Percorso

Lo spettacolo si spegne

Serrata totale lunedì scorso contro i tagli voluti dal ministero. Chiusi i cinematografi e fermi i set. Gli attori in piazza: “Ci trattano come l’ultima ruota del carro”. Scola: “E’ un cinecidio”. Il Presidente Napolitano: “Così non si risana la cultura”. di Donatella Percivale

Ennio Fantastichini tra i partecipanti al Cinema AdrianoA Roma, dentro e fuori  le sale dell’Adriano erano in centinaia. Ma anche al Piccolo di Milano o al Carlo Felice di Genova il mondo del cinema e del teatro ha alzato forte la voce proclamando una giornata di serrata totale contro la sciatteria di un governo che tratta la cultura come l’ultima ruota del carro.

Forte e decisa la voce del Presidente Napolitano che ieri a Roma, consegnando i premi De Sica, ha ribadito: “Non è mortificando la cultura che si risana il bilancio dello Stato”. Ma lunedì 22 novembre, per una giornata intera, in tutto il Paese sono stati chiusi cinema e teatri, fermi i set dei film e quelli delle fiction, niente attori nemmeno nei programmi televisivi.

Napolitano e la Littizzetto al Premio De SicaSciopero generale per il mondo dello spettacolo, che ha incrociato le braccia compatto contro i tagli imposti dalla finanziaria, ma anche contro il mancato rinnovo degli sgravi fiscali per il cinema. Tra i volti più noti scesi in piazza ad accusare il governo di una politica culturale disastrosa, si sono visti anche quelli di Marco Risi, Francesco Siciliano, Mimmo Calopresti, Giorgio Tirabassi.
Giulio Scarpati, presidente dell'associazione attori, già protagonista di uno scambio al vetriolo con Bondi nella diretta di Annozero condotta giovedì scorso da Santoro, ha incalzato i manifestanti romani con le motivazioni dello sciopero: “Il fatto che si girino all'estero fiction e altri film con fondi pubblici, come quelli della Rai, significa togliere al settore una possibilità di guadagno.

Giulio ScarpatiBasti solo considerare che su 220 giornate lavorative dello scorso anno, il 60 per cento sono state all'estero. È un momento di grande crisi: dietro la mia faccia nota ci sono tanti giovani attori che sono a spasso. Io mi faccio interprete dei loro bisogni. Si contano 250mila lavoratori nell'audiovisivo, ma l'indotto è ancora più ampio. Noi siamo i titoli di testa ma nei titoli di coda c'è gente che lavora”.
Anche Lella Costa, da Milano, è intervenuta in maniera pesante sull’operato del ministro: “Bondi capisce le nostre ragioni? Beh ci credo, anche perché i tagli li ha fatti lui… E’ ora di smetterla di trattare il nostro mondo come un manipolo di sfaccendati tutto lustrini e paillettes. Ci sono maestranze, professionisti, artigiani che lavorano con devozione e impegno. Questi tagli alla cultura sono assurdi ».

Lella CostaLe fa eco Massimo Ghini: «Si parla come se fossero soldi tolti agli italiani per darli a quattro buffoni. Bisogna spiegare alla gente che per ogni euro investito nella cultura se ne ricavano tre e che stiamo parlando dell'immagine del nostro Paese e del lavoro di centinaia di migliaia di italiani”.

Fulminante Ettore Scola: «Continua il cinecidio premeditato di questo governo, ora si tratta di resistere. Ci vorranno dieci anni per sanare i danni che stanno provocando». Almeno.

24 novembre 2010
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