Percorso

I segreti de sa Femina Agabbadora

Intervista a Clara Murtas, protagonista femminile di “Deu ci sia” il film firmato da Tarditi e proiettato al Lincoln Center di New York. “Per me è stato difficile accettare l'idea di ammazzare qualcuno sia pure solo sul set…”. di Anna Brotzu
 
''Deu ce sia''Una donna in nero dal volto enigmatico possiede le chiavi della vita e della morte: la leggenda de sa Femina Agabbadora sbarca in America, al New York Film Festival con le sequenze di “Deu ci sia”, il film di Gianluigi Tarditi proiettato al Lincoln Center, nella rosa dei nove corti selezionati tra opere di tutto il mondo (unico per l'Italia, insieme a “Le quattro volte” di Frammartino per la sezione lungometraggi). 
Girato tra gli stazzi della Gallura e prodotto dalla Ophir Production, nell'ambito di un più ampio progetto sulle tradizioni dell'Isola, “Deu ci sia” sarà prossimamente in concorso a Varsavia e a Capalbio, in Florida, in Messico, al MontpellierMediterranean Film Festival (Francia), al Golden Lion in Swaziland, Africa e al Bolzano Short Film Festival. La parola all'Agabbadora (sul grande schermo), l'attrice e cantante Clara Murtas:
 
''Deu ce sia''Com'è stato incarnare una figura così inquietante?
S'acabbadora, “colei che finisce”, che libera dal dolore non era interpretata in negativo, era una persona che aiutava, una di quelle donne cui nel mondo antico si ricorreva in caso di bisogno: per Dolores Turchi aveva solo quel compito speciale, invece nel film fa nascere un bambino ed è fondamentale il fatto che si occupasse sia della morte che della vita.
 
Licenza poetica?
Mi ero documentata prima di accettare e ho anche discusso su alcuni punti della sceneggiatura ma Gianluigi Tarditi mi ha convinta: “Deu ce sia” non è un film etnografico, su una realtà di cui non si sa molto, sulla quale è fiorito un vasto immaginario collettivo e personale; l'intento era semmai quello di mostrare come la morte fosse vissuta in quel tempo. Gli americani hanno capito e infatti hanno riso, nel punto giusto: s'ammentu, il rituale in cui i parenti ricordano al moribondo i suoi peccati perché possa pentirsi, è una scena volutamente ironica, e loro si sono molto divertiti. Forse perché hanno la giusta distanza dal mito.

''Deu ce sia''Dietro s'agabbadora c'è il ritratto di una società? 
La morte non era una questione personale ma un fatto sociale, un problema di tutti: in quel mondo contadino una famiglia povera, che non aveva la possibilità di mantenere un moribondo finché si spegnesse naturalmente, in considerazione delle sue sofferenze e delle sofferenze di tutti decideva di chiamare la “specialista”. Un modo prosaico e molto terreno di affrontare il peso di un'agonia, che però rientrava nella logica del loro sentimento religioso: s'acabbadora, come una sacerdotessa, prendeva su di sé la colpa di un atto considerato necessario.

Come si entra nei panni de s'agabbadora?
L'immagine più vicina a questa figura era mia nonna che faceva la curandera, sa femina de sa meixina: aiutava i bambini a nascere, dell'occhio e tutti quei riti esorcistici della medicina popolare che servivano a superare le piccole crisi. Per me è stato difficile accettare l'idea di ammazzare qualcuno sia pure solo sul set, ma mi è servito vincere quella reverenza che ho sempre nei confronti del sacro per prendere un po' le distanze: a volte temiamo di affrontare certi temi come se quello che facciamo potesse sminuire figure e forze che invece non ne vengono minimamente intaccate, esistono e resistono nell'immaginario ben al di fuori e al di sopra di noi moderni.

''Deu ce sia'', Clara MurtasRicordi della trasferta newyorkese?
E' stato emozionante: un'esperienza “virtuale” per me, vissuta attraverso internet e il cellulare momento per momento quasi come fossi lì. Il New York Film Festival è una vetrina importante e c'era perfino il red carpet, con i fotografi!
Poi un party privato organizzato da un'italo-americana, e intanto mi arrivavano i messaggi in diretta, anzi “in differita” per il fuso orario!
Ora il 9 ci sarebbe la Polonia, ma forse sceglierò la Maremma: se poi vinceremo, chissà!!!!
 
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6 ottobre 2010  
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