Stampa

Blade runner 2049 anche in DVD

La recensione di Alessio Deiana

''Blade Runner 2049''Blade runner 2049 entra a pieno titolo nel club dei sequel che vanno a confrontarsi con quel ristretto numero di film entrati nell'immaginario collettivo e considerati come capostipiti di interi filoni cinematografici, se non delle vere e proprie opere d'arte.
Eredità ovviamente pesante, passata nelle mani del regista canadese Denis Villeneuve. A firmare la sceneggiatura è Hampton Fancher, già silurato durante la realizzazione del primo Blade Runner a causa di discussioni e disaccordi con Ridley Scott, proprio a riguardo dello storytelling.

La forma, intesa come esperienza visuale, è pressoché perfetta. Gli effetti speciali non sono mai troppo invasivi o roboanti, le ambientazioni cupe e umide del primo film non vengono intelligentemente replicate ma si evolvono, diventando più chiare, pulite e ordinate. Ad esse si aggiungono le polverose scene color ocra del deserto del Nevada, rifugio in una Las Vegas post-apocalittica del vecchio Deckard, che vive di ricordi dentro quel che resta di un casinò.

''Blade Runner 2049''L'essenza del film, che lega il nuovo lungometraggio al vecchio, è la maternità della replicante Rachel con l'umano Deckard. Trovando la morte dopo il parto, viene sepolta dentro una cassa, sotto un albero oramai secco, a causa della sempre più arida condizione climatica terrestre.
La maternità come tema fondamentale del film. L'ultimo atto per rendere il sintetico "più umano dell'umano", dopo sentimenti ed empatia. L'atto che può donare l'indipendenza costitutiva dall'uomo biologico. Mentre i replicanti di Scott (Nexus 6) sono sterili e sessualmente predeterminati, in BR2049 la narrazione "esplode" con la scoperta che la Tyrrel Corp. mise a punto un progetto segreto di replicante capace di procreare (Rachel) e dotandolo, rispetto agli altri con tempo determinato, di vita indefinita, come gli esseri umani. Dopo il blackout causato dai Nexus 8 (in pieno istinto di sopravvivenza), che ha causato la perdita di tutte le banche dati, ci fu il divieto di produrre replicanti, causa del fallimento della Tyrrel.

''Blade Runner 2049''Dalle sue ceneri nacque la Wallace Corp., che creò una nuova serie di cloni, più docili e ubbidienti delle serie precedenti. Ma il frutto di quella strana e pericolosa unione era sicuramente da scovare ed eliminare per sempre, per non intaccare il potere di supremo e unico creatore di cloni della Wallace, ma anche per carpire il segreto della maternità replicante (morto con Tyrrel), in quanto la produzione dei nuovi Nexus 9 era lenta e sterile, non sufficiente per l'espansione nell’extra mondo della razza umana, che l'autoprocreazione avrebbe risolto.  Agente K è il nuovo Blade Runner della polizia di Los Angeles. A differenza di Deckard è un replicante di ultima generazione (Nexus 9), che svolge il suo compito di killer di androidi apparentemente senza compassione e con estrema efficacia.

''Blade Runner 2049''K, dopo aver "ritirato" un Nexus 8 (ultima serie prodotta dalla Tyrrel), nel terreno adiacente alla sua abitazione rinviene l'urna funeraria di cui sopra. Una serie di indagini lo portano a scoprire che Deckard ha una figlia, a cui è stata data una falsa identità per proteggerla dall'eliminazione. L'ironia della sorte vuole che essa lavori in "subappalto", come creatrice di innesti (ricordi sintetici per replicanti), proprio per la Wallace, che vuole scovarla per ucciderla e studiarla.
Il film si conclude con l'epica battaglia tra cloni, l'infinita lotta tra il bene (incarnato dall'agente K) e il sempre sconfitto male (impersonificato da Luv, cattivissima assistente di Wallace). Una battaglia francamente troppo lunga, appesantita dalla musica ansiogena e martellante, che ha l'ulteriore effetto di torturare lo spettatore. I titoli di coda appaiono un attimo dopo l'incontro di Deckard con la figlia Ana.

''Blade Runner 2049''In BR2049 ritroviamo la distopia e il dominio post-moderno complesso e permeato dal dubbio del primo film. La figlia di Rachel e Deckard è umana o un ibrido? Non c'era mai stato un replicante che passa dall'infanzia all'adolescenza per diventare un adulto. Che risvolti sociali avrebbe la sua verità svelata? Ana diventerà la leader del movimento dei replicanti al posto di Fresya?
Il film lascia autostrade di narrazione aperte, come se l'intento fosse quello di serializzare il mito. Un'operazione delicata ma già andata a buon fine con la saga di Alien, dove proprio Scott firmò il primo episodio. I sequel passarono dalla mano di vari registi, per tornare a lui negli ultimi due bellissimi prequel della serie.

L'unica nota stonata del film (oltre qualche lungaggine estetica di troppo) è la colonna sonora di Hans Zimmer che non si avvicina minimamente, duole dirlo, alla magnificenza creata da Vangelis, risultando alienante e troppo orientata verso gli effetti surround. Non un leitmotiv, nessuna melodia. La colonna musica del primo BR è ancora oggi bellissima, si fonde perfettamente con le immagini caricandole di significato. Un piacere da sentire anche stand alone. Irraggiungibile.

11 novembre 2017