Avatar-mania
Mancano solo due giorni all'uscita nelle sale italiane dell'ultimo film di James Cameron destinato a polverizzare ogni record d'incassi. E intanto sulle pagine della stampa internazionale fioccano critiche e commenti. di Donatella Percivale


La pellicola punta a polverizzare il record d’incassi di "Titanic" (il film con Di Caprio incassò più di 1,8 miliardi di dollari) e in pochi giorni dall'uscita ne ha già guadagnati più di 1,3; un record però l’ha già raggiunto: è il film che è costato di più nella storia del cinema, ben 400 milioni di dollari.

Condita con un forte spirito ecologista e antimilitarista (e per questo molto criticata dalla destra americana), la pellicola affascina soprattutto per gli effetti spettacolari: se gli alieni umanoidi sono stati per anni interpretati dagli attori grazie ad un trucco sofisticato, con il processo di "performance capture" di Cameron sono realizzati con la computer grafica ma somigliano agli attori che li interpretano, ne mantengono le espressioni e appaiono incredibilmente reali.

Apprezzamenti dalla stampa italiana che subito dopo l’anteprima romana non ha mancato di commentare il film. «Chi vede nella tecnologia un fattore di disumanizzazione, e teme che la geometrica potenza degli effetti speciali sfratti dallo schermo la semplicità dei sentimenti, lo vada a vedere e ci porti tranquillamente anche i bambini. Se "Avatar" ha un difetto non è certo la lussuria ottica. E’ il moralismo da fiaba edificante», scrive su Repubblica Michele Serra.

Eppure nonostante gli applausi e i consensi ricevuti, a molti in America non è piaciuto. Fortemente critica la destra che ha parlato di «un miscuglio sdolcinato di antimilitarismo, ideologia hippie e superficiali critiche ai cambiamenti climatici». Altri ancora si sono scagliati contro il panteismo del film. «E' come un gospel. Ma non un gospel cristiano, una lunga apologia del Panteismo», chiosa Ross Douthat dalle pagine del New York Times.