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"Le ragioni dell'aragosta" di Sabina Guzzanti

di Ignazio Sanna

 PRIMA DELLA VISIONE

“Le ragioni della Guzzanti” è il titolo sotto il quale appare l’intervista alla Guzzanti medesima su Cinemecum a firma di Elisabetta Randaccio. Come noto, Sabina è una delle vittime della censura Berlusconiana, assieme a Daniele Luttazzi,  Michele Santoro e Enzo Biagi. E’ altrettanto noto che, nonostante il governo sia cambiato, con la gestione Petruccioli in RAI ben poco è cambiato rispetto alla libertà di espressione e alla qualità dei programmi. Siamo afflitti da comicastri d’ogni genere (unica eccezione in positivo Maurizio Crozza) e programmi decerebranti a iosa, ma non possiamo più vedere i fratelli Guzzanti e Luttazzi, cioè i migliori attori e autori satirici dell’Italia di oggi...
Chi ha visto il film precedente della Guzzanti, “Viva Zapatero”, ricorderà il grave imbarazzo dell’allora presidente della RAI Lucia Annunziata allorchè le venne chiesta una spiegazione sul suo sostanziale appoggio alla decisione di cancellare il suo programma “Raiot” dal palinsesto. Per fortuna il talento non manca alla nostra Sabina, e poiché la necessità aguzza l’ingegno, dopo un film documentario alla Michael Moore che ha riscosso un grande successo non solo in Italia ma anche all’estero, ci sono tutte le condizioni perché “Le ragioni dell’aragosta” prosegua sulla stessa strada.

DOPO LA VISIONE

Su pallosu è una delle tante suggestive località di mare della Sardegna, situata nell’oristanese, presso S. Vero Milis. E’ anche il luogo d’incontro del gruppo che fu di “Avanzi”, geniale programma partorito dall’intelligenza di Sabina Guzzanti e dei suoi ottimi collaboratori, Pierfrancesco Loche, Cinzia Leone, Antonello Fassari, Stefano Masciarelli, Francesca Reggiani e la regista Franza Di Rosa. I nostri decidono di dar vita a uno spettacolo a sostegno della causa di una cooperativa di pescatori in difficoltà per lo spopolamento del mare, aragoste comprese, rappresentata da Gianni Usai, già operaio FIAT e sindacalista a Torino. Nel press book del film Sabina Guzzanti dichiara: “Le ragioni dell’aragosta è un esperimento sull’agire, sulla difficoltà di organizzarsi, di aggregare; è un discorso sulla frustrazione e il dubbio costante sull’utilità dell’azione e sulle strategie possibili”.

 Si tratta di una docu-fiction dall’impatto straordinario, che ci regala perfino una chicca come la Guzzanti, la Leone e Fassari che cantano  l’inno del 1794 ‘Procurad’e moderare” di Francesco Ignazio Mannu con i Tenores di Bitti. Menzione speciale per Riccardo Giagni, uno degli autori delle musiche, appassionato di musica etnica (anche sarda) e già collaboratore di Frank Zappa, come viene ricordato anche nel film. Ci viene presentato anche un lato inedito, almeno per il pubblico televisivo, di Pierfrancesco Loche, batterista volenteroso ma dalla tecnica assai limitata. Lo stesso Loche che, a mio insindacabile giudizio, lasciava il tempo che trovava in un ruolo da ‘sardo di complemento’ in una scipita fiction poliziesca televisiva, e che qui invece emerge in tutta la sua carica di simpatia, dando il meglio di sé nell’interpretare se stesso. Come in ogni forma di narrazione popolare che voglia avere un pubblico, anche qui abbiamo la giusta dose di tensioni emotive, sfoghi, pianti, litigi e un finale positivo. Allora qual è la differenza rispetto alle telenovelas? Che qui la storia ha un senso e la noia non ha spazi da sfruttare. Superlativo nel finale ancora Loche, che sblocca l’impasse narrando con grande maestria nel camerino della regista del film all’Anfiteatro di Cagliari l’aneddoto del brodo. E allora, buon brodo a tutti.