La Sardegna dolente ed emozionante di Mereu
Presentato alla stampa Sonetaula di Mereu. Tratto dal libro omonimo di Giuseppe Fiori, racconta un’esistenza dolorosa, segnata dalla sconfitta. Il regista con la troupe ha presentato il film nell’Aula Magna della Facoltà di Scienze della Formazione a Cagliari e al Galaxy cinevillage. di E.R.
Ha l’andamento di un classico emozionante, Sonetaula di Salvatore Mereu . Tratto dal libro omonimo di Giuseppe Fiori, si pone come una delle pellicole italiane più importanti della stagione, coraggiosa nelle scelte formali, contenutistiche e linguistiche. Il film, infatti, è parlato in sardo, sottotitolato in italiano, ma questa non appare un’opzione folcloristica o piaggeristica.
Lo spettatore, che ha letto il testo di Fiori, ha la sensazione di averlo fatto in sardo, perché la lingua in Sonetaula è naturale all’interno del contesto e dei personaggi narrati. Mereu è rigoroso, puntiglioso nella ricostruzione di un Sardegna dolente, scenario di un’esistenza segnata, quella di Sonetaula, il servo pastore diventato latitante per aver portato a termine una vendetta legata non solo alle leggi del codice barbaricino, ma ad ansie, vuoti d’affetto, crudele solitudine dell’anima.
Il regista ha presentato il film alla stampa, mercoledì 5 marzo, a Cagliari alla sala Odissea e ne ha discusso con il pubblico mercoledì 12, sempre nel capoluogo, nell’aula magna della Facoltà delle Scienze della Formazione.
Mereu ha girato Sonetaula in un anno, montando una versione destinata alle sale e una che andrà in onda sugli schermi RAI a novembre. “Sonetaula forse è un azzardo artistico, ma abbiamo deciso di percorrerlo totalmente” ha affermato il regista “La versione per la televisione avrà qualche diversità, qualche modifica per adattarsi ad un linguaggio comunicativo differente per uno spettatore non motivato come, invece, è quello cinematografico. Alcuni personaggi risulteranno maggiormente approfonditi, ma, purtroppo, verrà doppiato in italiano. Questa è l’unica, pesante condizione che ho avuto per poter girare il film. Per il resto ho lavorato senza condizionamenti”.
Il regista ha presentato il film alla stampa, mercoledì 5 marzo, a Cagliari alla sala Odissea e ne ha discusso con il pubblico mercoledì 12, sempre nel capoluogo, nell’aula magna della Facoltà delle Scienze della Formazione.
Mereu ha girato Sonetaula in un anno, montando una versione destinata alle sale e una che andrà in onda sugli schermi RAI a novembre. “Sonetaula forse è un azzardo artistico, ma abbiamo deciso di percorrerlo totalmente” ha affermato il regista “La versione per la televisione avrà qualche diversità, qualche modifica per adattarsi ad un linguaggio comunicativo differente per uno spettatore non motivato come, invece, è quello cinematografico. Alcuni personaggi risulteranno maggiormente approfonditi, ma, purtroppo, verrà doppiato in italiano. Questa è l’unica, pesante condizione che ho avuto per poter girare il film. Per il resto ho lavorato senza condizionamenti”.
A chi gli chiede perché non si sia servito di strategie spudoratamente commerciali per conquistarsi il pubblico, risponde con passione: “Interpreto questo lavoro da sempre senza barare, forse perderò qualche spettatore, ma sono convinto che i film devono essere lo specchio dell’anima di chi li realizza. Ho raccontato questa storia stando dentro la testa del protagonista. Non mi sono posto il problema di un’illustrazione sociologica. A questo proposito, ho seguito il percorso di Fiori, che, se nella prima versione del romanzo appariva profondamente condizionato dal suo lavoro giornalistico, nella seconda edizione ha privilegiato il personaggio principale. Mi rendo conto che il mio film chiede molto allo spettatore, ma se avessi pensato esclusivamente ad un’opera “semplice” non avrei realizzato Sonetaula!”
