Percorso

Sesti: "Vi racconto il mio Germi"

"Un uomo particolare, difficile, in grado di dirigere splendidamente gli attori e dal senso dell'ironia graffiante". Il grande regista di "Divorzio all'italiana" rivissuto nelle parole del saggista e documentarista Mario Sesti, ospite a Cagliari nell'ambito della rassegna "Oltre gli autori". di Elisabetta Randaccio
 
Mario Sesti e Gianni OllaMario Sesti è uno stimato e affermato giornalista e saggista, ma è stato anche uno degli ideatori del Festival del cinema di Roma. Del suo lavoro di documentarista, dominato dall' interesse, ancora una volta, per il grande schermo, dice “è un altro modo, con mezzi diversi per fare il critico cinematografico.
”A Cagliari, nell'ambito della rassegna “Oltre gli autori: attorno al cinema italiano del dopoguerra” in corso al Cinema  Odissea di Cagliari, dal 5 novembre fino al 28 gennaio 2010, è intervenuto per presentare l'opera di Pietro Germi, autore che ha conosciuto una rinnovata attenzione proprio grazie alla sua passione e alla sua attenta ricerca. Sul regista di “Divorzio all'italiana”, Sesti, infatti, ha scritto un bel libro (“Tutto il cinema di Pietro Germi” edito da Baldini & Castoldi), ha realizzato parallelamente un documentario nel 1997 (“L'uomo dal sigaro in bocca”, selezionato, tra l'altro a Locarno, quando era direttore del festival svizzero Marco Muller e che è stato proiettato nel corso della serata) e ha curato il restauro di uno dei suoi film più interessanti: “Un maledetto imbroglio” (1958), tratto dal capolavoro di Gadda “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, pietra miliare della letteratura italiana del Novecento. Sesti spiega subito chi diede a Germi il nomignolo di “grande falegname”.

Un momento dell'incontro“Fu Federico Fellini, con cui Germi, peraltro, collaborò per alcune sceneggiature, che amava anche sottolineare spesso i suoi “grandi silenzi”. Il regista di “Sedotta e abbandonata”, infatti, aveva reali difficoltà di comunicazione con gli altri. Era profondamente introverso e questo lo evidenziano molte testimonianze del film che gli ho dedicato”.

Il suo documentario e il suo libro hanno aiutato a riprendere la riflessione su un regista, quasi rimosso dalla critica italiana.
“Il mio saggio su Germi ha avuto molta fortuna ed è nato dalla passione per un autore che ho sempre stimato, ma su cui c'era una prevenzione anche di tipo ideologico. Eppure è stato un grande regista popolare sin dal dopoguerra, quando ancora non aveva scelto la strada della commedia, che gli portò persino un Oscar per la sceneggiatura di "Divorzio all'italiana". Credo di avere contribuito alla sua ridefinizione critica che ha avuto riflessi pure a livello internazionale. Ho accompagnato in molte capitali mondiali il suo "Maledetto imbroglio" (restaurato nel progetto di cui sono stato responsabile: "Cinema forever") e sempre con enorme attenzione di pubblico, ma anche degli stessi suoi colleghi registi, come Scorsese, per esempio.”

Pietro GermiA proposito di “Un maledetto imbroglio” quali furono i rapporti tra Germi e Gadda?
“Erano due persone assai particolari, probabilmente non si capirono mai, per quanto avessero molti elementi culturali in comune. Prima di girare "Un maledetto imbroglio", Germi invitò lo scrittore a una serie di proiezioni di alcuni suoi film. Gadda fu assalito dall'angoscia e arrivò a dire a un amico «Se non sarò tornato a casa a una certa ora, chiamate la polizia»! In realtà, lesse la sceneggiatura e non si oppose alla riduzione che lo stesso Germi con De Concini e Giannetti fecero dalla sua monumentale opera, semmai si irritò per alcuni cambiamenti di cognomi dei personaggi. Visitò una sola volta il set. Ma possiamo sicuramente affermare, rivedendo oggi il film, che l'incontro tra Germi e Gadda è stato straordinario, proprio perché in due lingue diverse e, contaminando in maniera efficace cinema e letteratura, hanno raccontato l'ingiustizia della vita. Inoltre, come adeguatamente ha scritto "Variety" è uno dei migliori noir italiani del dopoguerra”.

Emilio GaddaPer concludere come si potrebbe sinteticamente definire un regista atipico come Germi?
“Era un autore che riusciva a raccontare cose molto disperate in modo molto divertente". Era un uomo "difficile", ma uno straordinario artista, che seguiva ogni momento del film con consapevolezza e competenza assoluta. Dirigeva splendidamente gli attori, lui stesso, come si vede anche in "Un maledetto imbroglio" è stato buon interprete. Per queste sue caratteristiche lo si potrebbe descrivere come un regista all'americana, che seguiva il suo lavoro in maniera puntigliosa. Aveva, come viene detto anche nel mio documentario da testimoni, una particolare attenzione per la fotografia. Appariva come un uomo d'altri tempi, con un'idea forte della giustizia (gli piaceva frequentare i tribunali) e persino della patria. Prima di girare "Divorzio all'italiana" nessuno sospettava in un uomo sempre taciturno e serioso, un senso dell'ironia così graffiante. Sorprese tutti, persino gli amici.”
 
 
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