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"La fisica dell'acqua" di Felice Farina

Il consiglio di Elisabetta Randaccio
 
''La fisica dell'acqua'' locandinaNel documentario assai interessante sullo stato del cinema italiano di Valerio Jalongo ("Di me cosa ne sai"), presentato alla Mostra di Venezia 2009, una parte rilevante era dedicata ai tormenti, ai paradossi, alle difficoltà incredibili che Felice Farina ha avuto per girare,  montare e trovare un distributore del suo ultimo film, "La fisica dell'acqua". 
Sembrava una situazione creata ad arte e, invece, era la verità: produttori posticci, problemi di budget, insomma tutto quello che sta uccidendo il nostro cinema indipendente. La vicenda, poi, si è conclusa positivamente e la pellicola ha trovato un distributore.
Intrigava, dunque, vedere questo film nato con così tanti problemi, ma anche perché si pone come un'opera di genere (semplificando, un thriller psicologico), come se ne producevano negli anni d'oro della nostra industria cinematografica.
La fisica dell'acqua, forse, non è un'opera del tutto riuscita, ma tenta percorsi di contenuto, comunque, interessanti e si avvale della professionalità di Farina (Condominio, 1990; Bidoni, 1995) che, nonostante tutti gli ostacoli, ha mantenuto una buona abilità nell'impostare la sceneggiatura e nella struttura formale della pellicola.
L'acqua pervade il film in ogni suo più chiaro simbolismo ed è l'elemento del mistero. Il padre del piccolo Alessandro è stato ucciso e gettato nella piscina di casa? Il bambino vede veramente, attraverso specchi d'acqua, il passato?
 
''La fisica dell'acqua''
Il ragazzino, tra l'altro, non sa neppure nuotare e, dunque, la paura e l'attrazione per il mare è un'altra caratteristica che accentua l'ansia provocata dalla sua personalità sfuggente e particolare, che all'inizio della storia, sembra attraversata da gravi turbe psichiche. E in effetti, la figura dell'ispettore Daniele (il quale ha lo stesso volto del padre), è assai vicina a quella di uno psicoterapeuta, capace, alla fine, letteralmente a far venire a galla la verità. Il bello del film è l'aura onirica che lo pervade. Lo spettatore mette in discussione la realtà dei fatti: quanto è sognato, quanto accade veramente? Purtroppo il finale delude nel suo semplicismo, ma "La fisica dell'acqua" si vede con piacere e se gli attori principali (Cortellesi, Dionisi, Amendola, tra gli altri) si applicano senza tanti sforzi, probabilmente anche loro penalizzati da un film girato in periodi troppo lontani tra loro, rimane il problema della recitazione dei bambini sul grande schermo, questione universale da cui pochi riescono vincitori (il cinema italiano, da questo punto di vista, aveva due campioni quali De Sica e Comencini). Farina ne esce, da tale versante, sconfitto: l'esordiente ragazzino Lorenzo Vavassori è decisamente insopportabile.
 
12 maggio 2010
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