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E le chiamano feste...

Editoriale

Feste..."La legge sul cinema è morta? E come mai? Voi avete un governatore eccezionale certamente avrà fatto il possibile". Così Liliana Cavani dichiarava ai microfoni di "Cinemecum".  Si sarebbe dovuta informare la regista che la legge è morta per davvero.

E che probabilmente a Soru della settima arte in verità non gliene è mai importato nulla se non quando, con il cinema, ha potuto esercitare potere e imporre sue scelte personali, secondo un copione già visto in altri campi. E purtroppo questa è la prima e amara constatazione necessaria in un bilancio di fine anno, ben riassunta nella coincisa battuta del critico Gianni Olla che ironizza cinicamente, prendendo a prestito la famigerata provocazione di Goffredo Fofi "Il cinema italiano è morto” (anche questa ripetuta ai microfoni di Cinemecum).
 
Renato SoruCosì nel 2008 politica e cinema in Sardegna non si sono incontrati come molti avrebbero sperato. Inizialmente sembrava, anche se non ai più smaliziati, un matrimonio perfetto, di vero amore. Presto la legge si è rivelata un'illusione di G. Meliès: è sparita. Da quando il regista Montaldo si è dimesso, non c'è ancora un presidente della commissione selezionatrice, nonostante i film siano stati presentati da molto tempo. Per le produzioni, dunque, non rimangono che vaghe speranze Secondo notizie avute negli uffici dell'assessorato, il Fondo di garanzia che dovrebbe gestire i finanziamenti per i film sarebbe stato già istituito presso il Banco di Sardegna mentre parrebbe che i soldi a disposizione per quest’ anno sarebbero 3 milioni e ottocento di euro oltre quelli rimasti inutilizzati degli anni precedenti. Fra questi anche un milione e mezzo di euro per le cooproduzioni.
 
Nel frattempo, però, è intervenuta la Ue che ha rispedito al mittente la delibere attuative relative alle sceneggiatura, che ora dovranno essere sottoposte nuovamente al vaglio della Commissione. Tutto tace per quanto riguarda la Film Commission: non è mai stato nominato il presidente previsto nella legge del 2006, l'appalto di Artevideo è scaduto e non ne è stato pubblicato un altro, si parla di gestione da affidare a organismi privati, ma si assicura che rimarrà pubblica e che forse sarà una Fondazione. La soluzione al mistero forse si annida nei fascicoli della Procura della Repubblica di Cagliari relativi agli scandali Saatchi and Saatchi che hanno coinvolto il Governatore e altri suoi amici. (Per i più curiosi consigliamo uno sguardo al sito dell’Onorevole Maninchedda che riporta una email davvero interessante).

Maria Antonietta MongiuTutto fermo anche sul fronte della Cineteca. E infine nessuna notizia ancora dei bandi per le manifestazioni, i concorsi e le rassegne. Negli uffici riferiscono che si tratta di pochi giorni ancora. Speriamo. Come al solito i politici fanno pagare le loro incertezze e incapacità sulla pelle delle volonterose associazioni culturali che sono costantemente tenute in sospeso a danno poi della qualità dei loro progetti. E alla faccia della sbandierata volontà dell’assessore Mongiu che aveva parlato di coordinamento delle iniziative. A fine anno abbiamo avuto una proliferazione di rassegne, festival e iniziative cinematografiche che si sono accavallate negli stessi giorni e nelle stesse ore provocando le reazioni dei volontari delle associazioni culturali, costretti a concentrare la loro attività negli ultimi mesi dell’anno e anticipando le spese di tasca loro..

Citto MaselliNel frattempo è trapelata una notizia dell’ultimo momento: pare che il Governatore voglia affidare al regista Citto Maselli la realizzazione di un film da ambientare in Sardegna, stile "operazione siciliana" di Wenders effettuata con "Palermo Shooting". In che modo, senza una legge ancora operante, non si sa. Insomma il panorama non è proprio dei migliori ed è per questo che abbiamo deciso di lasciare la parola agli addetti ai lavori raccogliendo le loro opinioni nel dibattito che vi proponiamo e al quale vi invitiamo a partecipare per trovare una soluzione condivisa da portare all’attenzione di tutti gli enti pubblici.

