Percorso

Tarkovskij, il mago dell'inquadratura

A Cagliari una rassegna sul cineasta russo capace  di emozionare anche solo con un dettaglio. Perché  lo sguardo, non sempre, basta. di Arianna Salaris

 All'Umanitaria in scena  Andrej Tarkovskij e il suo cinema di poesia. A distanza di anni il maestro continua a far parlare di sé.

Dal 24 febbraio al 14 marzo 2007, al Salone della Società Umanitaria in Viale Trieste, a Cagliari, parte la rassegna e seminario di studi: “Il cinema di Andrej Tarkovskij”. L’iniziativa, organizzata dalla Società Umanitaria - Cineteca Sarda e col patrocinio del Dipartimento di Filologie e Letterature Università di Cagliari, prevede sette appuntamenti con il film del regista russo, presentati da Simonetta Salvestroni, docente di storia del cinema all’Università di Cagliari.
Professoressa Salvestroni, lei sta curando la presentazione della rassegna dedicata a Tarkovskij. Qual è il filo conduttore dei suoi interventi?
Il mio lavoro su Tarkovskij è cominciato quattro anni fa in occasione della stesura del libro Il cinema di Tarkovskij e la tradizione russa (Edizione Qiqajon, Biella 2005). Per elaborare i materiali della rassegna ho ripreso e ripercorso i temi presenti nell'arco dell'intera produzione dell'autore. Nella ricerca di Tarkovskij esiste un nucleo tematico centrale che ritorna in tutti i suoi film: il percorso interiore dell'essere umano, la ricerca del senso, del valore e della bellezza della vita, che si acquista attraverso le sofferenze e la conoscenza del male e dei dolori del mondo. Questo tema è presente a partire da Rublev, il suo primo film maturo, che non a caso apre la rassegna. A partire da quest'opera la ricerca di Tarkoskij si sviluppa e si approfondisce nei film successivi, sino a Sacrificio.

 Come viene resa cinematograficamente la filosofia-poesia del maestro?
Nel suo libro Scolpire il tempo (Ubulibri, Milano, 1988), Tarkovskij afferma che la discesa dentro se stessi ha bisogno di un tempo molto lungo. Una necessaria lentezza realizzata attraverso l'utilizzo del piano sequenza, che riesce a cogliere il fluire della vita e il ritmo rallentato dell'esistenza interiore. Pensiamo, ad esempio, alla scena di Nostalghia, in cui il protagonista entra nella casa di Domenico, ovvero il momento in cui accede ad una dimensione più ricca e piena di senso. Questo passaggio viene reso attraverso un uso poetico dello zoom e del dolly, che allargano lo sguardo del protagonista: dal dettaglio del muschio e del rivolo sul pavimento lo sguardo si dilata fino a vedere in quel microcosmo un paesaggio e a percepire l'unità di tutto il mondo vivo.

Come si può descrivere il rapporto immagine-suono nell'opera di Tarkvoskij?
L'elemento musicale è essenziale. Il rapporto immagine-suono viene realizzato grazie a un utilizzo magistrale della musica elettronica composta da Eduard Artem'ev. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l'elettronica è capace di far risuonare corde profonde dell'anima. Ecco cosa diceva il regista: "Sento che esistono altri modi di lavorare col sonoro, che potrebbero permettere di essere più precisi e fedeli a quel mondo interiore che noi ci sforziamo di riprodurre sullo schermo e anche all'essenza intima del mondo. Nello "Specchio" abbiamo usato musica elettronica (...). Essa doveva venire depurata della sua origine chimica perché fosse possibile percepirla e venisse percepita come l'organico risuonare del mondo".

Le opere di Tarkovskij continuano ad essere capolavori senza tempo. Quali sono le ragioni della loro attualità?

In questo momento storico il messaggio di Tarkovskij è di grande attualità, specialmente per le giovani generazioni, travolte da troppe informazioni superficiali e carenti di un vero senso della vita. Spesso la visione dei film di Tarkovskij è faticosa, non facile per un mondo che ha ritmi così veloci ma il rischio che corriamo tutti è la superficialità, il non fermarci a riflettere. Tarkovskij era consapevole di questa crisi. Partendo dall'esplorazione dell'universo individuale, specialmente nei suoi ultimi film, si rivolge soprattutto al mondo occidentale. Secondo il grande autore russo non è importante raggiungere la felicità attraverso la soddisfazione dei propri desideri egoistici, ma dare senso all'esistenza, cominciare un cammino che porti alla comprensione di se stessi, degli altri, del ruolo che possiamo avere nel mondo.

Hollywood ha proposto un remake di Solaris, interpretato da George Clooney. Cosa ne pensa?
Si tratta di un film mal riuscito, una storia d'amore senza alcuna parentela con il film di Tarkovskij. Il libro di Lem è profondo e molto bello ma la visione dello scrittore non era la stessa del regista il quale, infatti, ha trasformato il libro dell'autore polacco.

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