Percorso

Tra sperimentazione e narrazione

La carriera trentennale del regista Giovanni Coda tra riconoscimenti, festival e il nuovo film con Caterina Murino

Giovanni CodaIl regista Giovanni Coda va a compiere quest'anno trent'anni di attività artistica. Regista, fotografo, pittore, dopo una lunga carriera concentrata sulla sperimentazione e sulla creazione di corti, dal 2013 ha firmato alcuni lungometraggi che hanno avuto un successo importante nel circuito dei festival, soprattutto a livello internazionale.

"Rosa Nudo" (2013), "Bullied to death" (2016), il recente "Mark's diary" (2019), insieme al cortometraggio "Xavier" (2017) gli hanno regalato il plauso della critica e circa trenta premi, quasi tutti raccolti nei severissimi festival esteri.
All'inizio del 2020 è arrivata una particolare sorpresa. Il sito specializzato "Roba di donne", stilando la classifica dei 20 film migliori del decennio appena concluso per quanto riguarda il contenuto su donne e minoranze, ha posizionato il "Rosa Nudo" di Giovanni Coda al quattordicesimo posto dopo super produzioni internazionali del calibro di "The wolf of Wall street" di Martin Scorsese o "Inside out" di Pete Doctor. Le uniche opere italiane precedenti il film di Coda sono solo "Mia madre" di Nanni Moretti e "Il capitale umano" di Paolo Virzì. Le giornaliste di "Roba di donne" hanno dimostrato, oltre che una vasta conoscenza delle opere più interessanti nel contesto cinematografico della descrizione delle donne e delle minoranze, anche una sensibilità nel riuscire a dare il suo giusto spazio a un'opera non convenzionale sull'argomento e di forte impatto emotivo.
Siamo andati a chiedere al regista una riflessione su questo e anche sul suo lavoro del recente passato e del presente.

Sei soddisfatto di essere inserito nella classifica di "Robe di donne"?
È stata una bella sorpresa. Conoscevo il sito, serio e frequentatissimo, ma non pensavo di ricevere questo riconoscimento per il mio 'Rosa Nudo'. Certo, è stato un film su cui avevo investito tanto sia emotivamente sia economicamente insieme alle tante persone che hanno contribuito finanziariamente per produrlo. Per realizzarlo, poi, dall'idea iniziale, infatti, sono passati sette anni dalla prima "stesura" teatrale al 2013, quando è stato girato. È un film che mi ha regalato risultati importanti: dalla selezione al 'Queer Lion' a Venezia, esperienza bellissima, fino al festival di Seattle. Con 'Rosa Nudo' ho vinto 11 premi, l'ultimo al Festival di Melbourne".

Insomma, sono passati molti anni, ma "Rosa Nudo" comunica ancora freschezza nella forma e attualità nel messaggio...
"Mi pare sia un film che non risenta dell'usura del tempo. È legato sicuramente a doppio filo al contesto storico che evoca, ma anche ad altre situazioni emotive, il cui nodo centrale è la memoria".

Social Justice Film FestivalForse, alle giornaliste di "Roba di donne" ha colpito il rappresentare la tragedia della Shoah in maniera diversa, non scontata, non retorica...
"Potrebbe essere. Sicuramente è un segnale, un'apertura ad approfondimenti complessi su questo orribile evento. Le giornaliste, che hanno visto il film, hanno raccontato di essere state profondamente toccate dalle sue immagini. Mi hanno detto di averlo visto a Lecce, nell'ambito di un festival, e io non ero presente a quella proiezione. Probabilmente, 'Rosa Nudo' è stato selezionato come simbolo della diversità all'interno del dramma storico, il quale, in realtà, si è configurato, in generale, come un evento basato sul dolore assoluto e proprio sulla diversità. Quello che successe a Pierre Seel, di cui il 'Rosa Nudo' racconta la drammatica esperienza nel lager, è definibile come dolore nel dolore..."