Per quanto ci riguarda, noi quest’anno abbiamo fatto il possibile per  modernizzare il sito, arricchirlo e ravvivarlo con i vostri commenti e le nostre proposte video e, soprattutto, per superare i confini dell'Isola. Per Natale vi proponiamo una edizione raddoppiata particolarmente gustosa: con la apertura della pagina di Ischia, (che si aggiunge alla Sicilia e a Malta e da Sassari la lettera di Giovanni Columbu, gli approfondimenti che comprendono anche il pezzo su Wenders di Gianni Olla, le interviste (anche) video alla grande Liliana Cavani, sino alla sezione on line dei video di "3 minuti di celebrità a Cagliari" con il voto e il premio per i lettori. Appuntamento a metà gennaio. E buone feste a tutti.

Enrica Anedda

Scarica la Delibera n° 21 del 2008


Il dibattito: Due domande sul cinema.

Cinemecum ha raccolto per telefono le opinioni  di alcuni operatori del settore riguardo alla questione del Cinema in Sardegna. In particolare abbiamo chiesto un commento su:
1) il sistema di assegnazione dei contributi pubblici che spesso hanno costretto le associazioni a concentrare tutte le iniziative a fine anno e a anticipare le spese di tasca propria.
2) la situazione di stallo della Legge cinema della Sardegna.
Insieme ai commenti "Cinemecum" ha raccolto anche i loro auguri per la nostra attività che cortesemente ricambiamo.
Siete tutti invitati a unirvi al dibattito, nella prospettiva di poter condividere  in seguito una proposta unica da presentare agli organi competenti.

 
Gianfranco Cabiddu, regista (Le Isole del Cinema)
1)Il problema della ritardata assegnazione dei contributi pubblici è un problema presente da tanto tempo. Per quanto ci riguarda, noi del festival “Le Isole del Cinema” non badiamo a questo: infatti siamo pieni di debiti!
Programmiamo la rassegna per i mesi di giugno, luglio, agosto e settembre. Infatti spesso e volentieri iniziamo un po’ al buio, quando le delibere non sono ancora arrivate.
Una rassegna seria deve essere pensata 6-8 mesi prima. Se si avesse certezza dei contributi, sarebbe meglio per tutti: per la Regione, per i funzionari e per gli operatori.
Noi cerchiamo di adeguarci ad una programmazione nazionale regolare perchè siamo legati anche al Ministero: abbiamo già impegnate delle risorse ministeriali per il 2009, e il Ministero chiude la programmazione 2009 a dicembre 2008.
Purtroppo il meccanismo regionale fa sì che spesso ci si debba inventare una rassegna, nel momento in cui arrivano i soldi. Se la Regione non decide prima, è come se giustificasse una certa autoreferenzialità e pigrizia nella programmazione. Costringe tutti a questo tipo di atteggiamento. Bisognerebbe avere maggiori certezze: sapere che, se una rassegna è riconosciuta come seria e meritevole di finanziamento, possa poi andare avanti con una certa sicurezza.
2)Penso che la situazione “cinema in Sardegna” non sia ancora partita, in realtà. E’ ancora da mettere in moto sotto molti aspetti. Tuttavia, si ha bisogno di avere risposte certe: nel cinema è meglio un “no” che un “ni”.
La legge sul cinema, come tutte le cose che arrivano alla fine di un lungo percorso, arriva già un po’ vecchia e antiquata. Bisogna tener conto che noi autori e addetti ai lavori non siamo riusciti a comunicare bene una cosa importante, e cioè che si tratterebbe di contributi che non vanno nelle tasche dei registi né degli autori, ma vengono spesi nel territorio, dai produttori, per pagare gli operatori, le location, per alberghi e ristoranti…soldi che portano altri soldi, a favore del territorio e non per le tasche del regista. Riuscire a far capire questo sarebbe una grande cosa perchè si tratta di un investimento di tipo produttivo, un volano economico che, seppure modesto in confronto ad altri,  consente di far alta l’immagine della Sardegna molto più di tante altre tipologie di investimenti.
 
