"Sangue Pazzo" di Osvaldo Valenti
di Monica Aschieri
A "Sangue pazzo", alla sua pellicola, il suo film, Osvaldo Valenti, ci aveva lavorato per dieci anni. Dieci anni dissoluti, vissuti intensamente, dieci anni alla fine svenduti.
"Sangue pazzo" oggi, l’ultimo film di Marco Tullio Giordana, narra le vicende umane e professionali di due attori, Osvaldo Valenti, alias Luca Zingaretti, davvero molto bravo, e Luisa Ferida, una credibile e brava, forse per la prima volta nella sua carriera, Monica Bellucci...
Un feuilleton anni cinquanta. Un teleromanzone. Un polpettone televisivo, adatto a massaie e mariti annoiati. E io più di tutti dovrei vederlo, sentirlo così. Io che quando sono dolce ascolto Smells Like Teen, e quando sono allegra Heroin. Ma non sono d’accordo. Se si ha un animo romantico, se si è amato molto, non si può non appassionarsi alle vicende umane di quest’uomo e questa donna. Non si può non fremere dinnanzi all’abnegazione di Luisa Ferida, davanti al suo abbandonare tutto, cedere a tutto, smembrarsi per amore del suo uomo. Ho letto varie recensioni su questa pellicola e nessuno, nessuno, si è fermato, ha guardato questa donna, l’amore di questa donna che ha valicato montagne ed è scesa all’inferno ma sempre accanto all’amore della sua vita, a cui, tra una dissolutezza e l’altra, ha consacrato se stessa. Una Giulietta maledetta, una Desdemona, Eloisa. Una Maddalena. Una donna. Una di noi. Ma nessuno, si è fermato a riflettere, indagare, sondare, annegare in quest’ambito delle cose.
Oggi tutto consumo.
Oggi niente vale, tutto vale.
Oggi matrimoni di due anni come regola.
Oggi si divora si digerisce, e si dimentica.
Oggi le donne sono uomini.
Oggi l’amore letto come rinuncia, abnegazione è considerato trash, immondezza. Oggi tutti globalizzati, uguali, con gli stessi vestiti e comportamenti, stessi bisogni, stessi imput, non si riconosce, nemmeno si vede, non esiste, non è partecipante, una donna incinta che si fa sparare in pancia per amore. Oggi non esiste più.
Vi siete mangiati l’amore, il romanticismo, il credo, per un telefonino.. allora ascoltate me, ve ne accorgerete, e poi: andatevene al diavolo!!!!!!
A me il film è piaciuto, nonostante una regia scolastica/didascalica. Certamente la bravura di Zingaretti e la credibilità bravura e, bellezza che non bastano i numeri e le stelle per contarla ed enunciarla tutta, della Bellucci, fa scordare le sbavature, le ingenuità e le tante cose che potevano essere fatte decisamente meglio.
Buona Visione a tutti...