"7 km da Gerusalemme" di Claudio Malaponti
Ricordo quella sera di un anno fa, quel piccolo cinema, pressoché deserto, quattro persone sparute, io una di loro, un signore dormiva e scivolando giù per la poltroncina trovava conforto tra le braccia della moglie, lo ricordo ancora, benissimo. “Come fa a dormire”, mi chiedevo.. come si fa a dormire di fronte a quest’immensità di cielo, di panorama. Di cose. Di storia.
In questa pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di Pino Farinotti, si racconta la storia di Alessandro Forte/alias Luca Ward, pubblicitario rampante, intrappolato in una realtà metropolitana che gli sfugge di mano, che gli sta stretta e lo porta attraverso un insieme di accadimenti quasi inspiegabili, di incontri apparentemente casuali, a sette miglia da Gerusalemme, sulla strada di Emmaus, dove Luca, l’apostolo medico, in un vibrante brano del Vangelo racconta dell’incontro di due discepoli col Cristo Risorto. Proprio lì, Alessandro, incontrerà un uomo, vestito di una tunica bianca, i capelli lunghi, la barba incolta, lo sguardo dolce e penetrante, che chiamandolo per nome, gli dirà, “ sono io, sono Gesù.
Questo film per chi ha letto il Vangelo, racconta un Gesù, ben riconoscibile, e spiega bene, meravigliosamente bene, che non c’è tempo, non c’è moda, modernità, non c’è niente di niente, in cui non si possa collocare la persona di Gesù e vederla perfettamente incorniciata al tutto. Un tutto bellissimo, paradisiaco o disastroso che sia. Ecco l’omogeneità con cui Malaponti racconta del Figlio dell’uomo e di un uomo, è veramente evangelica.
Non vi racconterò come finisce il film, come si protrae la trama, se si tratta di sogno, realtà, allucinazione, fortuna sublime, dovrete vedervelo, andare ad acquistarlo.
Posso dirvi che la “chiamata” è come un tocco d’angelo che può disintegrare la tua vita e riaprirla. Posso dirvi che ho visto Gesù tante volte nella mia vita, camminava con noi, era lì, in quell’inferno polveroso, era palpabile la sua presenza, il suo amore, tutti lo sapevamo che c’era, senza dircelo mai sapevamo che era al nostro fianco, sapevamo che era paziente e che ti segue. Che ti aspetta. Coi suoi chiodi da mezzo chilo nei polsi, può capire il tuo dolore, il dolore del mondo, che è il suo.
Ps:
Leggendo spesso in questo sito, come altrove, “del film, ormai quasi viaggio sogno utopia”, su un Gesù Sardo, di Columbu, vedendo questa pellicola, mi son chiesta, “ ma c’è bisogno davvero d’un Gesù Sardo?”.
Sì, ce n’è assolutamente bisogno.
Ne sono sempre più convinta!
Auguro a tutti una Santa Pasqua Di Resurrezione.