Antonello Zanda,  “Società Umanitaria.Cineteca Sarda”
1) Questa concentrazione di iniziative fa male alla cultura. E fa male anche alla programmazione culturale perché costringiamo il pubblico a scegliere ogni giorno fra tantissime iniziative molte delle quali sono di grande interesse, per cui oggi il pubblico non si chiede più: che cosa vado a vedere? a quale spettacolo voglio assistere? Ma si chiede principalmente: quali iniziative culturali mi perdo oggi? Perché non riesce a seguirle tutte. Il mio giudizio al riguardo è negativo. Il problema è: perché avviene questo? Perchè i soggetti che dovrebbero fare la programmazione e organizzare il lavoro in modo tale che gli eventi culturali siano distribuiti omogeneamente in tutto l’anno, non lavorano come dovrebbero lavorare, immagino anche per impedimenti interni di tipo burocratico, ritardi nella comunicazione, nell’erogazione dei contributi: è un serpente che si morde la coda., Se si va a chiedere conto ai responsabili,questi  dicono: “non è colpa mia perché io la pratica mi è stata passata in ritardo”. C’è la moda dello scaricabarile, ma in realtà la responsabilità è da addossare alla politica e al modello organizzativo dell’ente pubblico. Manca un’istanza di programmazione che concepisca l’intervento culturale come intervento culturale per tutto l’anno. Oggi si ragiona in termini di assegnazione del piccolo contributo a tizio e a caio senza pensare che l’esito pubblico di questo lavoro si ripercuote negativamente sul pubblico, che si ritrova 15 iniziative lo stesso giorno, ne sceglie una e ne perde altre e magari ha passato giorni e giorni senza nessun tipo di offerta culturale.
La responsabilità è del settore pubblico, di tutti gli enti: sia il Comune, che la Provincia che la Regione. Manca un coordinamento tra gli organismi pubblici, manca un gruppo di lavoro che concepisca la programmazione culturale come una programmazione che interessi tutto il settore pubblico. Oggi invece interessa solo il singolo funzionario e il singolo assessore.
Il pubblico dovrebbe cominciare a ragionare non più in termini rigidi e a pensare di non costringere l’associazionismo e tutto il settore a dover chiudere entro l’anno per esigenze di rendicontazione, esigenze di tipo formale. Io sono sicuro che sia possibile rinunciare a questa rigidità e consentire di chiudere un’attività nei primi mesi dell’anno successivo: basta avere la volontà politica di farlo. Se c’è questa volontà, lo si fa. Noi come cineteca abbiamo cercato di evitare di gravare ulteriormente sulla programmazione: infatti, dove abbiamo potuto, abbiamo spostato tutte le iniziative a gennaio e a febbraio affinchè le iniziative non siano sovrapposte.
2)Il Cinema in Sardegna non sta malissimo. Non sta benissimo, ma non possiamo nemmeno dire che stia male, nel senso che comunque c’è una grande attività, un grande fermento e voglia di fare e di realizzare anche delle buone idee. Ci sono delle persone di ottima intelligenza e di ottime competenze. Dunque, mettendo insieme tutte queste cose, il mio giudizio è positivo.
Ma la volontà non basta: quello che è carente è lo strumento legislativo. La regione sarda si è dotata di una legge che attualmente risulta inapplicata e, direi, completamente disattesa. Ha molti difetti perché frutto di mediazioni estranee della politica che rispondono ad altre ragioni. Era uno strumento perfettibile, con pregi e difetti. Si trattava di dotarla di criteri attuativi moderni e capaci di far camminare la legge e anche di correggerla, laddove fosse stato possibile, nei punti più ostici e macchinosi. Una buona politica di gestione della legge l’avrebbe sicuramente migliorata. Invece la gestione della legge è stata disastrosa perché la legge non ha mai camminato né dal lato della produzione, né dal lato della costruzione della cineteca regionale sarda, che ha un capitolo all’interno della legge. Dopo oramai quasi tre anni, l’istituzione della  cineteca regionale sarda risulta ancora ferma. È stato approvato uno statuto. La cineteca esiste ancora solo sulla carta, ma non di fatto. Con un risultato, poi, che la situazione della cineteca sarda e della società umanitaria è in una situazione drammatica, perché ha un fondo regionale assolutamente inadeguato per il suo funzionamento minimo. Noi sopravviviamo e la cineteca regionale non esiste ancora. L’unica cosa che esiste è questo deposito di materiale audiovisivo, disorganizzato sostanzialmente, non studiato per la fruizione ma per l’accantonamento, che è la digital library. Però, la digital library non è una cineteca! E non è un centro di servizi culturali audiovisivi. Non risponde alle richieste e ai bisogni del pubblico che noi testiamo tutti i giorni con un lavoro quotidiano di prestito di materiali audiovisivi, di offerta cinematografica pubblica, di offerta di formazione ed educazione al linguaggio cinematografico quotidiana. La digital library non potrà mai rispondere a bisogni di questo tipo. Ci vuole un centro che eroghi servizi gratuiti come da quarant’anni facciamo noi.
Quindi la legge è carente sia dal punto di vista produttivo che dal punto di vista della cineteca sarda.
Vorrei fare i miei auguri a Cinemecum: che continui il suo lavoro e che migliori giorno per giorno nella sua capacità di informare il pubblico sul mondo del cinema e degli audiovisivi. Buon lavoro
 
