Percorso

Da “Der Rat Der Gotter” a “Krupp”

Viaggio nel cinema del nazismo visto dalle storie delle famiglie di esecutori e carnefici della Shoah. di Alessandro Matta

''Krupp, eine deutsche familie''Domenica scorsa, in prima serata, il canale televisivo Tedesco ZDF ha iniziato a trasmettere una nuova miniserie appena prodotta. Si tratta di “Krupp-eine Deutsche Familie”, una miniserie di  sei ore sulla storia della famiglia Krupp. Chi erano? O meglio chi sono ancora oggi? Si  tratta di una importante famiglia tedesca, originaria di Essen, divenuta famosa fra la fine dell'800 e gli inizi del '900 per la grande produzione di acciaio per fabbriche di munizioni e armamenti. La famiglia Krupp, negli anni della seconda guerra mondiale, divenne anche una delle principali aziende che produsse carri armati, cannoni, munizioni e armamenti per l'esercito tedesco. La compagnia fu anche responsabile dello spostamento degli stabilimenti dai territori della Germania, occupati dagli alleati, verso la fine della guerra. In tutto ciò, l’ azienda non esitò a sfruttare la manodopera gratuita proveniente dai campi nazisti per la produzione di armamenti. La famiglia Krupp fu, così , una delle tante famiglie di esecutori e carnefici all'interno del sistema dell'universo concentrazionario nazista e della Shoah. La miniserie, per la regia dell'italiano Carlo Rola, costata circa 14 milioni di euro, racconta la storia di questa famiglia, responsabile  dello sterminio di sei milioni di persone, dagli inizi nell'800 fino al processo di Norimberga, quando il capofamiglia Krupp finì tra gli imputati per crimini di guerra.
 
''Krupp, eine deutsche familie''Tuttavia, i Krupp usciranno indenni da questo processo, dimostrando sia di non essere stati l'unica famiglia tedesca di industriali a essersi serviti di manodopera a costo zero dai campi nazisti, sia di non essersi mai resi conto della realtà dello stermini. Questa bellissima miniserie, che  sta riscuotendo un grosso successo di telespettatori, è solo l'ultimo di alcuni film e di sceneggiati  di produzione  tedesca, che hanno cercato di raccontare quanto accaduto durante il III reich dall' “altro” punto di vista, quello cioè degli esecutori e dei carnefici.  Fra tutti questi film è “Der rat der gotter” ( letteralmente “concilio degli dei” ) del 1950, per la regia di Kurt Matzig ( già regista, alcuni anni prima, di “Matrimonio nell'ombra”, altro film  sempre legato alla Shoah). Questo film, inedito in Italia e realizzato negli studi DEFA della DDR, basato su dei memoriali raccolti al processo di Norimberga, racconta la storia di un chimico, Hans Scholtz che negli anni del III reich si ritrova a essere uno dei principali responsabili della I.G. Farben Industrie.
 
''Der rat der gotter''Praticamente, egli assisterà, non impotente ma solo indifferente,  alla cooperazione fatale fra Nazismo e produzione industriale chimica tedesca, in particolare per la fornitura del gas nervino Zyklon B,che a Auschwitz verrà usato per lo sterminio degli ebrei. Il film è  una lucidissima analisi sul potere distruttivo della propaganda e del dilemma sulla questione delle responsabilità collettive o individuali nella Germania di Hitler.  La pellicola, vincitrice del “Karlovy film festival”, si avvale anche di una colonna sonora coinvolgente di Oskar Sala (l'autore della colonna sonora de “gli uccelli” di Hitchcock). Causa la guerra fredda e le tensioni tra est e ovest, questo film, come tanti altri prodotti dalla DEFA nella DDR sugli stessi argomenti, restano sconosciuti al pubblico europeo occidentale,  poiché  “censurati”.
 
