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La fatica di Sulis

Le difficoltà, le incertezze ma anche la caparbietà di un regista che giovedì finalmente approda sul grande schermo del Cineworld con “A morte!” produzione tutta sarda di cui firma anche soggetto e sceneggiatura. di Anna Brotzu

Gianluca SulisUn grido feroce e disperato, “A morte!” per un estremo gesto di rivolta contro la corruzione e i meccanismi del potere: si muove ai confini tra sogno e realtà il nuovo film di Gianluca Sulis, in uscita giovedì 2 dicembre al Cineworld di Cagliari, in anteprima, e prossimamente a Nuoro (dal 10 dicembre), Oristano (in gennaio) e Olbia e in altre città dell'Isola e della Penisola.

A svelare dettagli della trama e soprattutto le complicate vicissitudini di una produzione indipendente (Galusè Film) è lo stesso regista, che firma anche soggetto e sceneggiatura. Dalla dimensione fantastica de “La fontana di Morù”, che evocava bozzetti di vita paesana, storie e personaggi trasfigurati attraverso uno sguardo infantile, alla cronaca recente: nelle sequenze di “A morte!” si riflette la condizione di tanti giovani condannati alla precarietà e derubati dei sogni e le speranze di un futuro. Con una svolta imprevedibile. Ma qual è stato lo spunto iniziale per il film?

''A morte!''L'idea del film è nata tempo fa dalla riflessione sul come in un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando nessun ragazzo si ribellasse in maniera eclatante a questo stato di cose. Tra l'altro la cosa singolare è che adesso son passati due anni, due anni e mezzo dall'idea iniziale e queste questioni sono sempre più attuali perché son sempre di più i giovani che non hanno una prospettiva di lavoro stabile anzi dal precariato sembra quasi che si sia passati alla disoccupazione quindi paradossalmente dovrei esser contento che il film uscirà ora che queste tematiche appaiono di stringente attualità. Sono stato purtroppo un amaro profeta.

Nel trailer appare insistentemente la maschera di un pagliaccio
Marco, il protagonista già laureato anziché continuare a lavorare in un call center preferisce raggranellare qualche soldino facendo il clown ai compleanni dei bambini e intanto studia per prendere una seconda laurea ma si trova di fronte docenti sconclusionati e politici fasulli. E proprio uno dei suoi professori universitari e un uomo politico diventeranno gli obiettivi di Marco e i suoi amici, che li sequestreranno.

''A morte!''Quasi un déjà vu che ci porta indietro di qualche decennio
Infatti molti mi chiedono: ah come le Brigate Rosse? No, i tempi sono totalmente cambiati, probabilmente le Brigate Rosse li avrebbero ammazzati. Marco invece li rapisce e li sottopone a degli interrogatori piuttosto particolari, tenendoli sempre all'aria aperta in una  vecchia miniera abbandonata - la miniera di Montevecchio - per cercare di dare delle risposte ai suoi quesiti che  riguardano i mali della politica e della scuola italiana. E basta vedere le proteste studentesche di questi giorni per capire quanto il film possa essere attuale.

Ma è solo un segnale di esasperazione o c'è dietro un fine preciso?
Marco quando rapisce quei personaggi non sa come andrà a finire: ho cercato di vestire i panni di un giovane di 23 anni, spesso i ragazzi quell'età compiono dei gesti senza pensare cosa succederà dopo.  Poi giusto per complicarmi le cose ho cercato anche di inserire nel reale l'elemento  simbolico: partendo dalla consapevolezza che ci sono al mondo delle entità spesso non ben identificabili  - le grandi multinazionali ma anche gli Stati (basti pensare alle rivelazioni di WikiLeaks) - ho quindi inventato un re, simbolo del male assoluto, il male che non ha una faccia.
Marco cercherà di raggiungerlo ma è un'entità talmente potente e inafferrabile che forse si troverà sconfitto. Però non voglio svelare il finale del film.

''A morte!''Qualcosa di più sul cast?
Il protagonista l'ho trovato grazie a una mia ex alunna su Facebook: io avevo scelto a dir la verità un attore sardo, Stefano Mereu, che però mi è stato sottratto per una parte in “20 sigarette a Nassirya” a 30 giorni dalle riprese e quindi ho optato per Marco Biscardi che si è rivelato bravo anche se dovrebbe magari “sporcarsi” un po'. Invece Manrico Gammarota, Giovanni Carroni e Tino Petilli son tutti attori consumati  quindi è stato veramente un piacere lavorare con loro. Poi c'è un cameo di Gaetano Marino e
Fausto Siddi mentre mi dispiace che il cameo con Giancarlo Biffi sia stato ahimè tagliato - per un errore mio: capita che certe scene non entrino nella versione definitiva del film. Per i ragazzi: ho pescato nell'ambiente cagliaritano a parte Piero Calabrese che è siciliano, sempre trovato su Facebook; poi ci sono attori alla loro prima esperienza cinematografica (magari con trascorsi teatrali) come Stefano Obino e Barbara Devigus.