Pepetto Pilleri, “Società Umanitaria.Cineteca Sarda"
La concentrazione dei festival e delle rassegne a fine anno è la solita burletta del sistema dei contributi pubblici: si tratta di una polemica annosa che è legata anche alla questione della legge sul cinema della Regione Sardegna.
Se ci fosse una legge sul cinema funzionante, scomparirebbero anche i finanziamenti a pioggia, anzi le elemosine clientelari, che arrivano a fine anno quando si deve decidere a tutti i costi come spendere i soldi. Non è nient’altro che il vecchio sistema clientelare elemosiniero che continuiamo a portarci dietro. È tutto collegato.
Per il resto non mi sento di parlare oltre in quanto il mio mestiere è quello di cinetecario e non di politico.
 
Marino Canzoneri, Società Umanitaria di Carbonia (Mediterraneo Film Festival)
1) Io ho un lavoro che è in parte anche pubblico, perché lavorando alla Società Umanitaria utilizziamo i finanziamenti pubblici e capisco questi problemi. È una questione che si trascina dal ’48, da quando è nata la Regione Sarda e ancora non viene affrontata, non si è trovato il sistema perché le domande vengano scrutinate non dico a gennaio, ma almeno a marzo! In questo modo sarebbe possibile fare una programmazione che sia coordinata, perché i vari enti e le varie organizzazioni e associazioni di volontariato e professionali saprebbero a marzo l’esito della loro domanda, e sarebbe possibile tentare anche operazioni di natura economica, come per esempio allungare la stagione turistica, cosa che non possiamo fare perché dobbiamo fare tutto a dicembre e novembre. La cosa è aggravata dal fatto che la contabilità deve essere portata entro il 15 dicembre perché gli uffici chiudono! E’ noto che dal 15 dicembre al 15 gennaio non arrivano i soldi perché la Ragioneria chiude, dunque noi sappiamo già che non si possono pagare gli operatori in quella parte dell’anno. Abbiamo due mesi buchi: agosto e il mese dal 15 dicembre al 15 gennaio. Sono cose che secondo me accadono solo in Italia: basterebbe un po’ di buona volontà, che non esiste. Io arrivo a pensare che un atteggiamento così rigido e lento possa esistere perché si ha un giudizio negativo del lavoro delle associazioni e dei privati, si pensa che, se non ci sono controlli di un certo tipo, questi enti possano rubare a più non posso. Ma quelli che rubano, come sempre, sono gli unici ad avere i documenti in regola e ad avere finanziamenti subito.
Che siano meno burocratici, più snelli e ci sia un controllo sì serrato, ma che permetta di lavorare! Stanno mettendo in ginocchio gli enti privati e molti chiuderanno perché non è possibile lavorare in queste condizioni. Due mesi per istruire una pratica penso siano più che sufficienti, basterebbe buona volontà. Ciò permetterebbe sinergie e coordinamento fra i vari festival e i vari enti che organizzano gli eventi. Invece così ci sono sempre 3,4 appuntamenti in contemporanea. Ad esempio, poco tempo fa, l’Alambicco è riuscito a portare la Cavani e nello stesso giorno c’erano quattro appuntamenti sovrapposti. E’ inaccettabile.
Dal punto di vista della produzione, credo che il 2008 sia stato tutto sommato arricchito al meno da una perla, anzi da diverse perle. Si è dimostrato che forse non esiste la scuola sarda, però esistono autori come Peter Marcias, Salvatore Mereu e Giovanni Cabiddu, che ha fatto una buona fiction per la televisione su Cagliari, Disegno di Sangue. Dal punto di vista degli autori, quindi, è un momento che dura da diverso tempo, ed è molto ricco, anche se ognuno degli autori ha una cifra personale assolutamente diversa l’una dall’altra ed è dunque impossibile parlare di una scuola sarda. Però ci sono molti autori che hanno grandi capacità e spero grande visibilità a livello nazionale.
Per quanto riguarda la questione della legge regionale sul cinema, la trovo eccessivamente farraginosa: ci sono state sicuramente delle incomprensioni, come la questione di Giuliano Montaldo e delle dimissioni della commissione. Voi di Cinemecum avete fatto anche gli ultimi articoli su questo. Tali vicende sono dovute ad un’ incapacità di programmare e coordinare in modo serio una commissione e di vedere quali sono i problemi: è una questione difficilissima.
Poi c’è la situazione della Cineteca: una questione piena di ideologia. Si contrappone la Cineteca alla digital library quando i due strumenti sono completamente diversi: una è fruizione culturale, quindi collettiva e ragionata, dei prodotti audiovisivi. L’altra è fruizione singola, attraverso il computer, che è utile per avere un’idea di come viene rappresentata la Sardegna nello schermo però non si può paragonare con la Cineteca, che deve avere un altro tipo di funzione. Questa contrapposizione tra cineteca pubblica e privata è del tutto ideologica perché l’ unica cineteca sarda è quella della Società Umanitaria. Sfido chiunque a dire che ha svolto una funzione privata. Anzi: ha sempre svolto una funzione pubblica di alto profilo. Forse i semi dell’ amore per il cinema li ha messi proprio lei. E che sia misconosciuta per motivi puramente ideologici è veramente una cosa grave.
Per quanto riguarda Cinemecum, non mi sento in grado di darvi dei consigli perché penso che la rivista funzioni già sufficientemente bene. Ci sono tanti ragazzi giovani che ci lavorano e questo è un buon segno perché non ce ne sono tante di realtà dove gravitano tanti giovani. Credo sia molto positivo.
Il mio augurio è che sia la rivista sia il cinema in Sardegna possano avere un anno indimenticabile come è stato quest’anno per la produzione cinematografica sarda.
 
