Percorso

Metti una sera da Tino

Quattro chiacchiere con Petilli, indimenticato volto (e voce) del teatro italiano, amato da registi del calibro di Comencini: "E' stato il mio maestro". di Arianna Salaris

 Il mondo del cinema è in lutto per la recente scomparsa di Luigi Comencini. Interviste, aneddoti, racconti e curiosità: tutti ne parlano, tutti lo rimpiangono. Anche Tino Petilli, uno dei più originali volti del panorama teatrale italiano, ricorda con affetto il grande maestro. L'abbiamo incontrato nel salotto della sua dimora cagliaritana. E tra un caffè, due chiacchiere e tanti ricordi, ci svela che effetto fa la macchina da presa ad un attore teatrale puro.

Lei ha avuto il privilegio di recitare per Comencini. Cosa ci può raccontare di questa esperienza?
Se escludiamo alcune piccole particine, il mio primo impatto col grande cinema è stato proprio con Luigi Comencini: mi sono trovato subito a mio agio sul set, perché lui era capace di far sentire a proprio agio chiunque,
anche le comparse. Durante la lavorazione, però, dovevo ripetere più e più volte la stessa scena, perché Comencini voleva che io lasciassi da parte il mio stile teatrale. Chiedeva spontaneità, naturalezza. Per me, che sono un attore teatrale, era veramente difficile accontentarlo; a teatro, infatti, tutto è più amplificato ed artefatto perchè il gesto deve essere visto e capito anche dallo spettatore dell'ultima fila.

Lavorare sia a teatro che nel cinema può rappresentare, per un attore, una forma di completamento artistico professionale?
Senz'altro! Anche se, in effetti, non tutti gli attori cinematografici sono stati anche attori teatrali, e viceversa. In ogni caso, quasi sempre si parte dal teatro: Mastroianni, ad esempio, recitò prima a teatro e soltanto in seguito al cinema; così pure Macario: passò al cinema partendo dalla rivista e dall'avanspettacolo, un modo completamente diverso. Tuttavia non tutti i grandi attori hanno fatto anche cinema: pensiamo ad Albertazzi, che è uno dei nostri più grandi attori ma ha fatto solo un film; Gassmann, invece, era quasi schizofrenico nella sua professione: in teatro ruoli classici e drammatici, mentre al cinema era un attore prevalentemente comico. Una cosa è certa: se vuoi fare sia l'attore di teatro che di cinema devi poter abitare nella capitale, è questa la condizione indispensabile.
Qui in Sardegna, infatti, non si fa tanto cinema; negli ultimi dieci anni sono emersi registi di talento, ma è poca roba. Per di più si realizzano soggetti sardi ma io, benché mi senta sardo d'adozione, non sono interessato all'uso della lingua sarda nel mio lavoro.

Rispetto ai capolavori indimenticabili del cinema di un passato più o meno recente, come giudica il cinema dei nostri giorni?
A differenza di tanti anni fa, quando andavo al cinema quasi ogni giorno, ultimamente accade di rado che io veda un film in sala. L'ultimo film che ho visto al cinema è stato Alexander di Oliver Stone, con una splendida Angelina Jolie, ma è un film che risale già ad un po'di tempo fa. Effettivamente è un peccato: i film vanno visti nel grande schermo. Sempre più spesso invece li guardo in televisione. Purtroppo mi duole osservare che i Fellini, gli Antonioni, i De Sica, gli Scola e i Comencini non ci sono più.
Oggi si parla dei Virzì, dei Muccino ma io ritorno sempre ai film degli anni '40 e '50, i grandi classici. Ho sempre prediletto Alberto Sordi e, benché io sia un attore drammatico, ritengo la sua grandezza inarrivabile.Non mi sento di dare un giudizio sul cinema contemporaneo (dovrei andare più spesso al cinema), ma per quello che leggo sui giornali, il nostro cinema è in crisi. Ci sono alcune buone idee, ma non bastano.

Nella sua lunghissima carriera lei ha studiato tanto. Cosa vorrebbe ancora imparare dell'arte dell'attore?
"Gli esami non finiscono mai", diceva il grande Eduardo de Filippo. Un attore, anche se apprezzato da critica e pubblico, ha sempre da imparare nel proprio lavoro. I mestieri artistici hanno una natura tale, insita in loro, che non ci si può mai considerare arrivati. Ovviamente esiste un limite al proprio miglioramento: mi considero, infatti, un attore di medio livello ma a devo ammettere di sentirmi abbastanza soddisfatto dei risultati che ho raggiunto. Piuttosto che migliorare ancora il mio modo di recitare, prima di congedarmi dalla scena, sogno di fare Re Lear, oppure di interpretare qualche personaggio pirandelliano, o Cecov. Sarebbe bellissimo, ma dove trovare i soldi per pagare il regista?
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