La troupe?
Tutti sardi a parte l'aiuto regista;  Claudio Marceddu, direttore della fotografia, Giovanni Zoppeddu e Sandro Chessa stanno a Roma, lavorano là nel cinema; tra i sardi Simone Murru e ai costumi Stefania Grilli


''A morte!''In che epoca si svolgono i fatti?
Il film è ambientato al giorno d'oggi. Per quanto riguarda il politico c'era il rischio di schierarsi politicamente, quindi si è cercato di rimanere neutrali, c'è solo una battuta che chiama in causa il  presidente Silvio Berlusconi per quanto riguarda il conflitto d'interessi: secondo il punto di vista  del protagonista uno che ha in mano tutte le televisioni e gran parte dei giornali non potrebbe parlare di democrazia e di libertà

Modelli e ispirazione tra fantasia e cronaca?
Il protagonista, Marco, ha un antecedente letterario in Raskol'nikov (“Delitto e castigo” di Dostoevskij) ma tra la San Pietroburgo dell'800 e la Cagliari di oggi ce ne passa quindi li accomuna solo questa ribellione

Qual è il futuro di “A morte!”?
Il film patisce tutte le difficoltà di un film indipendente autoprodotto, e già nel cercare finanziamenti e presentarmi ai nostri politici e nel dire il titolo “A morte!” loro rabbrividivano; quando spiegavo la trama, con un politico che veniva rapito, i politici che avevo di fronte, gli assessori alla cultura deglutivano a stento e poi diventava praticamente impossibile raggiungerli! Ironia a parte è stato difficilissimo parlare con la Regione, io avrei tenuto molto ad avere il patrocinio della Regione Sardegna ma questo patrocinio non c'è, avrei tenuto molto a un appoggio finanziario della Regione Sardegna per distribuire il film in più copie in giro per l'Italia e questo sostegno non c'è stato. Non mi si dica che avrei dovuto fare la domanda per la distribuzione perché ci sono dei requisiti che non possono essere accettati: per dirla tutta mi sarei dovuto appoggiare ad una società di distribuzione che si sarebbe presa i soldi della Regione Sardegna fregandosene altamente di valorizzare il film.

Stefania Grilli, costumistaChe però ora arriverà finalmente in sala
Sarebbe dovuto uscire in aprile, adesso uscirà al Cineworld con grandissime difficoltà perché film come “Saw” in 3d hanno la preminenza su un film sardo: penso a “Per Sofia”, uscito proprio al Cineworld ma passato (quasi) del tutto inosservato. Il rischio è “fare la stessa fine”. Noi sardi in generale e in primo luogo politici, media e istituzioni non tanto non sappiamo quanto piuttosto sembra non c'importi  niente di valorizzare le nostre cose. E' chiaro che io sono di parte però questo è il mio punto di vista: dovrebbero essere gli assessori alla cultura a chiamarmi e a sperare di lavorare con me, invece avviene esattamente il contrario. Comunque e proprio per questo per pubblicizzare il film io sto facendo ricorso ad una rete del tutto alternativa che è Facebook. Mentre per quanto riguarda “La fontana di Morù” mi dispiace molto che emittenti regionali come Videolina  - adesso sono in trattative con Sardegna uno - non abbiano ancora accettato di trasmettere gratuitamente un film sardo. Questo dovrebbe far riflettere. Io mi auguro adesso, anzi son curioso di vedere quanto i media sardi daranno risalto al film in uscita che ovviamente senza pubblicità rischia di avere una cerchia del tutto limitata di spettatori e spero che anche il Comune di Cagliari dia un riscontro finanziario al film, visto che un film con i risparmi è difficile farlo.

