Percorso

Incursione sul set di Pitzianti

Incursione sul set di Pitzianti, tra i commenti della sceneggiatrice Iaccarino e il curioso cameo di Nino Nonnis. di Arianna Salaris

 Venerdì 27 aprile: ultimi ciak per "Tutto torna", il film del regista Enrico Pitzianti. Andiamo a vedere che aria tira sul set, allestito nel cuore del quartiere della Marina su una terrazza in via Baylle 28. Raggiungere il sesto piano senza ascensore non è esattamente il sogno di un fumatore incallito ma, osservando il piglio veloce e disinvolto dei tecnici che volteggiano su e giù per le scale senza segni di cedimento, scegliamo di affrontare stoicamente la salita. Dopo cinque minuti di tachicardia e un bicchiere d’acqua offerto dalla produzione, ci guardiamo attorno: l’ultima rampa di scale prima della terrazza pare un cantiere edile, un via vai frenetico di assistenti, tecnici, costumisti, curiosi. L’atmosfera è satura di elettricità, concitata, tesa. Dalla terrazza giungono delle urla fortissime che squarciano l’aria: probabilmente la scena di una colluttazione Tutti stanno in religioso silenzio, con l’orecchio puntato alla terrazza: pare sia quasi in corso una macumba, là sopra.

 Sul pianerottolo staziona anche la misteriosa Antonia Iaccarino, autrice della sceneggiatura. Anche lei segue con orecchio teso le manovre che si svolgono al piano di sopra. Le chiediamo sottovoce come fare a scattare qualche foto del set: "Non è assolutamente possibile" - assicura . "Oggi si gira a tutto campo, nessuno può stare in quella zona". Ok, ci arrendiamo all’evidenza e cambiamo argomento. Come è andata l'esperienza con Enrico Pitzianti? "Molto stimolante, Enrico è una persona franca, diretta, a volte si litiga furiosamente, ci si prende a urla ma, un attimo dopo, torna il sereno. Apprezzo molto la sua autenticità, preferisco le persone spontanee. Come regista è pignolo, accurato in ogni dettaglio ma, soprattutto, è un guerriero formidabile, un combattente che non si ferma davanti a nessuna difficoltà. E di difficoltà se ne sono incontrate tante, soprattutto dal punto di vista burocratico. Il progetto, infatti, è stato approvato fin dal 2003, con la legge 8, ma non è stata un passeggiata riuscire a vedere erogati i finanziamenti. Enrico ha superato ogni ostacolo con grande coraggio".

 Parliamo della sceneggiatura. Come è nata la sua collaborazione al progetto? "Anche in questo caso occorre tornare al 2003, già in quell’anno avevo messo mano a questo lavoro. Sono partita da una sceneggiatura preesistente, mi ci sono letteralmente tuffata dentro, come al solito, e l’ho fatta mia; è stato bello immergersi in questa storia. Quando scrivo mi succede sempre così, i personaggi, cominciano a vivere di vita propria, quasi al di fuori della mia volontà . E’ il solo modo che ho di scrivere".
Si unisce alla conversazione Nino Nonnis, noto scrittore Cagliaritano. Anche lui reduce dall’arrampicata al sesto piano si riprende un po’ e sosta sulle scale in nostra compagnia.

A cosa si deve la sua presenza sul set di Pitzianti? "Sono qui per fare una cosa molto importante" - esordisce divertito come un ragazzino. "Devo registrare una russata! Nel film c’è una scena in cui, mentre dormo, russo in maniera poderosa. Enrico, pignolo come al solito, non vuole doppiaggi, e quindi stasera dovremo registrare". Qual è la sua parte nel film? "Indosso i panni di me stesso, un me stesso un po’ "alterato", a dire la verità, ma non voglio rovinare la sorpresa.
Come ha fatto Enrico a farle accettare un ruolo nel film? "Semplice! Mi ha rinchiuso dentro una stanza tenendomi segregato fino a quando ho firmato la liberatoria".
 La battuta suscita l’ilarità generale e, forse, le nostre risate disturbano le riprese. Nel dubbio, ci spostiamo nell’appartamento che funge da appoggio alla troupe. All’interno regna sovrano un allegro e scombinato disordine, quasi un set nel set: attrezzi, cavi, attori che si cambiano d’abito per la scena successiva, amici e amici degli amici. Tutti sul sofà a rilassarsi e scambiare due chiacchiere. La padrona di casa, radiosa nonostante il caos creato dai lavori, circola sorridente tra cucina e salotto, vassoio in mano carico di tazzine di caffè, per i suoi ospiti. E’ Aurora Aru, anche lei lavora nel mondo del cinema e si occupa di produzione.

 
 Come è arrivata ad occuparsi di produzione? "Per puro caso, per una strana combinazione di eventi. Direttrice di casting, segretaria di produzione, organizzazione: nella produzione ho veramente fatto di tutto. All’inizio non credevo di farcela ma, invece, ho scoperto che era il lavoro fatto apposta per me".

 Nella sua professione le sarà capitato di contattare lo sportello regionale della Film Commission. Come valuta il loro servizio? "Se li chiami al telefono sono gentilissimi, squisiti direi, ma peccano di una certa lentezza. Occorrerebbe maggiore rapidità, dinamismo, prontezza. La Film Commission dovrebbe essere così: scattante. Qualcuno desidera dell’altro caffè?".

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