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Cinema e crimini

"Eastern promises" di David Cronenberg, ovvero Il sogno perduto dell'occidente.

Il perfetto ingranaggio criminale, gestito dal vecchio capo, un vero e proprio Padrino in versione moscovita del nuovo millennio, si inceppa per un granellino apparentemente insignificante: una delle ragazze tenute in schiavitù per alimentare il mercato della prostituzione minorile riesce a fuggire per andare a partorire in ospedale, la ragazza muore ma la neonata riesce a sopravvivere.
Sarà proprio questo il filo che condurrà l’ostetrica nel ristorante, alla ricerca dei parenti della ragazza ai quali affidare la bambina: il diario di Tatiana, scritto in russo e quindi da tradurre, contiene rivelazioni scabrose che, nel corso del film, metteranno in pericolo la vita dell’indomita ostetrica, della sua famiglia e della stessa piccolina, sino ad un finale solo apparentemente rassicurante (il Padrino finirà in galera ma la sua organizzazione sopravvive).

 cinemecum.La promessa dell'assassinoProprio l’incontro/scontro tra l’ostetrica (una combattiva Naomi Watts) e la famiglia mafiosa costituisce il punto centrale del film (che ha comunque diversi livelli di lettura, tutti di grande impatto), perché costringe a riflettere sui cambiamenti epocali che, nella nostra società, sono indotti dall’ingresso di organizzazioni criminali così potenti e ricche: CRONENBERG approfitta, forse, di alcuni fatti di cronaca recenti (l’omicidio col polonio, avvenuto proprio a Londra, ai danni di un ex appartenente al KGB) per cercare di spiegare come la vita quotidiana di ciascuno, anche delle persone apparentemente meno esposte al pericolo, viene profondamente modificata, e in peggio, a causa della convivenza con i nuovi assassini della porta accanto.

CRONENBERG è maestro nel raccontare come il male, per sua natura, dilaghi a macchia d’olio, senza risparmiare nessuno nel suo cammino: dopo aver raccontato i percorsi del male nella scienza (La mosca, 1986), nell’animo umano (Gli inseparabili, 1988), nei sentimenti (Crash, 1996), oggi ci illustra l’ingresso violento del male nei meccanismi della società civile ed il conseguente avvelenamento dei rapporti e dei valori che credevamo garantiti dalle moderne Costituzioni (la vita e la libertà personale, in primo luogo).
 
 cinemecum.La promessa dell'assassinoNon che le mafie nostrane siano state e siano da meno, anzi: ma l’elemento di novità rappresentato dalle nuove mafie non si esaurisce solo nell’incremento del rischio criminalità ma costituisce anche un elemento di frattura sociale, con l’introduzione di nuove e disumane strategie.
In questo discorso, il rischio di xenofobia è dietro ogni parola: ma non è il diverso in sé che ci deve spaventare, è invece il diverso che si annida nell’anima buia della criminalità organizzata, di cui sostanzialmente ignoriamo le logiche e gli obiettivi.
Il film affronta questo tema con coraggio civile e ci spiega che la difesa è possibile: la piccola figura dell’ostetrica mette in crisi la potente mafia, semplicemente sfidandola e mettendola di fronte alle proprie responsabilità.
Ma questo non basta: infatti, CRONENBERG inserisce un’altra figura, quella dell’autista russo (nella potente interpretazione di VIGGO MORTENSEN), che si presenta come il più duro ed efferato di tutti i criminali ed è invece, in realtà, un poliziotto infiltrato proprio per contrastare e combattere, dall’interno, l’organizzazione.
 cinemecum.La promessa dell'assassino Una scelta rischiosa, sia per lo Stato, che in qualche modo autorizza i propri rappresentanti a commettere reati (anche se per scopi istituzionali ed importanti); sia per il singolo, che, in questo doppio gioco, si espone a pericoli mortali continui.
La figura del poliziotto/criminale esiste anche nelle nostre norme penali: si chiama, appunto, infiltrato oppure agente provocatore e le sue attività sono denominate azioni sotto copertura.
E’ uno dei pochi settori del processo penale in cui vale l’assunto che il fine giustifica i mezzi: si combatte il crimine nell’unico modo possibile, cioè inserendo all’interno delle organizzazioni soggetti che, da poliziotti, possono trovare le prove direttamente alla fonte, con il drammatico compromesso di autorizzarli (pur con limiti e condizioni) a commettere reati.
E’ evidente che, in questo modo, si assottigliano i confini tra bene e male o, per essere meno retorici, tra legalità ed illegalità: ma è una scelta forzata, perché la lotta alla criminalità organizzata, per di più globalizzata, richiede strumenti nuovi e non tradizionali.
Il messaggio allora è proprio questo: Cronenberg chiude (vuole chiudere) con un segno di speranza, sapendo però che la mafia è stata sconfitta ma non battuta; soprattutto, affida la ribellione al sopruso criminale a due figure, l’ostetrica ed il poliziotto russo, entrambe, in modo diverso, lasciate sole in questa battaglia, gente normale contro grandi criminali.
E’ un messaggio amaro: sventurato il popolo che ha bisogno di eroi.

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