"Barbarossa"di Renzo Martinelli
"La vita segreta della api" di Gina Prince-Bythewood
Come quella delle api inspiegabile e misteriosa è la vita di certi film. Alcuni vengono proiettati per mesi, altri appaiono e scompaiono come meteore. Non sempre dipende dalla loro effettiva validità: alcune volte è intrigante il titolo o l'attore, oppure si è bersagliati dal bombardamento pubblicitario.
"Dieci inverni" di Valerio Mieli
"Basta che funzioni" di Woody Allen
"Gli abbracci spezzati" di Pedro Almodovar
La musica di Alberto Iglesias De Portillo introduce e accompagna lo spettatore per tutto l'ultimo film di Pedro Almodovar creando di per sé una atmosfera cupa e struggente.
"Duplicity" di Tony Gilroy
Lei è Julia Roberts, ex pretty girl, ex agente CIA. Lui è Clive Owen, ex All American boy, ex agente Intelligence britannica. C'è anche un ex agente KGB ma ha fatto il suo tempo. Questa triplicity lavora in unisono nello spionaggio industriale, personalmente più redditizio e meno rischioso che lavorare per la patria.
"Pelham 123 - ostaggi in metropolitana" di Tony Scott
''Baaria'' di Giuseppe Tornatore
"La donna di nessuno" di Vincenzo Marano
Il debutto francese di Vincenzo Marano, più noto come regista di serial tv, non è dei migliori. "La Donna di nessuno", infatti, avrebbe tutto per essere un buon film se gli ingredienti in ballo non fossero troppi. E aggrovigliati. Si parte da un argomento di grande attualità: indagine per droga e prostituzione che porta all'arresto di un gruppo di "escort" superlusso e della loro manager, una eccellente Anna Galiena.
Pochi (ri)passi d'estate
In questa torrida estate che non accenna a finire, neppure il sollievo dell'aria condizionata di un cinema per carenza assoluta di film da vedere. Soltanto un ripasso di pellicole già note e magari perse nelle piogge invernali. E' quanto è stato offerto, gratuitamente e con lodevole iniziativa, dalla Provincia di Roma nel cortile della sua sede accanto a piazza Venezia agli accaldati superstiti cittadini ben lieti di assistere ad un programma ben nutrito. Un film per sera ed ecco, in breve, il resoconto di quelli che ho visto.
“The Reader” di Stephen Daldry
"Lo strano caso di Benjamin Button" di David Fincher
di Clara Spada
Un film -americano- che si presenta al pubblico accompagnato dal risonare delle trombe di tredici nominations all'Oscar, fatto mai successo in precedenza, lo si va a vedere con molte perplessità e con maggiore propensione alla critica. Ed anche con una amica, giusto per sondare il terreno.
"La Duchessa" di Saul Dibb
"Lui mi ama?" chiede felice. La madre non risponde, lei sa che si tratta di un contratto, l'amore non ne fa parte, ciò che conta è il titolo.
"Vincere" di Marco Bellochio
Non ha vinto. Nonostante i complimenti di stampa e di pubblico, nessuna "palma" a Cannes per Marco Bellocchio e il suo melodrammone "Vincere" del quale, oltre la regia, ha curato anche la sceneggiatura. Eppure il film merita. Molti spezzoni di repertorio in bianco e nero (che va tanto di moda) una eccellente e passionale Giovanna Mezzogiorno, uno spaccato di storia minore tra le tante avventure mussoliniane, un racconto obiettivo dei fatti.
“Defiance” di Edward Zwick
di Clara Spada
Il braccio del dittatore irrompe sullo schermo e cade pesante sull' Europa invasa e violentata dai suoi sicari. Le immagini sgranate di documentari in bianco e nero richiamano alla memoria l' orrore degli anni di quel folle sterminio. Molte di esse ci sono ormai familiari e nonostante ciò ci strappano lacrime. Il volto disumanizzato della vecchia sollevato da un frustino, il volto divertito del soldato nazista che documenta il fatto.
"Un'estate ai Caraibi" dei fratelli Vanzina
"Pranzo di Ferragosto" di Gianni Di Gregorio
"Gli amici del Bar Margherita" di Pupi Avati
"Il dubbio" di John Patrick Shanley
I personaggi principali, magistralmente interpretati da Meryl Streep, candidata all'Oscar, e a Philip Seymour Hoffman, si impossessano dello schermo come se fosse una arena in cui combattere fino all'ultima battuta.
"Il papà di Giovanna" di Pupi Avati
di Clara Spada
Lo si incontra spesso, a Roma, "il papà di Giovanna" Silvio Orlando, seduto al bar intento a leggere il giornale o a spasso per le stradine intorno a Campo dei Fiori. E' un personaggio familiare, direi una persona normale e affabile con la quale scambiare piacevolmente due chiacchiere.
L'ultima volta mi è venuto spontaneo chiedergli in che fosse impegnato. "Sto lavorando con Pupi Avati". Solo un guizzo negli occhi mi ha fatto capire la sua soddisfazione di attore, non ha aggiunto che era l'interprete principale di uno dei quattro film italiani in concorso al Festival di Venezia.