Percorso

Magrelli e il fascino della mostra veneziana

Intervista a Enrico Magrelli, esperto di cinema  e conduttore del programma radiofonico "Hollywood Party", che in attesa della mostra settembrina in Laguna ci racconta qualche gustoso aneddoto sulla "sua" Venezia. di E.A.
 
Enrico MagrelliNonostante i vari impegni legati al suo ruolo di consulente della imminente Mostra di Venezia, è riuscito ad approdare sulla piccola isola de La Maddalena anche Enrico Magrelli.
Precoce critico cinematografico,  divenuto scrittore di cinema ancor prima di laurearsi con una biografia su Altman e una raccolta di interviste e incontri  con  Pier Paolo Pasolini, Magrelli non ha saputo resistere al richiamo della sirena (Giovanna Gravina), che per la serata conclusiva del Festival ha preparato per il pubblico maddalenino  un piatto davvero speciale: “Accattone” stupenda performance di voce e musica con Valerio Mastandrea, Danilo Rea e Roberto Gatto.
Magrelli, da 15 anni conduttore del programma radiofonico su Rai 3, "Hollywood Party",  è consulente della mostra e per diversi anni, dal 1979 al 2004, ha fatto parte della commissione selezionatrice delle opere. E’ un testimone prezioso della storia del cinema italiano,  per lo meno da quando è entrato in quella crisi perenne dalla quale solo oggi accenna ad uscire. Magrelli precisa: “I segnali ci sono e pare che il pubblico, per anni sfiduciato, ora stia riprendendo il gusto di scegliere volti, storie e fantasie familiari”.

Cosa è cambiato nel mondo del cinema da quando ha iniziato ad occuparsene sino ad oggi?
Molto. Dal principio il cinema era un’altra realtà, aveva una sua centralità capace di produrre storie e influenzare l’immaginario collettivo. Oggi ha perso questa forza, ha meno peso sulla vita delle nuove generazioni, che hanno più canali di comunicazione a disposizione e strumenti tecnologici per produrre immagini, anche in proprio.

''Festival di Venezia''E Venezia come è cambiata?
Venezia è stato il primo festival di cinema europeo, nato per una geniale intuizione; oggi deve adeguarsi ai cambiamenti, trovare una nuova formula per mantenere il suo ruolo di panorama cinematografico mondiale  e offrire un bilancio delle produzioni e della ricerca tecnologica. Quest’anno, per esempio, è stata arricchita con la sezione “Controcampo italiano”, che vuole dare voce e risalto al cinema nostrano.

Il clima che si respira è  diverso rispetto agli anni  precedenti?
Certamente, nel tempo, il cinema ha perso gran parte del suo fascino; il divismo esiste ancora ma è  meno misterioso, meno isterico. Oggi un attore può essere visto milioni di volte su "Youtube", può essere filmato con i telefonini ed è meno distante.  Però il momento della passerella e della festa ha sempre un suo fascino, meno mitologico, per fortuna.

Qual è il compito della commissione selezionatrice?
La commissione, che è  composta da cinque critici più il direttore del Festival, ogni anno esamina circa 4000 film. Arriva di tutto, anche opere artigianali. Solo la metà merita di essere presa in considerazione, ma dobbiamo vedere tutto perché proprio fra gli sconosciuti potrebbe nascondersi  un talento.  Un'altra parte di film poi li andiamo a cercare, in parte andando in giro oppure grazie a  una rete molto articolata composta anche di corrispondenti in molti paesi.

James Cameron sil set di ''Avatar''E‘ difficile accaparrarsi i grandi film? C’è competizione fra i festival?
La nostra rete informativa ci permette di sapere quali sono le grandi produzioni in corso e per i film più promettenti  le trattative iniziano quando ancora i film sono in fase di riprese. In genere, non abbiamo problemi, perché Venezia rimane una vetrina molto ambita.  I grandi film, però, spesso scelgono di non partecipare ai festival per non essere danneggiati da eventuali critiche negative, prima ancora di arrivare nelle sale. Per esempio il prossimo  di James Cameron (il regista e produttore di “Titanic”) , “Avatar”, che non è ancora pronto, è un film talmente atteso che non ha bisogno di presentarsi ai festival. E’ un film molto costoso e complesso, girato in 3D, visivamente stupefacente. I film dei giovani autori, invece, dei festival hanno  bisogno.

Normalmente quanti film vengono scelti?
Circa 80, 90, il numero è  legato anche alle strutture e ai teatri, che attualmente sono insufficienti e vanno rimodernati e ampliati . Per dare un’idea, il festival di Toronto è in grado di presentare  circa 300 film ogni anno.

''Ballo a tre passi''Una volta selezionati i film, è la giuria a decretare i vincitori. In base a quali criteri vengono scelti i film in concorso e fuori concorso?
In base alle capacità  innovative, all’età degli autori. Nella sezione "Orizzonti", per esempio, cerchiamo di inserire gli autori più giovani, le scoperte. Poi, oltre le tre categorie ufficiali, ci  sono altri trenta premi che vengono assegnati da altri soggetti in maniera autonoma dall’organizzazione ufficiale del Festival, il più noto è il premio della Critica (un paio di anni fa se lo aggiudicò “Ballo a tre passi” ndr). Ma c’è anche un premio assegnato dalla Chiesa per esempio.

Quali sono per lei i cinque migliori film della storia del cinema?
Intanto premetto che è  una domanda difficile perché i miei preferiti sono circa 500. Fra primi cinque metterei due film muti “Aurora” di Murnau e “Greed” di Erich von Stroheim; poi “Professione Reporter” di Antonioni; “I Compari" di Altman e per quinto tutto il cinema di Truffaut.

''Professione reporter''I tre più grandi registi viventi?
Scorzese, Wong Ka Wai, che fra gli altri ha realizzato un capolavoro come “In the mood for life" e per ultimo un regista filippino Lav Diaz. Gli italiani più promettenti sono ovviamente Garrone e Sorrentino.

I favoriti della 66°  Mostra?
Per il mio ruolo non posso esprimere giudizi. A Venezia c'è attesa per Tornatore e posso  dire che nel complesso l’Italia è ben rappresentata e promette bene con i film di  Francesca Comencini, Michele Placido e di Capotondi al suo primo lungometraggio.  
Il giudizio finale spetta alla giuria che, per la 66° edizione del Festival più vecchio d’Europa, è formata da Liliana Cavani, Joe Dante, Anurag Kashyap, Sandrine Bonnaire e Luciano Ligabue,  sotto la presidenza di Ang Lee.

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