Percorso

Monicelli, l'artigiano della risata

In attesa del 16 dicembre, giorno in cui Monicelli verrà premiato a Cagliari in una serata a lui dedicata, ecco un profilo divertente e leggero del grande regista oggi ultra novantenne: dai grandi successi ai flop. La sua "risata disperata" fu un'arma per smascherare una società ipocrita e volgare. di Elisabetta Randaccio
 
Mario MonicelliMario Monicelli (classe 1915) ha esordito negli anni trenta del Novecento con due  pellicole oggi, praticamente, introvabili “Il cuore rivelatore” (1934) dal famoso racconto di Poe (in 16mm non sonorizzato) e “I ragazzi della via Pal”, tratto dal classico romanzo di Ferenc Molnar,  in quei decenni  best seller per giovanili letture.
Dopo tali due “piccoli” lavori, si snoda una lunghissima carriera che attraversa lo svolgimento, i cambiamenti, i trionfi e le miserie della storia del cinema del nostro paese fino alla contemporaneità. Soggettista, sceneggiatore, regista (nella prima parte della sua produzione pure in coppia con l'amico Steno), snobbato, spesso, da una critica cieca, poco propensa alla risata nell'arte, ha firmato alcuni tra i capolavori di quel genere chiamato, forse troppo superficialmente, “commedia all'italiana”, in un momento storico in cui il grande schermo era la passione prediletta dei nostri connazionali: dal dopoguerra al boom economico, dal sessantotto agli anni di piombo.
 
''Proibito''La filmografia monicelliana conta prodotti, i quali hanno ottenuto incassi incredibili, per quanto non manchino anche flop evidenti, ma prima che la sua -utilizzando le parole di Pirandello - “risata disperata” fosse riconosciuta come spietata arma per smascherare una società ipocrita e volgare, bisogna giungere quasi ai nostri giorni. 
La rigorosa analisi dei mutamenti antropologici-culturali dell'Italia sono alla base, infatti, delle opere di Monicelli, in questo assai vicino – e pochi lo intuirono – a Pasolini, quando preconizzava “la nuova preistoria”, “la mutazione”, che aveva resettato l'anima di un paese, dimentico delle sofferenze passate e plasmato nell'avidità estrema della logica del profitto cinico. 
 
''I soliti ignoti''A questo artigiano “nazional popolare” (come lo definisce, in un saggio, il critico Steve Della Casa), l'associazione “L'Alambicco” dedica una delle sua rassegne annuali. Questa volta non si tratta di un regista indipendente o di “nicchia”, ma di una colonna portante della nostra cinematografia.  Con la collaborazione della Regione Autonoma della Sardegna, del Comune di Cagliari, della Provincia di Cagliari, della Società Umanitaria-Cineteca sarda (nei locali della quale si proietteranno le pellicole della manifestazione) e di altri partner, la rassegna, iniziata sabato 6 novembre con “Proibito”, 1954 (opera girata in esterni in Sardegna, ispirata vagamente al romanzo “La Madre” di Grazia Deledda, protagonisti Amedeo Nazzari e un'esordiente, giovanissima Leo Massari), proseguirà per tutto il mese.
''L'armata Brancaleone''Assai difficoltoso, scorrendo la vasta filmografia di Monicelli, scegliere undici pellicole rappresentative dell'estetica dell'autore. Gli operatori dell' Alambicco hanno puntato su classici come “I soliti ignoti”, 1958, “L'armata Brancaleone”, 1966, con un esilarante Vittorio Gassman, “Amici miei”(1975, soggetto ereditato, però, da Pietro Germi, scomparso prima di poterci lavorare), per quanto alcuni titoli siano stati meno frequentati o, comunque, abbiano avuto un impatto debole sullo spettatore dell'epoca. Ricordiamo, in questo senso “Totò e Carolina”, un gioiello del 1955, che la censura del periodo bloccò per ben due anni, perché trattava di un carabiniere “sui generis”, interpretato splendidamente dal “Principe” De Curtis, elemento considerato offensivo per l'Arma!
 
''Amici miei''Così come “Parenti serpenti”, 1992, un cinico affresco della contemporanea ipocrisia familiare, non riportò incassi rilevanti; eppure si tratta di uno dei migliori lavori di Monicelli. Da non perdere assolutamente.
Al regista de “La ragazza con la pistola”, verrà, inoltre, dedicato un interessante convegno il 16 dicembre prossimo: un pomeriggio con i contributi di critici ed esperti (si parla di Giovanni Spagnoletti, di Steve Della Casa e di Masolino D'Amico) che si concentreranno sulle tematiche dell' “artigiano” geniale e ironico. Monicelli ha anche espresso, compatibilmente con eventuali, fisiologici problemi di salute, il desiderio di presenziare alla serata a lui dedicata (gli si dovrebbe consegnare un premio alla carriera), la quale si concluderà con la proiezione del suo ultimo film “Le rose del deserto”, 2006, tratto dal romanzo “Il deserto della Libia” di Mario Tobino. Lo aspettiamo fiduciosi per rendere omaggio a un regista innamorato profondamente della sua professione, autore di film, spesso, esemplarmente divertenti, ma che lasciavano allo spettatore il gusto spiazzante della risata amara.
 
PROGRAMMA:
Sabato 6 novembre  
h. 19.00 - Presentazione rassegna
Proiezione del film Proibito (1954)
Domenica 7 novembre
h. 18.30 - Proiezione del film Totò e Carolina (1955)
h. 20.30
proiezione del film I soliti ignoti (1958)
Martedì 9 novembre
h. 20.30 - Proiezione del film La grande guerra (1959)
Giovedì 11 novembre
h. 20.30 - Proiezione del film I compagni (1963)
Martedì 16 novembre
h. 20.30 - Proiezione del film L’armata Brancaleone (1966)
Venerdì 19 novembre
h. 20.30 - Proiezione del film La ragazza con la pistola (1968)
Sabato 20 novembre
h. 18.30 - Proiezione del film Romanzo popolare (1974)
Domenica 21 novembre
h. 18.30 - Proiezione del film Amici miei (1975)
Martedì 23 novembre
h. 20.30 - Proiezione del film Parenti serpenti (1992)
10 novembre 2010 
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