Percorso

Zingaretti: "Rapito da una sirena"

L'attore al Massimo di Cagliari alle prese con i turbamenti di Tomasi di Lampedusa. "Sono ottimista, il cinema italiano è in ripresa e non mancano i talenti. L'ultimo film visto?La versione di Barney". E per i fan l'appuntamento è domani all'Ersu con Capitta. di Anna Brotzu
 
Luca ZingarettiUna fiaba per adulti per Luca Zingaretti, protagonista da mercoledì 19 gennaio alle 21 (fino a domenica 23 gennaio) al Teatro Massimo di Cagliari con il fascino e la strana grazia ferina de “La sirena”, mitologica creatura affiorante dalle acque in una Sicilia lontana nel tempo e nello spazio. Dimenticate (per il momento) le indagini e le inquietudini sentimentali di Salvo Montalbano, l'attore che è stato Perlasca e Crispi, Don Puglisi e l'ineffabile pusher de “La nostra vita” ritorna all'antico amore per il palcoscenico: «E' un reading, una semplice lettura accompagnata e sottolineata dalle musiche di Germano Mazzocchetti, eseguite da Fabio Ceccarelli, ma il racconto di Giuseppe Tomasi di Lampedusa è di una sensualità, una bellezza tale che mi ha fulminato e anche il pubblico si lascia rapire, trasportato in un sogno». Come accadrà agli spettatori de “La Grande Prosa al Massimo” firmata CEDAC che potranno anche, giovedì 20 gennaio alle 18 nella Sala dell'Ersu, incontrare l'attore, insieme al giornalista Gianfranco Capitta e al professor Giorgio Pellegrini.
 
Zingaretti MontalbanoSedotto «dal potere delle parole, che sanno dar corpo all'immaginazione, far vibrare, far nascere emozioni e dalla storia di un grande amore e dell'incontro e dell'amicizia tra un professore che vive remoto al mondo e un giovane giornalista» Zingaretti ha scelto la dimensione del teatro («da cui mancavo da 13, 14 anni») firmando anche regia e drammaturgia. Artista apprezzato per il rigore e l'impegno civile, rivendica «la libertà di decidere fuori dalle logiche del successo a tutti i costi: un personaggio può darti una certa popolarità, la gente ti riconosce, ti apprezza, ti ferma per strada ma non va più bene quando interpretando un altro ruolo ti senti dire “Montalbano che fa questo o quell'altro”. Quindi con il regista e lo sceneggiatore ogni due o tre anni ci riuniamo per stabilire il da farsi, se continuare oppure no. Non mi ci sento imprigionato in un contratto: ho rifiutato anche compensi molto sostanziosi, perché il vero successo per un attore significa potersi fermare, riflettere e magari pensare di fare un film, uno spettacolo, di interpretare un personaggio o una storia e trovare i mezzi per farlo. Certo, con i tagli che ci sono ora sulla cultura è molto più difficile». Ma sul presente e il futuro della decima musa Zingaretti è ottimista: «il cinema italiano sta conoscendo una ripresa, anche al botteghino, ci sono – e non sono mai mancati – i talenti: occorre semmai una classe politica che sappia e voglia investire nella cultura!»
 
''La versione di Barney''Se l'ultimo film visto è "La versione di Barney" («un bel lavoro, ma avendo adorato il romanzo.... non sono riuscito, ovviamente, a ritrovarlo tutto in un'ora e mezza») tra le esperienze fondamentali ricorda «“Perlasca”, un'avventura bellissima sia umana che professionale: ho avuto la possibilità di conoscere persone che lui aveva salvato, di parlare con loro e con la sua famiglia; e per quel che riguarda il cinema, ci son due film a cui sono molto legato: uno è il film su Padre Puglisi, “Alla luce del sole” e l'altro, che purtroppo non è andato molto bene – ebbe la sfortuna di uscire insieme ad altri film importantissimi che monopolizzarono l'attenzione –  è “Sanguepazzo”. Attore (quasi) per caso e poi per passione e vocazione, dagli studi alla Scuola d'Arte Drammatica “Silvio D'Amico” di Roma (dove avvenne il primo incontro con Andrea Cammilleri) agli esordi in teatro con Luca Ronconi, gli spettacoli di Peter Stein, Sandro Sequi, Franco Però, Branciaroli (pure Nanni Loy) e i primi passi nel cinema con Montaldo, Zingaretti non ha mai spezzato il filo di una profonda attenzione e sensibilità ai temi sociali.
 