''A morte!''Nessun altra risorsa?
Il film ha cercato anche di sfruttare una sorta di sottoscrizione popolare e democratica che ha avuto successo solo in parte – se mille persone mettono 10 euro siamo già a 10mila euro; se 3mila persone mettono 10 euro con  30mila euro si fa un mezzo film. Per ora c'è il contributo sicuro di 3mila euro da parte dei comuni di Tertenia e Tonara, 1000 euro dal comune di Guspini e 500 euro dal comune di Samugheo e siamo in attesa del contributo del comune di Cagliari: vedremo che cosa ci dicono

Quanto è costato “A morte!”?
Ho trovato l'appoggio di tantissime persone che hanno in gran parte  deciso di recitare gratis e anche di contribuire alla realizzazione del film gratuitamente. A questo proposito vorrei citarne soprattutto due: Manrico Gammarota, un attore di livello nazionale, che ha scelto di venire gratuitamente a fare un film qua in Sardegna e Nello Cioffi, aiuto regista con tanti anni trascorsi alla RAI, anche lui ha lavorato gratis. La Film Commission è stata di grande supporto e anche il Comune di Cagliari ha mostrato grande disponibilità durante le riprese. Però solo per quanto riguarda le spese vive come dar da mangiare a una troupe di 20 persone e rimborsi spese per viaggi in aereo, noleggio luci e attrezzature i costi sono comunque elevatissimi. Tra l'altro noi in Sardegna non abbiamo più la possibilità di affittare attrezzature: prima c'era la Movie People adesso bisogna fare tutto con  Roma e i costi lievitano.  Se ci mettiamo anche il noleggio del videoproiettore, un costo più che vivo e le 90 ore di post produzione audio direi che abbiamo sforato il muro dei 50mila euro. E quindi adesso vedremo come andrà il film. Altrimenti sarà meglio fare qualcos'altro, di certo non girerei altri film a queste condizioni, ma vista la morte della cultura su tutti i fronti, figuriamoci! Quindi mi dedicherò al mio prossimo romanzo intitolato: “Un clown e Berlusconi”.

''A morte!''Nessun progetto cinematografico nel … cassetto?
Mi piacerebbe fare una commedia, ne ho parlato con Marco Camboni, opererei qua a livello sardo, con i talenti locali chiamando anche qualche nome dall'Italia;  ma dovendo girarla a Cagliari partirei soltanto con un assegno del Comune o della Regione di almeno 20mila euro. Questa è la mia condicio sine qua non.

Segni particolari di “A morte!”?
Sono sicuramente influenzato da registi che hanno dato spazio all'elemento onirico o comunque  simbolico, da Fellini a Orson Welles, Kubrik o Kurosawa o Lynch e altri; penso che Tino Petilli che impersonifica il male assoluto sia comunque riuscito nel film a trovare quell'equilibrio molto difficile tra surreale e grottesco. Maschere inquietanti circondano il protagonista vestito da clown, le ragazze vestite di bianco che annegano rappresentano la gioventù che muore e nel finale, con una sorta di andamento circolare, dopo i titoli di coda c'è una sorpresa con la ricomparsa dei Mamutzones che sono un richiamo ancestrale a un elemento della cultura popolare, una forza che uccide il demonio, una maschera che vince il male

''A morte!''Puntate a festival e concorsi?
In Italia il film è stato mandato a Venezia e Torino ma non è stato preso e sinceramente penso che non lo manderò più da nessuna parte, o per lo meno non personalmente: vorrei qualcuno che si occupasse per me di questi aspetti. Vorrei cominciare a fare solo il regista, non colui che attacca le locandine, contatta i cinema, incontra i politici. In verità l'avrei mandato volentieri a Berlino ma anche i 120 euro di iscrizione sono una spesa eccessiva pensando che il film senza una grossa casa di produzione alle spalle verrebbe comunque escluso, ormai (con una punta di amarezza)  è quello che sono arrivato a pensare, visti i precedenti. Adesso vediamo il responso del pubblico.

Che Sardegna si vede in “A morte!”?
Si vede l'Isola in tutte le sue sfaccettature, dal mare alla montagna, dalla spiaggia di Foxi Manna alla Miniera di Montevecchio, a Cagliari con il Poetto e Castello, i portici di San Benedetto e l'università, il Libarium: perfettamente riconoscibile anche se non esplicitamente citata. Il film avrebbe potuto essere un ottimo veicolo per promuovere il nostro territorio: un'occasione perduta se dovesse uscire solo in Sardegna.

Forse la Film Commission dovrebbe/potrebbe giocare un ruolo più decisivo nell'assegnazione dei fondi, che per ora non premiano i registi emergenti: fa certamente piacere che artisti come Cabiddu o Mereu o Pau ricevano un sostegno dal Ministero, è una buona notizia per il cinema sardo;  ma ce ne sono molti altri che non riescono a trovare spazio, a dispetto di una Legge regionale sul Cinema: autori interessanti come  Marco Antonio Pani, che non riusciamo ancora a vedere alla prova del lungometraggio).

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