''Aus Einem Deutschen leben''Nel 1977,  esce invece un interessante, ma anche questo inedito in Italia, film di Theodor Kotulla. Si tratta di “Aus Einem Deutschen leben” (letteralmente “da un tedesco che vive” ), interpretato nella parte del protagonista da George Gotz  e  tratto dalla autobiografia di Rudolf Hoss, comandante di Auschwitz, scritta da quest'ultimo durante il processo di Norimberga , intitolata appunto “Comandante a Auschwitz”. Si tratta della storia del comandante di Auschwitz, dall'infanzia negli anni della grande guerra, sino alla prigionia a Norimberga. Con una sola differenza: il regista ha voluto “rinominare” il comandante Hoss, dandogli, al posto del suo nome, quello di fantasia “Franz Lang”. Il film, costruito in brevi episodi presentati da didascalie, presenta anche delle scene riprese nel lager di Auschwitz-Birkenau, mostrando allo spettatore con una freddezza incredibile (nessuna colonna sonora!) tutto il meccanismo industriale dello sterminio, la “novità” data da Hoss/Lang nella macchina dello sterminio degli ebrei, dalla scoperta del gas Zyklon B, usato a Birkenau a differenza di Treblinka o Sobibor, dove si usa il gas dei motori di scarico, passando per immaginari litigi tra Hoss/Lang e la moglie che scopre per caso la realtà dello sterminio, mostrandone tutta l'opposizione, (in ciò si vede la mano del regista,  forse convinto del fatto che la moglie del comandante di Auschwitz fosse una povera ingenua che nulla sapeva del reale compito del marito a Auschwitz? ) fino alla liberazione di Auschwitz e al processo di Norimberga, dove Hoss  testimonierà,  in modo freddo e lucido, la realtà della Shoah.
 
''Aus Einem Deutschen leben''Lascia però sbigottiti, il fatto che il film abbia un finale stranamente “aperto”  e non arrivi alla fine, ovvero alla condanna a morte tramite impiccagione di Hoss, eseguita proprio su una forca di Auschwitz 1 nel 1946 , e proprio davanti al crematorio 1 dello “Stammlager” Auschwitz. Del 1986 è invece l'ultimo film che trattiamo oggi in questo nostro “viaggio”. Si tratta di “Padri e Figli” del regista  Bernhard Sinkel (Vater un sohne – eine deutsche Tragodie) , una megacoproduzione internazionale tra la Rai  la tedesca Bayerisch, Tele France 1  e la tv svizzera, girata anche in Italia  e trasmessa sulla Rai negli anni '80. Si tratta di un lunghissimo sceneggiato tv di sei episodi da due ore circa l'uno, con un cast stellare: Burt Lancaster e Tina Engel in primis. La storia: dal 1911 al 1946, la storia della famiglia tedesca Deutz, ovvero gli industriali tedeschi proprietari fondatori della “IG Farben”. Ovvero , la principale industria tedesca che, come la Krupp, fece durante la Shoah il gioco sporco sfruttando manodopera gratis dai deportati dei lager. La “IG Farben” costruì un impianto per la produzione di petrolio sintetico e di gomma (detta Buna) dal carbone ad Auschwitz, il ché segnò l'inizio dell'attività delle SS e dei campi di questo luogo durante l'olocausto[1]. Nel 1944 questa fabbrica faceva uso di 83.000 schiavi. Il pesticida Zyklon B, del quale la “IG Farben” deteneva il brevetto, e che veniva usato nelle camere a gas per gli omicidi di massa, era fabbricato dalla “Degesch” (Deutsche Gesellschaft für Schädlingsbekämpfung), una società posseduta al 42,2 percento dalla “IG Farben” e che aveva manager della IG Farben nel suo consiglio di amministrazione.
 
La IG FarbenDei 24 consiglieri della IG Farben indiziati nel  processo IG Farben (1947-1948), davanti a un tribunale militare statunitense al processo di Norimberga, 13 vennero condannati alla prigione con pene dai sei mesi agli otto anni. A causa della gravità dei crimini di guerra commessi dalla IG Farben nel corso della seconda guerra mondiale e dell'ampio coinvolgimento della direzione nelle atrocità naziste, la compagnia fu ritenuta troppo corrotta per poter continuare ad esistere e pertanto gli alleati considerarono l'ipotesi di confiscarne tutti i beni e chiuderla. Invece, nel 1951, la compagnia fu divisa nelle componenti originali. Le quattro più grosse, comprarono rapidamente quelle più piccole, e oggi restano solo Agfa, BASF, e Bayer, mentre la Hoechst si è fusa con la francese Rhône-Poulenc Rorer, dando vita alla Aventis, con sede a Strasburgo, in Francia.
Dopo l'Olocausto, la I.G. Farben ha partecipato a progetti americani per la creazione di agenti chimici per l'uso bellico. Fondò la "Chemagrow Corporation" a Kansas City, Missouri, che impiegava specialisti tedeschi e americani per conto dell'U.S. Army Chemical Corps. Il Dottor Otto Bayer coprì la posizione di direttore di ricerca della I.G. Farben, dove sviluppò e testò numerose armi chimiche insime al dott. Gerhard Schrader. Il serial in questione, davvero coinvolgente, è ancora oggi l'unica fiction ad aver mostrato finora allo spettatore il lager di Auschwitz 3 Buna Monowitz , il sottocampo di Auschwitz dove, tra gli altri, fu internato anche Primo Levi .
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