''Sanguepazzo''Che emerge nell'orazione civile di “Passa una vela... spingendo la notte più in là”, dal libro di Mario Calabresi su una pagina tragica della nostra storia recente; e lega idealmente “Il giudice istruttore” di Vancini e Calderone all'esplosiva violenza de “Il branco” di Marco Risi, significativo punto di svolta di una carriera in continua ascesa, da “Vite strozzate” a “Tu ridi!” dei Taviani, fino all'Osvaldo Valenti di “Sanguepazzo” e al “liquido”, ambiguo “politicante” Francesco Crispi del nuovo film di Martone.
Sempre in equilibrio tra il dramma e la commedia (umana), marito fedifrago accanto a Margherita Buy piuttosto che commercialista senza scrupoli ne “Il figlio più piccolo” con Christian De Sica,  sacerdote militante o eroe “normale”, chissà quante altre storie saprà regalarci Zingaretti. Un po' come il “suo” commissario che associa acume investigativo e turbamenti del cuore, ironia e leggerezza tra giallo e noir, riuscendo a stupire, emozionare, commuovere e divertire le vaste platee televisive e non solo.
 
E l'uomo (e l'artista), nel giro delle interviste corollario alla tournée, da “Che tempo fa” a Rainews 24, non si sottrae alle domande, dalla musica («ho gusti strani, da Paolo Conte a Renato Zero, anche Vasco») a internet e ladri d'identità («ho sentito di qualcuno che si spaccia per me, e non può certo farmi piacere; il computer me lo porto sempre dietro, ma lo uso per cose normali, già scaricare dei programmi può essere un problema») perfino a qualcuna, maliziosa, tra la seduzione dell'anfibia “Lighea”, ovvero “La sirena” del titolo e altre più contemporanee in carne e d'ossa; magari per sottolineare che «è triste e terribile che si parli di queste, e non di quelle del mito, e preoccupante che ci siamo ormai abituati, mentre all'estero rimangono sconcertati da queste vicende italiane! E la cultura risente di purtroppo di questa profonda crisi non solo economica ma etica e civile del nostro popolo». Pur nel pieno di «un periodo della mia vita sereno e fecondo, attraversato da pensieri positivi» dalla maturità dei prossimi 50 anni, Zingaretti si guarda intorno e si scopre «contrario alla globalizzazione che tutti esaltano e io vedo come un male estremo che porta a omogeneizzare, rendere tutto uguale cancellando la ricchezza della diversità».

Giuseppe Tomasi Di LampedusaTra i dubbi del presente e in attesa di nuove trame sul grande come nel piccolo schermo, non resta che lasciarsi travolgere dal «piccolo - nella sua brevità – e misconosciuto capolavoro dell'autore de “Il Gattopardo”» nella lettura ad alta voce di un “siciliano d'elezione” («la cosa che mi è piaciuta di questa terra è che resiste alle mode come nessun'altra: il concetto di fast food per esempio, risulta perdente rispetto al piacere di sedersi a tavola!») tra l'eco dei versi greci, fugaci incontri e una vera iniziazione, tra i demoni meridiani, al gioco delle passioni. Perché ricorda Zingaretti «qualcuno che ne sa più di me dice che il cinema e il teatro non cambieranno il mondo, ma spettacoli e film a volte aiutano a pensare». E a sognare.

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19 gennaio 2011
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