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"Precious" di Lee Daniel

Il consiglio di Elisabetta Randaccio

''Precious'' locandinaEsce anche in Italia, un film che la stagione scorsa è stato un “caso” negli Stati Uniti:  drammatico, interpretato non da divi, su un argomento delicato (gli abusi in famiglia, i più diffusi, secondo i rilevamenti statistici, anche in Italia), arrivato fino al tappeto rosso della notte degli Oscar (lo ha vinto meritatamente Mon'Ique, l'interprete della madre della protagonista: gonfia di rancore, odio, ma pure di un'anaffettività sviluppatasi nella degradazione sociale e emotiva).
Ambientata nella Harlem del 1987, in una New York quasi irriconoscibile, tratta da un testo autobiografico (pubblicato in Italia dalla “Fandango” la stessa casa di distribuzione del film), racconta una vicenda purtroppo universale: un padre abusatore, che mette incinta la figlia due volte e le contagia la sieropositività, una madre passiva, la quale “sposta” sulla ragazzina le colpe del compagno e Precious, giovane di colore, obesa, con un nome beffardo - in contraddizione col suo dramma da cui riesce a uscire  inizialmente con la sua straordinaria fantasia - indicatore di una mente già predisposta alla curiosità e alla creatività. Precious Jones, infatti, sogna  il professore (inetto, ma di bella presenza) di matematica come suo marito, di diventare una “glamour girl”, di cantare e ballare così bene da attrarre giovani (e teneri) ragazzi bianchi.
 
''Precious''Sono i pensieri tipici di una diciassettenne, ma la ragazza è incinta del padre, ha già avuto una bambina con sindrome di dawn (chiamata con ironia terribile “Mongo”) la quale vive con la nonna, mentre sua madre la schiavizza, la umilia, la annienta, costringendola pure a un teatrino di finta famiglia povera, ma felice di fronte ai servizi sociali per avere il sussidio mensile.  Fin qui, il film è veramente efficace, senza concessioni al patetismo. La seconda parte ricorda, invece,  il genere “scolastico”, molto utilizzato nelle produzioni USA per entrare più approfonditamente nell'ambito del sociale, sottolineando come l'acculturamento sia una forma di riappropriamento della personalità del singolo. Ovviamente elemento da sottoscrivere, ma che, cinematograficamente, rallenta la carica d'attacco della pellicola in questione, e sposta l'attenzione su come Precious ripensi completamente alla sua vita e riesca, in maniera comunque traumatica, a distaccarsi da una figura genitoriale “cannibalesca”, per quanto degna anch'essa di pietà, essendo il mondo degli abusi un universo circolare e difficilmente distruggibile.
 
''Precious''In questa sezione di “Precious”, diretto da Lee Daniels con competenza, ci sono anche delle  varie incongruenze tecniche. Per esempio, il colloquio tra Precious, la madre, l'assistente sociale è girato come “un intervista verità”, con la camera a mano, assolutamente in contrasto con la “pulizia” del girato precedente. Nonostante queste piccole pecche, il film funziona, tocca lo spettatore ed essendo dedicato “a tutte le Precious del mondo”, fa riflettere sulla struttura malata della famiglia tradizionale, dove ipocrisia ed egoismi producono vittime innocenti. Così, la madre crede come, nascondendo gli orrori e reprimendo la voglia di essere “normale” della figlia, sia giusto difendere il suo piccolo, marcio fortino. C'è una scena emblematica in cui, mentre le due donne guardano la televisione (è l'unica occupazione quotidiana di mamma Jones) e Precious è obbligata a mangiare il cibo freddo (piedini di maiale irrorati da olio grasso!), rifiutato dalla madre, sul piccolo schermo passa sottotitolato “La ciociara” di De Sica.
 
L'identificazione con Rosetta, violentata dai soldati, è immediata, ma neppure nella fantasia mamma Jones, pur vestita e truccata come la Loren, riesce a essere differente: rimane sempre volgare e insopportabile. Per 'Precious', in quel momento, non c'è via d'uscita, neanche nelle sue creazioni fantastiche.
Uno dei punti di forza di questo film da consigliare, è il cast, quasi tutto al femminile: le interpreti sono ottime.
1 dicembre 2010
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