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Passioni - M. Aschieri

"7 km da Gerusalemme" di Claudio Malaponti

di Monica Aschieri

7 km da gerusalemme, locandinaDedicato a raffaella
Ricordo quella sera di un anno fa, quel piccolo cinema, pressoché deserto, quattro persone sparute, io una di loro, un signore dormiva e scivolando giù per la poltroncina trovava conforto tra le braccia della moglie, lo ricordo ancora, benissimo. “Come fa a dormire”, mi chiedevo.. come si fa a dormire di fronte a quest’immensità di cielo, di panorama. Di cose. Di storia.
I film d’autore, le piccole grandi opere create con pochi soldi, non distribuite, non pubblicizzate, lasciate a morire là, in una tiepida agonia, da sole. Non è giusto! Come quasi tutto in questo mondo. Quali sono le cose giuste? Ecco stanotte, forse accade una cosa giusta; ho ritrovato quel film, il dvd di 7 Km da Gerusalemme, e con immenso piacere l’ho rivisto. Poi mi son fatta un giro su internet, quasi non se ne parla; elogiato dalla Chiesa, dal Papa in persona, dalla Cei, persino una copertina su Famiglia Cristiana, e totalmente ignorato dalla critica, poche parole, proprio per non farne un caso, così che non se ne parli. Un film ucciso dal silenzio. Il silenzio degli scettici.
E’ una storia bellissima, tanto bella che quasi non importa come recitata, con una fotografia rarefatta, che incanta, di Alessandro Pesci (lo stesso di Caos Calmo.. ).  

7 km da GerusalemmeIn questa pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di Pino Farinotti, si racconta la storia di Alessandro Forte/alias Luca Ward,  pubblicitario rampante, intrappolato in una realtà metropolitana che gli sfugge di mano, che gli sta stretta e lo porta attraverso un insieme di accadimenti quasi inspiegabili, di incontri apparentemente casuali, a sette miglia da Gerusalemme, sulla strada di Emmaus, dove Luca, l’apostolo medico, in un vibrante brano del Vangelo racconta dell’incontro di due discepoli col Cristo Risorto. Proprio lì, Alessandro, incontrerà un uomo, vestito di una tunica bianca, i capelli lunghi, la barba incolta, lo sguardo dolce e penetrante, che chiamandolo per nome, gli dirà, “ sono io, sono Gesù.
 
Io ti ho voluto qui.. quegli incontri non furono casuali, da qualche parte, da qualche parte, qualcuno guardava..”.. Ed ecco nascere un rapporto, ed ecco che avviene ciò che qualsiasi cristiano vero spera, prega, implora s’avveri. Stare con Lui. Con Gesù, come con un amico, come col tuo amore assoluto, come con il senso della tua vita, il senso di tutto, da che luce fu. La bianchezza traslucida di Gerusalemme la più antica, complicata, dolorosa città del mondo, e il deserto circostante illumina e avvolge i due protagonisti, dando al tutto una dimensione quasi allucinatoria, tra il sogno, la follia, l’incanto. Alessandro è restio a credere, vuole prove, miracoli, cose tangibili. E vuole sapere, chiede, interroga. Gesù, con le sembianze cui siamo abituati storicamente a vederlo dipinto, risponde, mostra, svela, miracola, incanta. Parla con un linguaggio semplice, come nel Vangelo,  per essere capito dai  bambini e travisato dai dotti.
 
7 km da GerusalemmeAttraverso flashback, il film va avanti e indietro, portando lo spettatore nella vita del pubblicitario, tra i suoi amici, il suo lavoro, l’ex moglie, la figlia, l’amica malata, e il deserto, la vicinanza con Gesù, il senso di stordimento, di confusione iniziale, e poi mano mano, la fiducia, il dialogo, il bisogno di averlo a fianco. Una perfetta contaminazione tra sacro e profano, modernità e antico, Dio e uomo. Uomo con uomo, uomo con Dio uomo, con Dio vivo. Ed ecco Gesù salire in macchina, allacciarsi le cinture, parlare di internet, bere una lattina di coca cola, eccolo il comunicatore più grande di tutti i tempi, comunicare come noi, facendo le stesse cose, bevendo la coca, essendo uno di noi ed anche il figlio di Dio.
Questo film per chi ha letto il Vangelo, racconta un Gesù, ben riconoscibile, e spiega bene, meravigliosamente bene, che non c’è tempo, non c’è moda, modernità, non c’è niente di niente, in cui non si possa collocare la persona di Gesù e vederla perfettamente incorniciata al tutto. Un tutto bellissimo, paradisiaco o disastroso che sia. Ecco l’omogeneità con cui Malaponti racconta del Figlio dell’uomo e di un uomo, è veramente evangelica.
Non vi racconterò come finisce il film, come si protrae la trama, se si tratta di sogno, realtà, allucinazione, fortuna sublime, dovrete vedervelo, andare ad acquistarlo.

7 km da GerusalemmePosso dirvi che la “chiamata” è come un tocco d’angelo che può disintegrare la tua vita e riaprirla. Posso dirvi che ho visto Gesù tante volte nella mia vita, camminava con noi, era lì, in quell’inferno polveroso, era palpabile la sua presenza, il suo amore, tutti lo sapevamo che c’era, senza dircelo mai sapevamo che era al nostro fianco, sapevamo che era paziente e che ti segue. Che ti aspetta. Coi suoi chiodi da mezzo chilo nei polsi, può capire il tuo dolore, il dolore del mondo, che è il suo.

Ps:
Leggendo spesso in questo sito, come altrove, “del film, ormai quasi viaggio sogno utopia”, su un  Gesù Sardo, di Columbu, vedendo questa pellicola, mi son chiesta, “ ma c’è bisogno davvero d’un Gesù Sardo?”.
Sì, ce n’è assolutamente bisogno.
Ne sono sempre più convinta!

Auguro a tutti una Santa Pasqua Di Resurrezione.