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Sicilia

In Sicilia qualcosa si muove

Era attesa da tempo, adesso è una realtà. I primi frutti sono stati colti, altri stanno maturando, di molti si sta ancora parlando. La tanto anelata legge sul cinema in Sicilia è stata varata nel 2007 e riguarda produzione e divulgazione. Altri enti, però, non soccorrono ancora l’esercizio. di Massimo Arciresi

Sicilia Film CommissionPromulgata dalla Gazzetta Ufficiale del 30 agosto del 2007 e approvata all’inizio dello stesso mese, la dettagliata legge regionale sul cinema propone, in 12 articolati ed esaustivi punti, dei fattivi “interventi in favore del cinema e dell’audiovisivo”.
In pratica, si coniugano le sacrosante esigenze di promuovere i luoghi e le relative bellezze della Sicilia con la possibilità di realizzare, invitando velatamente i cineasti di tutto il globo che avessero voglia di cimentarsi, documentari e opere di finzione, destinate al grande o al piccolo schermo, direttamente sul territorio, con il proposito di creare in un futuro imminente, come è stato dichiarato in più occasioni, delle strutture atte alla post-produzione, onde rifinire l’opera senza doversi rivolgere ad altre società specializzate della penisola. Non solo: si appoggiano, compatibilmente a bilanci ed erogazioni annue prestabilite e, ovviamente, accordando fiducia ai progetti di comprovata serietà, iniziative quali festival e rassegne a tema, e si istituisce, oltre a un meticoloso sistema di archiviazione, una scuola dell’audiovisivo – forse il fiore all’occhiello dell’intera iniziativa – destinata, nelle intenzioni, a guadagnare sempre più prestigio, attirando magari studenti e aspiranti autori di film dal resto d’Italia e del mondo.

Alessandro RaisUn vero e proprio balsamo culturale per un’isola a rischio di asfissia in tale settore, dove si erano via via diradate manifestazioni anche storiche per progressiva disattenzione di platee pazientemente educate all’immagine nel corso dei decenni, soprattutto in conseguenza alla mancanza di quei fondi in grado di dare continuità e visibilità necessarie alla sopravvivenza di qualsiasi iniziativa. Ora, un passo successivo, chiaramente da parte di altri enti, potrebbe essere aiutare gli esercizi. In una fase di repentine e violente mutazioni tecnologiche, in cui l’adeguamento al digitale sta diventando un’urgenza più che un costoso abbellimento, sotto la cupa minaccia di abbandono delle potenti e poco attente case di distribuzione, facilmente disposte a rinunciare a soccorrere una piazza che rischia l’agonia, non si può sperare neppure nell’intervento statale, a causa dei famigerati tagli al FUS approvati in tempi relativamente recenti. E il tempo, specie per le sale di periferia o nei piccoli comuni, stringe.
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