Percorso

Herlitzka: "Il cinema, la mia materia viva"

Incontro col grande, poliedrico artista da questa sera sul palco del Teatro Massimo: dagli esordi con l'amica Wertmüller al successo di "Oci Ciornie", "Marianna Ucria", "Buongiorno notte". "La Sardegna? Ci vengo spesso, mia madre aveva una casa anche vicino a Cagliari…". di Anna Brotzu
 
Roberto HerlitzkaIntenso e indimenticabile Aldo Moro in “Buongiorno, notte” di Marco Bellocchio e vittima di un crudele scherzo del destino che sancisce la sua diversità in “Aria” dell'esordiente Valerio D'Annunzio, Roberto Herlitzka porta nell'Isola l'umorismo feroce e caustico di Thomas Bernhard con una pièce inedita, rappresentata per la prima volta in Italia: “Elisabetta II” - in cartellone da oggi mercoledì 26 gennaio alle 21 al Teatro Massimo di Cagliari (repliche fino a sabato 29 alle 21 e domenica 30 gennaio alle 19, giovedì 27 anche la pomeridiana alle 17). Formidabile e versatile interprete sul grande e piccolo schermo come sul palcoscenico in grazia di quel viso scarno capace di sopportare ogni maschera, dalla più ilare e grottesca alla più drammatica, l'attore torinese di nascita (con origini ceche) non si sottrae alle sfide, come quella di tradurre per il cinema «un testo questo di Bernhard, nato per il teatro: racconto “estremo” di una solitudine ma anche ritratto di una società, non è una commedia, anche se a tratti potrebbe sembrarlo, con un finale – che non anticipo – non lieto ma sorprendente e perfino ironico.
 
Roberto Herlitzka nei panni di Aldo MoroPotrebbe diventare uno strano film sull'ossessione delle parole: un’impresa da tentare, un esperimento interessante. A me il cinema è sempre piaciuto moltissimo come idea. E' un'arte peculiare, secondo me diversissima dal teatro specialmente dal punto di vista dell'attore: davanti alla macchina da presa bisogna essere credibili in modo immediato, dare l'illusione di essere la realtà, mentre sulla scena la realtà viene rappresentata (soprattutto attraverso testi che abbiano valore poetico e letterario, che son quelli che più mi riguardano). Al cinema il linguaggio è la materia viva, l'aspetto dominante è l’immagine e la parola, che a teatro è l’origine, è solo uno degli elementi.

Lei è stato diretto da registi come Montaldo e la Wertmüller, Michalkov, Bellocchio, Comencini e Magni: com'è iniziata la sua avventura con la decima musa?
In modo direi non molto avventuroso, quasi per caso: la mia amica Lina (Wertmüller, ndr) ha iniziato ad affidarmi piccole parti nei suoi film, a partire da “Film d'amore e d'anarchia” con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini (premiato al Festival di Cannes) e “Pasqualino Settebellezze”, “Scherzo del destino” con Ugo Tognazzi, satira graffiante sulla politica di allora con metafora finale e “Notte d'estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico” dove ero in qualche modo coprotagonista, anzi antagonista con il nome improbabile di Turi Cantalamessa.

E intanto c'era stata “La villeggiatura”..
Era il film d'esordio di un regista, Marco Leto, che era stato aiuto di Monicelli e Vancini e altri autori importanti: raccontava di un uomo, un giovane professore mandato al confino – o come si diceva a far “La villeggiatura” - da una dittatura al potere in un paese europeo, cioè l'Italia. Era un film storico, ambientato nel Ventennio: io facevo un fascista, Guasco – il protagonista era Adalberto Maria Merli. E quando mi fu offerto quel ruolo mi suggerirono di iscrivermi a un'agenzia. La prima a notarmi comunque e a portarmi nel cinema è stata Lina Wertmüller.