In effetti, quello che colpisce della sua storia è il destino di un ragazzo che, dopo l'esperienza devastante nel campo di sterminio, continuerà a subire una sorta di persecuzione fino alla fine dei suoi giorni...
 "Seel è morto ultraottantenne in solitudine, in povertà, riuscendo, solo nell'ultimo periodo della sua vita, a tradurre la sua drammatica testimonianza in un libro autobiografico pubblicato con la collaborazione di Jean Le Bitoux. Credo, comunque, che la parte più interessante del 'Rosa Nudo' sia la sceneggiatura: infatti non ho voluto modificare la vicenda, non la ho edulcorata, non ho messo filtri tra la storia narrata e lo spettatore. Li ho esclusivamente cuciti con una parte 'poetica', che, poi, è il corpo della sceneggiatura, perché il resto è soprattutto documentazione".

"Rosa Nudo" nella tua carriera appare come una sorta di svolta, riassume un modus produttivo che tu confermerai nelle opere successive...
"Ho esordito con una sperimentazione sulle immagini fotografiche e cinematografiche. Dopo l'esperienza teatrale del 'Rosa Nudo', che comprendeva, all'interno dello spettacolo, anche un video, sono arrivato in quel momento a una sintesi dei miei vent'anni di lavoro. 'Rosa Nudo' è diventato, per me, una sorta di format, che posso applicare non solo dal punto di vista della costruzione dell'immagine e della sceneggiatura, ma pure da quello produttivo. Un'altra costante è il rifiuto di commercializzare i miei film magari attraverso dei DVD; di questa scelta ne sono ancora assolutamente convinto".

Il 26 gennaio prossimo, il 'Rosa Nudo', in occasione della Giornata della Memoria, sarà proiettato al "Maxxi" di Roma...
"Sono felicissimo per questo evento, ne sono veramente orgoglioso. L'anno scorso, infatti, mi hanno dedicato, sempre a Roma, una monografica al museo 'Macro', quest'anno 'Rosa Nudo' va al 'Maxxi' in una cornice particolare, a chiusura della Giornata della Memoria, dopo altri eventi. Il direttore del 'Maxxi', Pietro Barrera introdurrà il film insieme a Rosario Murdica; ci sarà anche un mio breve intervento. Per il 'Rosa Nudo' il 'Maxxi' è il luogo naturale: è un film che sta bene in una sala cinematografica, ma anche in un museo".

''Histoire du larme''Parliamo ora di nuovi progetti...
"Qualche mese fa ho iniziato una produzione, che dovrebbe concludersi a marzo: 'Historie du larme", che ha come nodo centrale contenutistico la dolce morte, il fine vita. Anche questo argomento, come capita spesso nei miei film, viaggia in un ambiente minato, perché nella nostra società la morte non deve essere mai nominata, è l'ultimo tabù, anche se si tratta di scelta e autodeterminazione. Costruisco la storia quasi come una favola; è proprio il racconto di una lacrima, la quale ci narrerà cosa succede nella persona che l'ha generata e l'ha custodita. Ci svelerà i segreti di quest'uomo per tutta la vita".

Dovresti anche realizzare la terza parte della trilogia della violenza, dopo il "Rosa Nudo" e "Bullied to death"...
"Sì, in parallelo a 'Histoire du larme' sto organizzando 'La sposa nel vento', prodotto dalla 'Movie Factory' di Roma. Siamo ancora in fase di pre produzione, dovremmo iniziare le riprese tra ottobre e dicembre. Ho molta attesa di girarlo, sento la necessità di chiudere la trilogia. Mi sono concentrato in maniera particolare sulla sceneggiatura di cui sono soddisfatto. Nel cast ci sarà Caterina Murino".

In questo mese di gennaio festeggi trenta anni di attività artistica. Ne sei contento, nonostante tutte le difficoltà che hai affrontato, per quanto bilanciate da rilevanti soddisfazioni?
"Sono molto felice del mio lavoro, non potevo chiedere di più dalla vita; attualmente realizzo quello che ho sempre voluto fare. Produco, di media, un film ogni anno e mezzo, ho girato il mondo con i miei lavori, ho vinto premi internazionali. Ma niente è capitato per caso. Dietro c'è il mio impegno continuo, giornaliero. Mi concentro quotidianamente sui miei progetti. Spero comunque, di fare molto di più in futuro".

24 gennaio 2020

Powered by CoalaWeb

Accesso utenti e associazioni