Percorso

Il cinema è morto?

Il  Principe/regista Francesco Alliata e il critico Goffredo Fofi, dalle pagine di Cinemecum, hanno lanciato la stessa provocazione: " Il cinema italiano è morto".
Leggi i commenti dei registi  A. De Lillo, E. Winspeare e G. Ferrara e del critico Antioco Floris e partecipa al dibattito!


Antonietta De Lillo
, regista

cinemecum.De LilloIl cinema italiano non è morto. Il problema , prima, era la distribuzione oggi è la globalizzazione. Un fenomeno, a mioparere, che sta rovinando il mondo in tutti i campi.  Il nostro cinema è' vittima della globalizzazione. I film delle grandi distribuzioni vengono stampati in un mumero di copie tali da invadere le sale , senza lasciare spazio ai nostri film. Questi talvolta sono bellissimi, ma in pochi hanno la  possibilità di vederli.

 Se ci si pensa  il nostro cinema degli anni d'oro è stato grande proprio perchè era fuori dal sistema. Oggi i film che sono fuori dal sistema hanno poche  possibilità di emergere. Fra i tanti registi che non hanno avuto la  possibilità per i loro film  di una adeguata distribuzione, apprezzo in particolare Francesco Muzzi.


Edoardo Winspeare, regista

cinemecum.Edoardo Winspeare Il declino del cinema italiano è dovuto a molteplici fattori:
1) Tutto il cinema d'autore è in declino. Si parla ogni tanto di resurrezione grazie a qualche ventata di novità da parte di nuove cinematografie (scandinava, iraniana, orientale, ecc) o di scuole di pensiero filmico (ogni sei mesi spunta una nuova "nouvelle vague" nei nostri paesi occidentali). Presto ci si rende conto che molto- non tutto- è moda, marketing culturale.
2) Se facessimo film italiani per il cinema e non euroamericani per la televisione contribuiremmo in modo degno all'arte del cinema. Io amo il cinema americano, meno la nuova Hollywood, meno ancora la formula tutta europea di produrre ibridi in stile giovanilistico-yankee.
3) Non è solo il cinema ma è tutta l'Italia che è in declino. Oggi qualsiasi film indiano verrebbe considerato con più attenzione di uno nostro.
4) Abbiamo dimenticato la nostra vera identità culturale e artistica che parte dal Rinascimento. La ricerca e l'amore per la bellezza intesa anche come gusto per un'immagine in movimento autentica, emozionante allo stesso tempo moderna è quello che dovrebbe muovere un regista di ieri come di oggi. Più istinto, gusto, stile, cuore meglio con talento e meno intelletualismi (portano spesso a consorterie politico-culturali). E' arte non un dibattito.

5) Il cinema di questi anni è molto meglio di quello degli anni 80 (almeno di quelli).
6) Troppa gente di potere che non capisce niente di cinema ha potere decisionale sulle produzioni di film.


Giuseppe Ferrara, regista

 cinemecum.Giuseppe FerraraIl cinema italiano è sempre stato grande, ammirato all'estero, anche se ci
sono momenti bui. La nostra non è una cinematografia professionale dal punto di vista industriale. Crollo dopo gli anni '50?E Pasolini, Fellini,
Antonioni dove li mettiamo? Wood Allen, che è uno dei più grandi attori mondiali, dice sempre che senza Fellini non avrebbe fatto il cinema che fa.
Anche Pasolini e Antonioni sono due grandissimi, ma anche i giovani non
sono da meno. Penso a Marco Tullio Giordana, a Michele Placido che con "La banda della Magliana" ha avuto un successo anche internazionale. Ciò significa che il cinema italiano è sano, forte, importante, è popolare, in quanto raggiunge la massa. Un tipo come Roberto Benigni che con la sua "Vita è bella" ha vinto l'Oscar è segno che il nostro cinema non è in crisi. Si fanno forse meno film rispetto al passato, perchè si finanzia meno. Un tempo si facevano 300 film all'anno, ora 80, di cui gran parte non raggiunge il pubblico. Oggi il cinema  americano prende il 65% del mercato che  è invaso dai film americani che sono più ricchi, anche per gli effetti speciali, a cui noi non possiamo ambire. Il nostro sitema distributivo è invaso dall'impero americano e noi siamo servi di questa colonizzazione, siamo come stranieri in casa nostra. Basta capire quanto siamo servi vedendo il cinema nazionale francese, regolato da una legge che se proietti film francesi non ti mette tasse sugli incassi. Noi,in Italia, non siamo capaci di mettere tasse sugli incassi americani per tutelare il cinema italiano. E' angosciante, perchè gli americani ci strozzano? Questa colonizzazione è iniziata nel dopoguerra, nel '45, c'erano delle tasse alte, ma tolta la legge un film italiano è come quello americano, è free, libero.


Antioco Floris, critico

cinemecum.Antioco FlorisIl cinema italiano ha alti e bassi come altre cinematografie mondiali. Ora non ha molte idee, ma anche nel piccolo qualche cosa emerge. Non possiamo dire che sia morto negli anni '50, sono affermazioni lapidarie, che lasciano il tempo che trovano. Negli anni '60, '70 c'è stata alta qualità nel cinema italiano. Non dimentichiamo Pasolini, che lavora molto negli anni '60, Fellini, Antonioni.
Sta cambiando il modo di fare cinema, il modo di fruire il cinema. L'avvento di internet avrà un risvolto nella fruizione, ci sarà la necessità di offrire prodotti per un mercato sempre più vario. Il cinema si evolve tra alti e bassi, non siamo in America, dove c'è una produzione ricca. E' una situazione -questa - presente in tutte le cinematografie internazionali, ad eccezione di quella francese. Il cinema francese,infatti, mantiene una certa costanza, i grandi autori continuano a fare grandi film. Nel cinema tedesco, spagnolo, cosa vediamo? Il cinema inglese, per esempio, va avanti con il cinema sociale. Lo sguardo deve tener conto di una serie di aspetti che variano.
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