Roberto Herlitzka, ''Lasciami andare madre''Con la quale di recente ha realizzato una fiction per la tv, “Mannaggia alla miseria”, per non parlare del teatro..
Con Lina ho fatto a teatro una cosa molto estrosa, in “Lasciami andare madre” interpretavo la parte di una vecchia nazista (Premio Gassman come miglior attore, ndr): è un'opera insolita tratta dal libro autobiografico di una tedesca, Helga Schneider, sull'incontro con la propria madre che quando lei era piccola aveva abbandonato la famiglia ed era andata a fare l’aguzzina dei campi di concentramento. Una storia particolare.

Com'è la Wertmüller sul set?
Lina è un personaggio esplosivo: possiede un’energia straordinaria e ha portato nel cinema qualcosa di piratesco, ma soprattutto è un'artista vera e anche i suoi modi a volte quasi guerreschi sono sempre come dire finalizzati allo spettacolo, al racconto cinematografico: non sfoghi in libertà ma un modo per fare ed ottenere quello che è meglio per il film, e spesso, molto spesso ci riesce. Non sempre, anche lei ha sbagliato dei film, ma questo è normale per chi vuole dire sempre qualcosa di nuovo.

Oltre che per “Lasciami andare madre”, lei ha ottenuto il Premio Gassman anche per “Lighea”, dallo stesso testo di Tomasi di Lampedusa da cui Luca Zingaretti ha tratto “La sirena”, nei giorni scorsi al Massimo di Cagliari. Quasi un passaggio di testimone...
In realtà io l'ho incontrato una volta sola e non sul set ma a un festival per la presentazione de “Gli occhiali d'oro” di Montaldo, in cui entrambi avevamo una parte; era molto giovane, proprio agli inizi della carriera. Poi non abbiamo avuto occasione di frequentarci; con questo lavoro non è facile andare spesso a teatro o al cinema.

Roberto Herlitzka, ''dererum natura''A proposito di cinema, che pensa di fenomeni come i cinepanettoni, e del successo di “Che bella giornata”?
I comici mi divertono: non è che disprezzi i film divertenti, non sono uno snob; so distinguere ma non rifiuto niente a priori. Certo tempo per uscire la sera non ne ho molto, sto sempre a studiare delle parti, o pensarmele; quando non sono in tournée, a Roma vado volentieri al cinema vicino a casa.

L'ultimo film che ha visto?
A proposito di commedie: ho visto “Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni” di Woody Allen e mi è piaciuto anche parecchio.

Tra i film che ha girato, ce n'è qualcuno cui è particolarmente legato?
Tra i più significativi “Oci Ciornie” di un maestro come Michalkov; e penso “Aria” di D'Annunzio.  Caso a parte è “Buongiorno, notte”, un film secondo me bellissimo e anche molto visto, so che è piaciuto a tanti: è stato come rivivere, far riaffiorare un episodio della storia recente. Mi ricordo che grande angoscia fu per tutti il rapimento di Moro, l'Italia intera era testimone e partecipe nello sgomento e poi nella tragedia; questa memoria così viva mi ha aiutato ad emozionarmi rifacendo quella storia. Non abbiamo voluto fare un ritratto del personaggio come si fa a volte anche bene, ma non era quello il caso, né l'intenzione del regista, che intendeva invece mettere in scena il dramma del protagonista: prima che politico e statista Aldo Moro era un uomo.

Roberto Herlitzka, ''Aria''Un viaggio molto più indietro nel tempo, ancora a confronto con la storia, per il film di Roberto Faenza tratto da un romanzo di Dacia Maraini.
“Marianna Ucria”: una bellissima esperienza. Interpretavo un personaggio estremamente negativo, lo zio pedofilo, ma con dei lati commoventi: lui era veramente innamorato, era a sua volta una vittima oltre che persecutore. Una figura oscura, e ambigua, con quei tratti di mistero che sempre mi affascinano.

Dalla crudezza di un incesto, a una fiaba come la leggenda di “Marcellino pane e vino”..

Nel film di Comencini io interpretavo il precettore di questo bambino: un personaggio molto buttato sul grottesco, mi son divertito molto ad interpretarlo. Grazie a quel film ho avuto modo di conoscere da vicino uno dei miei registi preferiti, anche se purtroppo Comencini era già molto malato e non ho potuto avere un vero scambio di idee come mi sarebbe piaciuto.

