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Amore e disabilità

Mark's diary" di Giovanni Coda al Macro di Roma

''Mark's Diary''

Presentato con successo in Sardegna (la prima al cinema "Odissea" il 20 dicembre 2018, mentre le repliche sono state sold out al cinema "Greenwich" dal 16 al 18 gennaio), dopo aver vinto il premio come miglior fiction all'"Omovies Film Festival" di Napoli, l'ultima fatica di Giovanni Coda, "Mark's diary" ha ottenuto uno spazio di grande rilevanza a Roma.

Infatti, il primo febbraio, è stato il film centrale della rassegna "Fuori norma" al museo "Macro Asilo". Curata da Alessandro Aprà, la manifestazione non si è limitata alla proiezione di "Mark's diary", ma ha previsto un excursus nel cinema del regista sardo attraverso le sue ultime realizzazioni. Così, il 26 e il 27 febbraio, sempre al "Macro Asilo" saranno proiettati rispettivamente "Rosa nudo" (2013), "Bullied to death" (2016) e il cortometraggio "Xavier" (2017). Molto interessante, poi, l'installazione nella sala "Black Room" del suddetto museo romano di "Behind the scenes (Mark's diary & more)", curata da Roberta Vanali, un assemblaggio videofotografico legato ai film di Giovanni Coda, selezionati da Adriano Aprà, 30 minuti in loop che sintetizzano l'estetica del regista sardo, un evento che, dopo la serata del primo febbraio, sarà ripetuto il 26 e il 27 febbraio.

''Mark's Diary''La monografica romana ha un senso preciso perché arriva in un momento molto particolare del lavoro cinematografico, ormai venticinquennale, di Giovanni Coda. "Mark's diary" segna sicuramente una sorta di svolta nella sua filmografia. Se la forma da video artista non è del tutto abbandonata, il suo ultimo lungometraggio da una parte apre alla narratività classica, dall'altra non abbandona lo sperimentalismo declinato nell'utilizzo delle varie arti (danza, musica, performance fisica) che rimane il punto di riferimento di un autore sempre alla ricerca di nuovi moduli espressivi, ma pervaso, in questo periodo, da una "serenità estetica", che attenua certe crudezze tipiche delle sue opere precedenti. L'interesse per "Mark's diary" risiede anche nel contenuto: ispirato dal libro "Loveability" di Maximiliano Ulivieri (presente come interprete nel film), tratta di un problema rimosso dalla società come la sessualità dei disabili. Questi ultimi hanno ottenuto l'attenzione delle istituzioni, ma sono intesi con un atteggiamento, come ha messo in evidenza il regista in una sua presentazione, che li vede quasi eterni bambini assessuati, mentre, invece, il desiderio e la passione (spesso impossibilitata a esprimersi) sono ovviamente presenti.

Giovanni CodaNel film, due disabili non possono amarsi fisicamente, per cui usano l'immaginazione e la loro passione si esplicita attraverso due "avatar" giovani, forti, romantici. Coda, con una delicatezza non alterata da eccessivo pudore, mette in scena questa malinconica, per certi versi, straziante storia d'amore e di sensualità, ovviamente a modo suo. La prigione del corpo si trasforma in immagini a volte visionarie, oniriche, a volte iperrealistiche. Momenti di danza e clownerie accentuano le gioie che si vorrebbero possedere e la speranza nella risoluzione di un rapporto spezzato, nella sua fisicità. La voce fuori campo (espediente usato nello stesso senso già in "Xavier"), che si serve di testi tratti dal libro di Ulivieri, aiuta gli spettatori a orientarsi nel gioco del reale e dell'inconscio. La musica di Andrea Andrillo, Cosimo Corleo, Arnaldo Pontis usata in maniera emozionante, l'interpretazione di tutto il cast e il montaggio efficace di Andrea Lotta completano un film decisamente riuscito.
Il film è prodotto dall'Università di Derby, dalla Associazione Labor, dalla Cemea della Sardegna con il sostegno della Sardegna Film Commission.

6 febbraio 2019