Giovanna Gravina, Associazione Culturale Quasar – La Maddalena (Le Isole del Cinema)
1) Io posso parlare sia della mia esperienza di singola associazione, sia dell’esperienza di unione con i festival delle principali isole della Sardegna, e cioè del progetto "Isole del Cinema", che coinvolge il festival dell’isola dell’ Asinara “Pensieri e Parole”, quello di Tavolara “Una notte in Italia”, quello di Carloforte “Creuza de Mà”, e il nostro della Maddalena “La Valigia dell’Attore”. Ci siamo messi insieme e questa nostra scelta è stata apprezzata tantissimo.
Per quanto riguarda la legge sul cinema, non posso entrare nel merito degli aspetti riguardanti la produzione, ma solo di quelli riguardanti la promozione culturale. Per la promozione, la legge crea solo problemi in quanto sono state fatte le delibere riguardanti gli altre tre festival mentre noi della Maddalena, a tutt’oggi, non sappiamo ancora se avremo i contributi del 2008. Siamo in contatto con Renato Soru - fu lui il primo a sostenere la nostra scelta di unirci quando, nel 2006, deliberò in questa direzione- così come con l’assessorato al Turismo della Regione, che è rimasto entusiasta dello scorso anno e credo accoglierà la nostra domanda anche quest’anno, senza problemi. È invece un problema interloquire con l’Assessorato alla Cultura della Regione: abbiamo chiesto più volte un incontro con l’assessore Mongiu, senza riuscirci. È grave che le persone che lavorano in questo settore non abbiano un riferimento e una possibilità di confronto.
Oltre al fatto che non si possono organizzare le manifestazioni se le delibere escono quando le manifestazioni sono già avvenute. C’è un senso d precarietà che ti impedisce di crescere. Noi del progetto “Le Isole del Cinema” siamo in sospeso, ci dobbiamo riunire per capire: io sarei per non ripresentare la domanda con questa legge ma chiedere altri tipi di finanziamento da altre parti perché non ci sono finanziamenti per tutti. Inoltre ci sono criteri che ti trattano come fossi un’azienda. La promozione non è la produzione: son due cose ben diverse.  Quello che mi dispiace ancor più è che nel caso della nostra associazione, noi lavoriamo da 10 anni sul territorio, per la promozione culturale. Non si tiene conto di un lavoro capillare che facciamo costantemente sul territorio. Le manifestazioni dovrebbero essere il completamento di un lavoro che fai tutto l’anno e che dovrebbe andare avanti di pari passo. E invece è proprio lì che ci si blocca ed è un gran peccato. A sentire i funzionari, noi siamo i primi della lista degli ammessi senza contributo perché a gennaio, quando scadeva la domanda, io non ho barato: non sono in grado di dare un programma al 100% veritiero, ho una serie di alternative e sono in grado di dare un programma di massima. Col Ministero e con la legge regionale n. 17, è possibile fornire un programma di massima che poi viene definito meglio in seguito. Con questa legge, invece, se fai un programma di massima, sei penalizzato. Ma se tu non mi dici che contributo posso avere, io non posso darti un programma veritiero. La cosa importante sarebbe che si coordinassero Ministero e Regione sui criteri e sui parametri. Il Ministero ha fatto sapere che, dal prossimo anno, semplificheranno ancor di  più i criteri.
Io credo che, se la manifestazione ha una storia e se sanno ciò che fai, ci deve essere un rapporto di fiducia. Inviterei  i funzionari a girare e vedere i festival e rendersi conto quanto e come le risorse vengano spese. Invece loro si attengono a dei criteri sulla carta, veramente aleatori. Per lo meno dovrebbero interloquire. Noi abbiamo rimandato una lettera alla Presidenza, sperando si risolva il problema. Noi siamo fuori delibera e Tavolara non potrà comunque ottenere il contributo perché quest’anno hanno applicato il de minimis, che non permette l’erogazione di contributi a chi nei tre anni precedenti ha già acquisito un certo ammontare di contributi pubblici. È chiaro che Tavolara in tre anni, ha raggiunto quella somma. Ma questo è folle, non si tratta di un’impresa: è promozione. Se lui è stato così bravo da recuperare finanziamenti non si capisce perchè non possa usufruirne ancora. Se fossi un assessore, mi riunirei con tutte queste associazioni.
Per quanto riguarda Cinemecum, ho visto che avete pubblicato pure i miei complimenti: mi sembra che siate un riferimento importante per quanto riguarda il settore. Siete sempre presenti e in modo molto esaustivo: auguri e continuate così!
 