Era nel cast di un formidabile affresco come “In nome del popolo sovrano”: un tuffo in pieno Risorgimento!

Con Magni ho fatto la parte di Giuseppe Gioacchino Belli, poeta che io considero tra i nostri più grandi. Un onore per me che pur vivendo a Roma da anni, son nato a Torino: un conto è viverci, altro è interpretare l'autore dei “Sonetti romaneschi”!  Ma il primo incontro con Magni era stato qualche anno prima con “Secondo Ponzio Pilato”, un film forse non altrettanto fortunato, dove io facevo un Barabba molto particolare.

Al di là delle sceneggiature e delle indicazioni di regia, quanto spazio ha un attore per mettersi in gioco con la sua creatività?
Un attore deve sempre lavorare per costruire il suo personaggio, al cinema come a teatro, attingendo alla sua fantasia; sennò non varrebbe la pena di recitare o fare film. Poi dipende dal regista con cui lavori: alcuni hanno una naturale autorità, ma non ce n'è uno che sia intelligente e non ascolti le idee degli altri. Quando un regista  non ha questa sua forza e personalità, può capitare che questo spazio aumenti e io diventi regista di me stesso, ma senza superare certi limiti. Ritengo che un attore possa benissimo, forse debba, proporre una sua visione, ma se il regista ne ha una sua diversa sarà poi questa a prevalere in uno sguardo d'insieme.

Roberto Herlitzka, ''I demoni di San Pietroburgo''A proposito di personalità carismatiche, lei ha lavorato due volte con Montaldo, a distanza di vent'anni: da “Gli occhiali d'oro” a “I demoni di San Pietroburgo”..
Ah, Montaldo è sempre stato, e adesso anche di più, un uomo durissimo, nel senso buono: uno di quelli che vivono la vita fino in fondo! Lavorare gli piace, ed ora più che mai, dopo un lungo silenzio, era entusiasta di avere in mano un film. E' un regista che indirizza e plasma interamente un film con la sua sola presenza, e anche ora con questo ritorno al cinema dopo un periodo dedicato ai documentari e alle opere ha dato uno straordinario esempio di vitalità.

C'è un cinema che sa ancora essere di rottura, d'impatto, suscitare riflessioni e discussioni: è il caso de “Le ombre rosse”?
Il film di Maselli è stato molto maltrattato da destra e da sinistra come capita spesso a questo regista  che propone cose forti, non edulcorate; a me personalmente il film è piaciuto, ma non posso parlare, il mio giudizio potrebbe non essere obiettivo dato che sono il protagonista! Mi pare però che molte critiche fossero di carattere politico piuttosto che cinematografico: a Venezia so che è piaciuto moltissimo. Maselli resta un regista fondamentalmente d’assalto, ed è subito guardato con sospetto, si pensa sempre che voglia dimostrare qualcosa: paga il prezzo del suo atteggiamento, lo stesso per cui del resto è stato apprezzato in “Lettera a un giornale della sera” e “Storia d’amore”.

Roberto Herlitzka, ''Ombre rosse''Cinema e politica anche ne “L'ultima lezione”..
E' un film di Fabio Rosi, un regista emergente, ispirato a un grande intellettuale di sinistra, Federico Caffè, grande economista keynesiano sparito da un giorno all'altro alla fine degli anni ottanta. Non ha avuto una grande distribuzione, ma dovrebbe essere trasmesso prossimamente su Rai5. Quello della distribuzione è uno dei problemi del cinema italiano oggi: guardano al mercato, i distributori, o così credono e spesso sbagliano, perché poi il successo di un film contraddice volentieri le aspettative; e intanto molti film magari opere prime o di artisti emergenti non arrivano nelle sale.

Oltre la Wertmüller l'hanno diretta anche registe che sono pure attrici, penso alla Infascelli, a Valeria Bruni Tedeschi e soprattutto a Stefania Sandrelli.

