Il nuovo video post-atomico di Shibuya
Ultimo ciak negli spazi dell’ExMà per le riprese del videoclip “La nostra traccia” degli ogliastrini Outcube. Scenari apocalittici e creature indefinibili per una regia e sceneggiatura firmata dal collettivo di Shibuya. di Anna Brotzu

Una Sardegna post-atomica tra musica e immagini: l'Isola ridiventa set per un nuovo progetto di Shibuya che fa scaturire da una canzone, “La nostra traccia” degli Outcube, le prospettive di uno tra i più inquietanti futuri possibili. Il primo ciak del videoclip per la band ogliastrina è all'ExMà di Cagliari, dove si girano le scene del play, intensi primi piani e dettagli di riff e bacchette rotanti, sotto l'attenta regia di Luca Percivale, che cura anche la fotografia, affiancato da Davide Sardo (consulenza musicale) e da Enrico Deidda Canelles. Sotto i riflettori Mauro Aragoni (voce-percussioni), Joseph Rigogliuso (chitarra), Elias Porcu (batteria) e Salvatore Scattu (basso) ovvero gli Outcube, nell'interpretazione di se stessi, con la chitarra guest di Emil Poul Hiernaux: ddietro le quinte una storia d'amicizia e passione per le sette note, sfociata in un disco (Outcube), un contratto con un'etichetta indipendente (Wynona Records/ this is core Music) e ora una clip. Un incontro e una sinergia.. Prima, ovvia domanda al regista Luca Percivale (in un ExMà mai visto tra fari, fondali, cavi e monitor).

Stiamo iniziando le riprese del videoclip degli Outcube, un giovane gruppo sardo che ci ha conquistato perché ha scritto una canzone interessante, “La nostra traccia”, che si sposa bene con l'idea che vorremmo esprimere attraverso le immagini. Cioè raccontare la desertificazione in Sardegna (un processo realmente in atto e costantemente monitorato, in cui l'Isola è inserita tra le aree a rischio del Mediterraneo, ndr), e le altre minacce che incombono sull'ambiente, come i pericoli legati all'eventuale costruzione di nuove centrali nucleari. Un po' un monito che vorremmo lanciare attraverso un sottotesto neanche più di tanto celato.
Tra fantascienza e realtà..
Un confine sempre più sottile: nel videoclip le sequenze della band che suona si alterneranno con una sorta di racconto romanzato che gireremo dalle parti di Piscinas, tra le dune, con una creatura dall'aspetto indefinibile che indosserà un abito - un misto tra un costume da mamuthones e un costume postatomico, diciamo alla “Waterworld” oppure alla “Mad Max” - come un'anticipazione di un futuro andato malissimo. Un video postatomico insomma.

Il contesto di Piscinas si presta benissimo a suggerire l'impressione di territori desertici e poi ci saranno delle integrazioni – con l'uso della computer grafica - di ipotetiche centrali nucleari, visto che ancora non sono state costruite... Ci saranno scenari apocalittici, una fusione tra mondo reale e un mondo “idealizzato”, immaginato e ipotizzabile che speriamo non si verifichi mai!
Con una trama?
C'è una microstoria - che non voglio assolutamente anticipare: dirò solo che protagonista è un essere che vive ormai in simbiosi con le altre forme di vita superstiti, e che a un certo punto nel video, per una ragione che diverrà evidente agli spettatori, denuncerà la sua identità, svelando frammenti del proprio passato in un flashback della vita normale prima della catastrofe.
L'ispirazione?
Più che altro il solito problema: mancanza di budget che ci incanala verso scelte artistiche “obbligate” in cui conciliare esigenze espressive e risorse. Anche se qualcosina c'è: e infatti siamo qui, all'ExMà.

Due motivi, uno che è vicinissimo al nostro ufficio (non senza ironia) l'altro che è “fighissimo”! Questa struttura si presta molto bene al rapporto di tutti i giorni con il cittadino - adesso poi è vuota, la sala è stata appena “liberata” da un'installazione - per cui sono venuto qua, ho chiesto: “Ci date la sala?” - “Sì” – “Avete un budget?” “Pochissimo…”, per cui abbiamo pagato proprio un minimo per avere uno spazio così bello nel centro di Cagliari. E tutti sono stati super disponibili.
Interessante l'ipotesi di fare dell'ExMà degli studios, magari tra una mostra e l'altra (e qui si aprirebbe il capitolo su location e spazi cittadini). Ma tornando a “La nostra traccia” quali sono i tempi di lavorazione del videoclip?
Per quanto riguarda il video questa è la prima, penso, di altre tre giornate di riprese in esterni, dovremmo farcela a girare tutto entro la fine di novembre. Poi il montaggio. Dovremmo uscire un po' prima di Natale.

La sceneggiatura è di Giacomo Costa, un giovane regista con cui avevamo già collaborato e che ora ci affianca in alcuni lavori, e lui ci si è dedicato trovando delle buone idee anche se comunque non riusciremo a fare tutto quello che ha scritto, perché certe scene tipo negozi nel deserto, supermercati o camion esplosi proprio non stanno nel budget!!! Ricorreremo comunque alla computer grafica per inserire elementi architettonici “decadenti”, emblematici della degradazione e/o pericolosi, come le centrali nucleari dismesse: farle vedere ha pur sempre un certo impatto. Il messaggio vuol essere un avvertimento: “Attenti!”. Quanto alle immagini, ci saranno due caratteri: il play, il gruppo che suona, avrà una luce, con i bianchi bruciati, che disegni un clima etereo, superenergetico dove forziamo la recitazione cercando di aumentare l'impatto drammatico mentre tutto quello che verrà girato in esterni sarà con “effetto cinema”. Quindi c'è questo contrasto tra i due piani narrativi: sarà come se l'inciso che suonano veicolasse la storia del cortometraggio. Forse – budget permettendo - la struttura del videoclip avrà un incipit senza musica di 5 minuti: quasi un piccolo cortometraggio.

Questo è uno di quei progetti divertenti, nel senso che è più sperimentale, non mette in gioco budget o produzioni ma un'idea creativa, in base a quello che è un movimento collettivo creativo sardo: un gruppo musicale isolano e un'agenzia comunque radicata sul territorio. Prestiamo la nostra professionalità a un progetto che può avere un suo valore artistico, sponsorizzato dai ragazzi. Penso a Shibuya come a un movimento collettivo territoriale, perché ci permette di raccogliere tutta la creatività che ci sta intorno e anche di sponsorizzarla a nostra volta, visto che in questo momento un po' di portfolio l'abbiamo raccolto tra premi (Premio della Giuria al PWI – Premio Web Italia 2010) e vari clienti anche internazionali. Come il Canale QVC, un colosso americano che ha aperto filiali in Giappone, in Germania e adesso in Italia, dove produce 17 ore di live e per cui abbiamo curato la creatività (con un copy quale Paolo Zucca), Luca (Percivale) che ha diretto lo spot. Insieme abbiamo prodotto la clip coi 12 presentatori, tutti professionisti delle televendite. Insomma, raccolti riconoscimenti e successi professionali, c'è spazio per il divertimento. Alla maniera di Shibuya (con idee, storyboard e macchine da presa)! Oltre al lato “cinematografico”, fondamentale quello musicale.

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Foto di Ludovica Girina
27 ottobre 2010