"Panas", quando la leggenda diventa un film
Dopo un anno di lavorazione ultime scene di registrazione per l'originale esperimento di autofinanziamento cinematografico girato da Tiziano Pillittu in quel di Pimentel. di Alessandra Menesini
Di tutt’altro argomento e maggiore impegno tematico, ”Panas” si ispira nel titolo alla antica leggenda sarda che narra che le donne morte di parto siano condannate per sempre a lavare al fiume i panni dei loro piccoli mai nati. Le sventurate tornano ogni sette anni, nelle notti di luna piena. Dalle dolenti figure di queste madri incolpevoli prende l’avvio una vicenda di misteri e intrecci familiari, un racconto in costume sardo che copre un arco di tempo dal 1890 al 1925. Nel plot, due gemelli dal diverso destino, un duca, una vendetta, la figura dell’Accabadora col suo martelletto di olivastro. Lo sfondo sono le campagne di Pimentel e Samatzai, la Casa Orrù di San Raimondo di Gesturi, il Museo di Mandas, la ferrovia di Monserrato. Sonoro in italiano e sardo con sottotitoli, musiche originali di Efisio Burranca, maestro di launeddas. Regia, luci e montaggio di Tiziano Pillitu. Aiutoregista, Angela Marras. Trucco e costumi di Serenella Sanna e Roselma Schirru. Ripreso in digitale con una sola telecamera, “Panas” (1 h, 45 di durata ), è arrivato alle fasi conclusive, dopo circa un anno di lavorazione.