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Silenzi e suggestioni di ''Banditi a Orgosolo''

A Cagliari una mostra fotografica sul capolavoro di De Seta. di Elisabetta Randaccio

Banditi a OrgosoloSono passati sessanta anni da quando "Banditi a Orgosolo" di Vittorio De Seta vinse, alla Mostra del Cinema di Venezia, il premio come miglior esordio con la seguente motivazione: "In riconoscimento della singolare maturità stilistica con il quale il regista ha amorevolmente rappresentato aspetti e problemi di una societa contadina".

Sono passati anche dieci anni dalla morte di De Seta, un grande regista, che occupa un posto rilevante nella storia del cinema italiano, valutato nei suoi meriti, ma anche sostanzialmente trascurato dalla critica. Così, la mostra "Abissi di silenzio. Immagini del film 'Banditi a Orgosolo', Vittorio De Seta 1961", visitabile fino al 30 giugno a Cagliari nei locali della Fondazione Sardegna e, a Nuoro, dal 9 luglio al 15 agosto al Museo del Costume-Isre, è il giusto omaggio a un autore e a un film che, per gli spettatori sardi e per chi si occupa di cinema nella nostra isola, è da sempre ritenuto il riferimento fondamentale per raccontare con onestà e passione la Sardegna. A curare la mostra sono stati il direttore della Cineteca Sarda di Cagliari Antonello Zanda e il prof. Antioco Floris, il quale, al capolavoro di De Seta, aveva dedicato un libro bello e interessante edito, due anni fa, da "Rubettino". 

Vittorio De SetaScegliere di esporre una sintetica selezione di immagini di film e foto di scena di "Banditi a Orgosolo" non allontana il visitatore dallo specifico cinematografico, semmai aumenta il desiderio di rivedere la pellicola o, per chi, magari per questione d'età, non la conoscesse ancora, di apprezzarla la prima volta. In realtà, come tutti i classici, l'opera prima di De Seta, ha il merito di essere fruita attraverso molteplici livelli e letture. Come scrive il prof. Floris, nel pannello introduttivo alla mostra, la scelta delle foto non solo è rappresentativa "dello stile di Vittorio De Seta, ma anche offrono uno spaccato visivo del mondo barbaricino a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta, di cui la pellicola è espressione". Si tratta, quindi, di un'opera dal contenuto denso, forte e emozionante, che, quando uscì, ribaltò lo stereotipo della terra sarda selvaggia e dei suoi abitanti lombrosianamente "delinquenti", e che, ai nostri giorni, può ancora rivelarci, meglio di un presunto documentario, un mondo antropologicamente complesso, il quale, nella sua evoluzione/scomparsa, ci può aiutare a comprendere il presente.

Evidentemente, però, "Banditi a Orgosolo" non è stato solo questo. Dal punto di vista formale, estetico risulta un'opera accurata, che riesce con attenzione a legarsi perfettamente alla storia e al contesto raccontato. Scorrendo le foto esposte, si può notare l'attenzione del regista nel costruire le scene, l'importanza dell'uso della luce (la fotografia fu firmata dallo stesso De Seta), l'opzione vincente del bianco e nero. In questo senso, l'abbandono del colore, utilizzato dal regista per i due splendidi cortometraggi documentari precedenti girati in Sardegna ("Pastori ad Orgosolo" e "Un giorno in Barbagia", ambedue del 1958), produce nel film "quel carattere austero che ben esprime lo spirito del luogo".

Banditi a OrgosoloL'aderenza al contesto viene, inoltre, supportata anche dalla scelta degli attori non protagonisti (in una sorta di continuità con la lezione neorealista, principale riferimento cinematografico di De Seta), orgolesi, i cui volti, anche visti nelle fotografie della mostra, risultano drammaticamente suggestivi e profondamente espressivi, indimenticabili. Certo, visitando l'esposizione, si pensa immediatamente, elemento sottolineato dai curatori, al fotogiornalismo d'inchiesta degli anni sessanta e a suoi esponenti rilevanti (citati nei pannelli) come Franco Pinna e Pablo Volta, che aiutarono con le loro opere a ridisegnare e a riscattare il paradigma sociale stereotipato della Sardegna.

Questa bella mostra potrebbe essere lo spunto per riportare in sala, magari all'interno di un evento particolare, "Banditi a Orgosolo", fruibile, cosi, in tutta la sua bellezza. D'altronde, come scrisse Martin Scorsese, che "si innamorò" perdutamente del film, quando questo capolavoro fu ripresentato nel 2005 al Festival di Venezia, De Seta era "un antropologo che si esprime con la voce di un poeta", mentre il cubano Eduardo Manet sottolineava, già nel 1963, l'importanza della pellicola "perchè dimostra che il cinema è un'arma importante nella lotta del progresso dell'umanità".

14 giugno 2021