Percorso

Se la scena è nella mente

Incontro con lo scrittore e sceneggiatore tedesco Gregor Tessnow autore di "Giovane e violento", una delle tantissime pellicole destinate a non raggiungere mai i grandi circuiti cinematografici.  "Quando immagino un mio libro lo vedo scorrere come fosse un film". di Elisabetta Randaccio
 
Gregor TessnowQuanti film non arrivano nelle sale italiane? Quanti in quelle sarde? Un numero elevato; eppure le pellicole che trovano una distribuzione nel nostro paese sono, a volte, bloccati in un frigorifero virtuale e, quando va bene, riescono e essere “trasformate” in Dvd.
Così, è accaduto a “Knallhart” (titolo italiano banale “Giovane e violento”), diretto dal regista tedesco Detlev Buck, acquistato dalla “Teodora Film” nell’ormai lontano 2006 e fruito da pochissimi cinema della penisola. In realtà, capire il criterio con cui si investe (in pubblicità e altro) in un film è abbastanza incomprensibile. “Giovane e violento” avrebbe avuto tutte  le carte in regole per essere gradito dagli spettatori, anche giovani (ovvero, i maggiori consumatori di cinema in sala, attualmente secondo  le statistiche). Tratto da un bel romanzo di Gregor Tessnow, la vicenda ha come protagonista un adolescente problematico nella Berlino dei nostri giorni.
 
Detlev BuckLe location non sono quelle affascinanti del centro storico, ma mostrano quartieri popolari, dove la piccola criminalità si intreccia con la potente malavita, le scuole sono piccoli “Forte Apache” e, come accade anche a casa nostra, i ragazzi vengono iniziati a una vita violenta e sempre sull’orlo del baratro per qualche euro in più da spendere nelle futilità consumistiche da esibire come trofeo di potere. Vedendo questo ottimo film, soprattutto per quanto riguarda la scena finale, abbiamo pensato a “Gomorra” e a quanto sia globalizzata, ormai, persino la dinamica delinquenziale. A darci la possibilità di poter accedere a “Giovane e violento” ci ha pensato l’ACIT, che già anni fa lo aveva proposto ai suoi soci, mentre nei giorni scorsi, a Cagliari, è stato utilizzato dall’Associazione Italo Tedesca per un incontro aperto a tutti con lo sceneggiatore del film nonché autore del testo, appunto Gregor Tessnow, svoltosi alla libreria “Vertigo”.
 
''Knallhart''Un altro elemento positivo (tipico, però, di tutte le proiezioni promosse dagli esperti operatori culturali dell’ACIT) è stato poter godere dell’opera cinematografica in lingua originale con sottotitoli, valore aggiunto per il pubblico desideroso di sentire le voci autentiche degli attori, in questo caso veramente bravi, compreso il giovane protagonista David Kross, il quale sarebbe diventato famoso interpretando “The reader” (2008) di Stephen Daldry con Kate Winslet. Gregor Tessnow scrive anche per il cinema, insieme al suo collega Zoran Drvenkar. Hanno lavorato già su varie sceneggiature, attualmente, due  sono state opzionate per futuri progetti filmici. Gli chiediamo quanto, anche nella sua attività di romanziere, abbia importanza la struttura della scrittura cinematografica.
“E’ fondamentale. Quando immagino un mio libro lo visualizzo come scorresse davanti ai miei occhi simile a un film, “vedo” scena dopo scena nella mia mente”.

''Knallhart''Come è nata l’idea del romanzo “Knallhart” e, in seguito, della sceneggiatura, che ne è stata tratta?
Quando ho lasciato i miei studi di ingegneria civile, ho fatto il muratore, il taxista e, così, ho avuto modo di conoscere a fondo la città di Berlino, anche i quartieri a rischio. In quel contesto, tipi come l’adolescente Michael era comune incontrarli. Inoltre, ho una cara amica che lavora al Tribunale dei minori e mi ha aiutato nella documentazione sulla situazione sociale e psicologica dei miei personaggi. A ciò, si sono aggiunte le mie esperienze giovanili, i miei incontri con realtà difficili. Semmai, si potrebbe aggiungere come, quando il libro è stato pubblicato, si parlava poco di un certo bullismo giovanile, mostrato nel film in  maniera realistica e cruda.

''Knallhart''Ma è vero come, subito dopo la distribuzione di “Knallhart”, l’opera è stata accusata di aver diffuso per emulazione alcuni giochi violenti, fatti dai giovani protagonisti in alcune scene del film?
Sì. In realtà,  abbiamo avuto problemi, durante le riprese, soprattutto con l’azienda ferroviaria, la quale non voleva si girasse una scena particolarmente “forte” ambientata dentro la metropolitana, ovvero i bulli che tentano di gettare dal treno in corsa Michael.

Si sente ingabbiato nella definizione di “scrittore per ragazzi”?
Sì, anche perché, se è vero che ho iniziato a pubblicare i miei testi in una collana indirizzata alla lettura per adolescenti, proprio “Knallhart” è stato rifiutato dalla mia casa editrice perché ritenuto troppo violento con un finale tragico non adatto ai ragazzi. Perciò, ho cambiato editore (un austriaco). Inoltre, continuo a scrivere per il cinema, per quanto, sia capitato pure come il fallimento di un produttore abbia mandato a monte il progetto. Ma, in questo momento, ci sono almeno due case di produzione interessate ai miei lavori, una di queste è la storica UFA.
2 marzo 2011
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