La Sardegna raccontata da Mereu è quella “di un periodo tragico dove si moriva per febbre e per fame. Ora è, ovviamente, molto cambiata, ma non si è cancellato del tutto l’aspetto fosco segnato da alcuni rigurgiti “di barbarie”, evidenti in certi drammatici episodi che ci raccontano di omicidi spietati, per esempio, e ci indicano una profonda sfiducia nei confronti della giustizia di stato.” Ricostruire la Sardegna anni quaranta non è stato semplice “L’abbiamo ritagliata con precisione chirurgica utilizzando varie location e saldata con l’artificio del montaggio. Abbiamo girato in Barbagia, a Tempio, a Bosa e in vari paesi sempre con la collaborazione delle amministrazioni comunali. Ci siamo documentati sul materiale cinematografico, ma soprattutto fotografico dell’epoca.” Un altro elemento del film è l’ostentato omaggio al maestro De Seta. Non solo perché uno degli attori è Peppeddu Cuccu, l’indimenticabile bambino di Banditi a Orgosolo. Le inquadrature dentro la pinneta ricordano, per intensità cromatica, quelle del documentario desetiano Pastori ad Orgosolo. Mereu sottolinea “la grande lezione realizzata da Vittorio De Seta e, certamente, Sonetaula ha in comune con quell’opera inarrivabile l’uso degli attori non professionisti, le ambientazioni dal vero, la storia di un ragazzo che diventa latitante. Probabilmente, Sonetaula è figlio di Banditi a Orgosolo.” La scelta di un non attore, poi, si è rivelata vincente.
La Sardegna raccontata da Mereu è quella “di un periodo tragico dove si moriva per febbre e per fame. Ora è, ovviamente, molto cambiata, ma non si è cancellato del tutto l’aspetto fosco segnato da alcuni rigurgiti “di barbarie”, evidenti in certi drammatici episodi che ci raccontano di omicidi spietati, per esempio, e ci indicano una profonda sfiducia nei confronti della giustizia di stato.” Ricostruire la Sardegna anni quaranta non è stato semplice “L’abbiamo ritagliata con precisione chirurgica utilizzando varie location e saldata con l’artificio del montaggio. Abbiamo girato in Barbagia, a Tempio, a Bosa e in vari paesi sempre con la collaborazione delle amministrazioni comunali. Ci siamo documentati sul materiale cinematografico, ma soprattutto fotografico dell’epoca.” Un altro elemento del film è l’ostentato omaggio al maestro De Seta. Non solo perché uno degli attori è Peppeddu Cuccu, l’indimenticabile bambino di Banditi a Orgosolo. Le inquadrature dentro la pinneta ricordano, per intensità cromatica, quelle del documentario desetiano Pastori ad Orgosolo. Mereu sottolinea “la grande lezione realizzata da Vittorio De Seta e, certamente, Sonetaula ha in comune con quell’opera inarrivabile l’uso degli attori non professionisti, le ambientazioni dal vero, la storia di un ragazzo che diventa latitante. Probabilmente, Sonetaula è figlio di Banditi a Orgosolo.” La scelta di un non attore, poi, si è rivelata vincente.
Difficile per lo spettatore, infatti, dimenticare il viso splendido e tormentato di Francesco Falchetto, diciassettenne di Orotelli, “reinventato” dalla camera di Mereu: il timido ragazzino che risponde con pudore alle domande dei giornalisti diviene un interprete perfetto sullo schermo, sembra che il film non avrebbe avuto senso senza di lui.
Per concludere chiediamo al regista di Sonetaula in quali termini si è svolto il rapporto con il direttore della fotografia, così importante nella composizione della pellicola, simbolica nel suo alternare colori freddi, colori caldi, cromatismi di vita e di morte.
“La particolarità di questo film ha avuto come conseguenza l’alternarsi di ben quattro direttori della fotografia, come si vede dai titoli di coda. Questo non è stato negativo. Non ho mai voluto un prevalere della fotografia sugli altri codici espressivi. Sonetaula è stato girato in un anno, un vantaggio conquistato con la produzione che mi ha permesso sostanzialmente di fare le riprese in maniera cronologica, evenienza non percorribile, in genere. Ho girato come se realizzassi un documentario, adattandomi alle stagioni e al tempo, avendo sempre le idee chiare su che cosa volevo trasmettere e raccontare. Al montaggio, poi, siamo riusciti, con la tecnica digitale, a rendere la fotografia conforme ad ogni sezione narrativa.”
“La particolarità di questo film ha avuto come conseguenza l’alternarsi di ben quattro direttori della fotografia, come si vede dai titoli di coda. Questo non è stato negativo. Non ho mai voluto un prevalere della fotografia sugli altri codici espressivi. Sonetaula è stato girato in un anno, un vantaggio conquistato con la produzione che mi ha permesso sostanzialmente di fare le riprese in maniera cronologica, evenienza non percorribile, in genere. Ho girato come se realizzassi un documentario, adattandomi alle stagioni e al tempo, avendo sempre le idee chiare su che cosa volevo trasmettere e raccontare. Al montaggio, poi, siamo riusciti, con la tecnica digitale, a rendere la fotografia conforme ad ogni sezione narrativa.”
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