche per la pelle” con Margherita Buy e Claudia Gerini): “Come diventare grandi nonostante i genitori” - con un interessante cast in cui spiccano i nomi di Margherita Buy e Giovanna Mezzogiorno accanto a Matthew Modine - indaga l'universo giovanile attraverso le storie di un gruppo di ragazzi appassionati di musica. Fulcro della loro esistenza è la scuola, non solo per le lezioni e i normali impegni di studio, le amicizie e gli incontri importanti, ma anche per l'attesa (ma negata) partecipazione ad un concorso in cui potranno dar prova del loro talento: le scelte della nuova preside e l'atteggiamento dei genitori mettono in crisi non solo ambizioni e speranze ma l'intero microcosmo, facendo emergere fragilità individuali, oltre a determinazione e carisma.
Sottolinea Fabrizio Campanelli: «Sceneggiatura e messa in scena sono i due elementi fondamentali nel dettare scaletta e tempi del lavoro. La musica per immagini corre come un treno su due binari: la funzione e l'estetica. Il primo è condizione necessaria per scrivere una buona colonna; se la musica funziona, si "incolla" alla scena e i due flussi, sonoro e visivo, si integrano in un tutto che è più della somma delle parti. Il secondo binario è quello estetico, intrinseco alla forma musicale in sé. È in grado di elevare la percezione della colonna e di distinguerla, donando allo stesso tempo profondità al film».
La parola all'artista – vincitore del 44° Key Award con “Lovely On My Hand” per la campagna pubblicitaria di Calzedonia con Julia Roberts (vai allo spot), nonché autore della colonna sonora di “Fukushima: A Nuclear Story” di Matteo Gagliardi (presentato anche a Cagliari e nell'Isola) e delle musiche di scena per Design Dance (apertura ufficiale del Salone del Mobile 2012) e Meet Design alla Fiera del Design di Pechino 2012 e per installazioni evento come Where Architects Live, prodotta da COSMIT per il Salone del Mobile 2014. Sue anche le colonne sonore della “Storia della Shoah” (UTET) e della “Storia della prima Repubblica” (UTET) di Paolo Mieli, per spot pubblicitari – oltre a Calzedonia, la Fiat, Intimissimi, Generali, Ferrero, Indesit, Farmindustria, Manetti&Roberts – e sigle televisive, in particolare per il canale ‘Classica ‘di Sky. e per vari film corporate fra cui Cantine Ferrari, Molteni&C, Mont Blanc, Menarini.
Qual è la cifra - o il tema dominante se preferisce - della colonna sonora di “Come diventare grandi nonostante i genitori”?
I sogni sono il bene più prezioso che ci è stato dato. La chiave è lì, nel de-siderare, quindi nelle stelle. E’ il tema che si ripresenta musicalmente in varie forme, in parallelo a quello del rapporto genitori e figli, un tema di confronto dolce perché l’amore del genitore è a priori.
Da cosa è partito (sceneggiatura, immagini, dialoghi con il regista) e come ha sviluppato il lavoro?
Tema principale e canzoni a partire dalla sceneggiatura, perché ovviamente dovevano essere scritti prima delle riprese. Poi, tutto sulle immagini e sul montaggio in divenire, in continuo dialogo con il regista, la montatrice e il produttore.
Quali elementi e dettagli l'hanno particolarmente ispirata?
Il rapporto fra strumenti singoli e insieme, specchio del gioco fra i ragazzi e il loro mondo; la dinamica del percorso psicologico dei protagonisti che si muove fra speranza, delusione, proposizione e vittoria che si riflette nella varietà delle declinazioni arrangiative e timbriche utilizzate; la bellezza, la ricchezza e la bellissima luce di ogni singola inquadratura frutto di una regia sapiente e attenta al dettaglio e un montaggio straordinariamente attento alla relazione audiovisiva, dinamico e arioso allo stesso tempo e i ragazzi che hanno dato il meglio di sé.
Ci son state “correzioni” e variazioni in sede di scrittura... o di sceneggiatura?
Costruire un percorso di un’ora e mezzo con un elevato numero di personaggi da portare avanti è un’operazione complessa che comporta scelte, tentativi e rimaneggiamenti. La musica segue inevitabilmente lo stesso percorso che tutto ha, tranne che certezze, ma se un tema è ben disegnato sulla storia o sui personaggi, è in grado di muoversi e di adattarsi rimanendo ben ancorato, senza modificare la propria natura.
Focus sulle “controindicazioni” dell'adolescenza – l'essere quasi adulti ma essere trattati come ragazzini: come ha affrontato questo aspetto in senso musicale?
La musica racconta quella che è una vera e propria favola. Nella favola la minaccia è “disattivata” con lo spostamento nel fantastico e così fa la musica, che si muove presentando gli elementi di disagio in una forma percepita come “controllabile” e quindi rendendo piacevole oltre a una vittoria, anche una lacrima. E’ il bello del cinema.
Il suo metodo di lavoro - all'interno del complesso meccanismo della produzione cinematografica? Quanto conta l'ispirazione e quanto la “tecnica”?
I tempi sono sempre strettissimi, per un motivo o per un altro. Lo score è un puzzle che si completa pian piano ed è fondamentale darsi un programma generale con obiettivi di scrittura giornalieri. E non si può sbagliare. La tecnica può aiutare la velocità ma come dice Borges «Scrivere non è niente più di un sogno che porta consiglio». L’ispirazione è l’autoinduzione di questo sogno.
La sua esperienza è molto ampia – in termini di generi e stili - e fortunata: che cosa la intriga, le interessa e la diverte di più del suo lavoro?
La cosa allo stesso tempo più bella e più difficile è la possibilità di cambiare personalità ogni volta, passando ad esempio da una musica sinfonica ad una completamente elettronica, a vivere le mille vite di un attore.
Da spettatore... in che modo “ascolta” la colonna sonora di un film?
Se è fatta bene riesce a non farsi ascoltare e se è perfettamente incollata alla scena la narrazione dell’insieme mi rapisce e vince sulla mia attenzione razionale. Al punto che alla fine di qualche film capiti di ritrovarmi a tornare indietro su qualche scena per capire bene cosa avevo sentito di così bello da colpirmi!
Una colonna sonora che avrebbe voluto scrivere?
'American Beauty'
21 dicembre 2016