Euthanasiefilm: i film nazisti pro-eutanasia sull’ “operazione T4”
di Alessandro Matta


“Opfer der Vergangenheit” (Vittima del passato, 1937) - Il film metteva a confronto il popolo «sano» con scene tratte dalle corsie degli istituti psichiatrici, popolate di esseri «deformi» e «degenerati» e conclude che ciò era dovuto ad una violazione delle regole della selezione naturale, a cui si sarebbe dovuto porre rimedio ripristinandole con «metodi umani». La prima del film si tenne a Berlino, introdotta dal leader dei medici del Reich, Wagner, e successivamente proiettato a lungo in 5300 centri cinematografici, dislocati in tutta la Germania.
“Ich Klage an” (Io accuso, 1941) - Prodotto e girato con maestria quando già il programma “T4” era avviato su suggerimento di Karl Brandt, uno dei principali responsabili del progetto, per giustificare le misure intraprese e mettere a tacere le critiche che, nonostante il lavoro propagandistico fatto, erano ancora numerose. Il film si ispirava al romanzo “Sendung und Gewissen” (Missione e coscienza) del medico e scrittore Helmut Hunger, altro elemento chiave dell' “Aktion T4”. Mentre i nazisti operavano le uccisioni contro la volontà dei pazienti e dei parenti, il film mostra, distorcendo la realtà, un medico che uccide la moglie, malata di sclerosi multipla, che lo supplica di porre termine alle sue sofferenze. Processato, il medico viene assolto dalla giuria, che si interroga sulla domanda fatta dallo stesso accusato: «Vorreste voi, se invalidi, continuare a vegetare per sempre?». Di questi tre titoli il più noto ancora oggi è sicuramente “Ich Klage An”, del 1941.
Oggi siamo più prevenuti, nel bene e nel male; da una parte gli esperimenti nazisti di eugenetica dall'altro il caso ormai concluso di Eluana Englaro. Quello che denuncia l' intento recondito del film e' il suggerimento finale di istituire una giuria con lo scopo di stabilire quando e a chi applicare l'"uccisione pietosa". fino a quel punto, la linea di demarcazione tra omicidio ed eutanasia era data dall'espressa volontà del malato, combinata con le sofferenze e l' imminenza della morte (Hanna sarebbe morta due mesi dopo, forse per soffocamento). Il lasciarci senza una sentenza definitiva, ma solo con l'auto-apologia di Thomas è una trovata molto furba e meno ingenua di altri film posteriori, similmente propagandistici. Questi filmati sono attualmente banditi e vietati in Germania, esattamente come tutti gli altri film propagandistici nazisti. Difficile perciò anche trovare le copie. Di “Ich Klage An” è possibile oggi trovare delle copie in Italia, grazie al fatto che “Fuori Orario” l'ha trasmesso un paio di volte a Raitre. Nel film, si racconta di un professore di patologia, Heyt, sposato con la giovane Hanna, la quale è malata di sclerosi multipla. Heyt si sforza di curare Hanna, ma, poi, decide di aiutare la moglie a morire. Il fratello di Hanna denuncia Heyt per omicidio. Nel corso del dibattito in tribunale i sei giudici concludono che la legge deve essere cambiata per permettere l'eutanasia. Nel film l'ex sindaco della città dove si svolge il dramma prende la parola e dice: «...Per quanto riguarda coloro che desiderano morire, perché un tempo sono stati sani e ora non ce la fanno più, credo che lo Stato, che ci impone il dovere di morire, debba anche darci il diritto di morire». Il film fu visto da 18 milioni di persone. Il servizio di sicurezza di Hitler raccolse le reazioni e stilò un lungo rapporto in cui sottolineava che la gente aveva accettato, sia pure con qualche riserva, che le persone, affette da gravi malattie incurabili, devono poter avere una morte rapida, sanzionata dalla legge. Il rapporto dei servizi di sicurezza rilevava che l'unica vera opposizione contro il film e contro l'eutanasia veniva dalla Chiesa Cattolica. A questo proposito l'allora vescovo di Munster, Clemens August Von Galen (beatificato il 9 ottobre 2005), denunciò aspramente il programma di eutanasia.