Stefania Medda – Cinema Spazio Odissea, Cagliari
1)Per quanto riguarda i festival, le rassegne e gli incontri con gli autori, è una situazione da incubo.
Faccio un semplice esempio: l’altra sera, quando c’era la Cavani al Cineworld, nello stesso giorno e nella stessa fascia oraria (h. 20.00-21.00), noi avevamo all’Odissea David Bruni che presentava la rassegna su Ferreri, Antioco Floris che presentava la rassegna su Luis Bunuel all’ ex liceo artistico e Gianni Olla, all’Alkestis, che presentava il film di Carmelo Bene. Di conseguenza, tutti noi, che volevamo andare a vedere la Cavani, non siamo potuti andare.
Solitamente ci mettiamo d’accordo tra operatori. Il problema è che, anche quando 2 o 3 operatori si mettono d’accordo per non sovrapporre le date degli eventi, c’è pur sempre una tale quantità di appuntamenti di danza, di musica e di teatro che è impossibile non avere una sovrapposizione.
Il calendario degli eventi va programmato nell’arco di 12 mesi e non nell’arco di 2 mesi. La programmazione culturale va pensata su 1,2,3 anni dando modo agli operatori di potersi organizzare senza l’accavallamento di più appuntamenti.
Altrimenti si tratta di risorse pubbliche buttate perché gli operatori sono costretti, per poter spendere i contributi ricevuti e per potersi mantenere, a realizzare un’attività con 3 spettatori presenti. Continuiamo a parlarne sempre tra operatori e a sperare che le cose migliorino, ma ogni anno succede sempre la stessa cosa e si concentra sempre tutto da novembre a metà dicembre. Così è avvenuto anche quest’anno.

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