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Anita, la ragazza che voleva salvare il padre

Esce "L'agnello" di Mario Piredda, un film da non perdere

''L'agnello''In tempi di ansie, più o meno eccessive, una bella sorpresa cinematografica ci deve riportare, per quanto con le dovute precauzioni del caso, in sala. È uscito infatti uno dei più bei film della stagione ed è un'opera girata in Sardegna: "L'agnello" di Mario Piredda.

Il regista, già David di Donatello per il suo cortometraggio "A casa mia", firma un lungometraggio potente, importante non esclusivamente per la cinematografia sarda che, comunque, continua a dare frutti di ottimo livello. Difficile non apprezzare una storia scritta senza stereotipi, ma capace di toccare emotivamente lo spettatore che viene coinvolto soprattutto da un rapporto inusuale tra un padre e una figlia, legati dolorosamente dalle proprie fragilità. "L'agnello", inoltre, coniuga una buona sceneggiatura con un impatto visivo notevole, senza trascurare l'interpretazione appassionata di tutto il cast.

''L'agnello''Il film, prodotto da "Articolture", "Mat Productions" con RAI Cinema con il contributo della Regione Autonoma della Sardegna e con il supporto della Fondazione Sardegna Film Commission, del Comune di Cagliari, della Società Umanitaria-Cineteca Sarda, è uscito il 5 marzo nelle sale sarde, mentre dal 25 marzo sarà nel resto della penisola.
Abbiamo incontrato il regista, Mario Piredda.

In che modo è scaturita l'idea de "L'agnello"?
"Il film è nato, come spesso mi succede, da un'immagine che mi ha intensamente colpito. In questo caso, la pecora che partorisce.."

Ovvero la scena iniziale...
"Sì, poi la storia si è costruita attorno. Per questo film, ho lavorato con un altro sceneggiatore (Giovanni Galavotti), ma, spesso, durante le riprese, mi è capitato di aggiungere delle sequenze, che non erano presenti nello script, situazioni divenute necessarie mentre giravo".

Già dal titolo, "L'agnello" è un film fortemente simbolico. All'inizio, pensiamo sia riferito al personaggio di Anita, poi, capiamo come riguardi anche suo padre...
"In realtà, non penso sia assolutamente necessario fornire spiegazioni particolari ad un film, che ha proprio come caratteristica affascinante quella di essere un linguaggio capace di essere interpretato in tanti modi differenti dagli spettatori. Però, certo, non mi dispiacciono i simboli, i dettagli che riflettono e rimandano ad altri significati".

''L'agnello''Uno di questi potrebbe essere quello di identificare l'agnello sacrificale anche con la Sardegna stessa. Durante il film, infatti, il personaggio di Anita accenna varie volte al fatto che la malattia che ha condannato la madre e quella del padre dipendano dall'inquinamento ambientale presente in alcune zone militari situate nella nostra isola...
"Su questo tema esistono tanti libri e documentari, è un argomento delicato su cui si continua a discutere nei media, in televisione, nei tribunali. Apparentemente, nell'"Agnello", il problema è sfiorato, ma la convinzione su questo argomento di Anita impersona un grave dubbio sulle malattie oncologiche contratte in maniera anomala in certi territori della Sardegna".

A proposito del personaggio di Anita, interpretata splendidamente da Nora Stassi, sembra essere il fulcro di tutto il lungometraggio, su cui ruotano gli altri caratteri...
"All'origine del progetto non doveva essere così, poi, mi sono accorto che questa figura di ragazza così fuori dagli schemi, doveva essere centrale. Molto è dipeso da Nora, scelta dopo tantissimi provini in tutta la Sardegna. Quando l'ho incontrata, ho capito che solo lei poteva essere Anita. È stata bravissima, si è confrontata adeguatamente con gli attori professionisti. Il suo personaggio, alla fine, è disegnato sulle sue caratteristiche personali, persino sul suo intimo vissuto".

''L'agnello''

C'è una scena molto bella dove Anita, davanti al padre, si carica sulle spalle l'agnello: sembra un b

uon pastore simbolico e moderno, un momento commovente...
"Si tratta di una di quelle sequenze non previste in sceneggiatura. Anita deve far sorridere il padre ed è venuto fuori, mentre si girava, questo atteggiamento, che, nello stesso tempo, lo fa sorridere e gli mostra il senso del suo amore filiale".

Gli attori, comunque, si impegnano in una prova interpretativa di ottimo livello...
"Tutto il cast è stato splendido: Piero Marcialis, Michele Atzori, Luciano Curreli. Proprio l'intesa complice tra Nora e Luciano ha prodotto la bella prova della coppia nel film".

L'"Agnello" è estremamente curato nella forma, con inquadrature di grande forza visiva. Penso anche alla fotografia, al dosaggio della luce, a quelle ombre dei personaggi, le quali, in alcune scene, mi sono sembrate junghianamente riflettere la loro anima..
"Non avevo pensato a questo, ma sicuramente ho lavorato con impegno col direttore della fotografia, Fabrizio La Palombara, che già conoscevo dal mio precedente cortometraggio "A casa mia". Ma ho anche curato con attenzione e fatica il montaggio insieme a Corrado Juvara".

''L'agnello''Quale viaggio distributivo avrà "L'agnello"?
"Devo dire che non avrei assolutamente immaginato come un film - e per noi registi ogni film è quasi come un figlio - su cui ho lavorato per tanto tempo con passione, impegno, fatica, sarebbe andato in sala in un momento storico così complicato, difficile. Sinceramente, non sono stato d'accordo con l' attuale scelta distributiva. Inoltre, sempre per le conseguenze dell'allarme Coronavirus, non potrò seguire il film in alcuni festival internazionali a cui tenevo particolarmente. Per rimanere nel simbolismo, amaramente mi sembra di assistere a un macello..."

Speriamo che gli spettatori smentiscano queste riflessioni; il film merita tanto. Vogliamo, però, concludere, ottimisticamente con una di quelle immagini che danno il via a un tuo nuovo progetto cinematografico?
"Mi viene in mente, spesso, un giardino irrorato da quegli innafiatoi automatici che spargono l'acqua come una pioggia fitta... Vedremo".

9 marzo 2020