Esperienze molto diverse: in un caso era quasi un cameo, mentre nel film di Valeria Bruni Tedeschi dal titolo così evangelico (“E' più facile che un cammello...”) e dal taglio autobiografico interpreto suo padre, fuggito dall'Italia perché temeva che all'epoca dei sequestri gli rapissero i figli. Un film secondo me molto speciale che racconta una storia privata e dolorosa, con la morte del padre. Nel  debutto alla regia per Stefania Sandrelli con “Christina”, storia di una poetessa del '500 interpretata dalla figlia Amanda, faccio un alto prelato che capisce e cerca, rammaricandosi di non poter fare di più, di aiutare la protagonista: è un film un pochino ingenuo, il che può essere una qualità a volte, non per forza un difetto.

Roberto Herlitzka, ''Examleto''La vedremo mai in una commedia?
Finora non ne ho avuto occasione, almeno al cinema, anche se non mi dispiacerebbe: in teatro ho interpretato Goldoni, ma sullo schermo ho incarnato personaggi grotteschi, strani, buffi. Si vede che questa mia faccia non ispira...!

Eppure in televisione... ha lavorato con i fratelli Guzzanti!
Vuol dire “Raiot” e “Boris”: mi sono divertito molto, anche se ero nella puntata di di “Raiot” sequestrata e trasmessa solo in edizione speciale, mentre nella serie umoristica e parodistica  della Fox sulle fiction ho fatto solo un personaggio, però con una certa soddisfazione ho saputo che era una delle puntate più riviste! In realtà avevo anche fatto una fiction ante litteram, “Un certo Harry Brent”, una serie famosa con Alberto Lupo, uno dei divi dell'epoca – io ero l'antagonista -  di grande richiamo negli sessanta: c'erano solo quei canali, e all'ora della trasmissione le strade letteralmente si svuotavano! Poi “La Certosa di Parma”, un'apparizione ne “La Piovra”..

E “Mannaggia alla miseria”..
Con attori come Piera Degli Esposti e De Filippo: è stato un piacere rivedere Lina (Wertmüller) al lavoro dopo tanto tempo!

Roberto Herlitzka ''Il corpo dell'anima''Come decide quali personaggi portare sullo schermo?
Non è che io scelga: ricevo proposte che spesso accetto perché mi piace la parte, mi convince la storia e poi i film non si fanno perché gli autori sono spesso giovani registi che non hanno i mezzi per fare i film. I registi consacrati mi chiamano se mi chiamano per fare cammei, mentre le proposte più interessanti mi arrivano da artisti emergenti, magari sceneggiature e personaggi scritti su di me. Fatalmente se non si trova un modo per attrarre i distributori i film rischiano di non arrivare nelle sale, come “Narciso” di Paolo e Marcello Baldi, la storia di un montanaro e della sua famiglia, che ha vinto festival e premi per la recitazione, e “Aria”, per pochi giorni a Roma, su un pianista di fama che nasconde il desiderio segreto di essere una donna, e aveva pure le musiche di Giovanni Allevi! Decisamente non sono un attore “di cassetta”.

Roberto HerlitzkaChe mi dice di questo suo ritorno in Sardegna?
Il mio rapporto con quest'isola è ottimo, ci vengo da tanti anni volentieri d'estate, prima vicino a Cagliari dove mia madre aveva una casa, adesso vicino a Palau, a Capo d'Orso. E se m'invitano, anche in veste di attore.

Prossimi impegni cinematografici (e no)?
Ho appena finito di girare un film sulle “Sette opere di misericordia”, ispirato al Caravaggio, in cui sono un vecchio mortalmente malato che ha un incontro con una giovane vagabonda, tra loro c'è uno scontro violento che poi diventa una specie di mutuo soccorso. E' il primo lungometraggio di due registi gemelli, Gianluca e Massimiliano De Serio, vincitori di diversi premi con i corti, e uscirà in aprile. Per il futuro prossimo ci sono idee ma ancora troppo in fase di progetto per parlarne; potrei magari inventarmi una storia!
26 gennaio 2011
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